La gatta Indiana sul mio libro (foto di Silvina Petterino) |
Molto gentilmente, la mia amica Silvina Petterino mi ha mandato la foto che vedete sopra. La sua gatta Indiana ha colori molto simili al nostro Nino, ma ho l'impressione che abbia un carattere molto diverso.
Giovedì scorso, all'ultimo mercatino di Fermo cui ho deciso di prendere parte (per chi fosse interessato, l'evento prosegue ogni settimana anche ad agosto), sono rimasta paralizzata davanti alle considerazioni che una signora faceva con una sua amica, mentre sfogliava Che gatti, il mio libro autoprodotto che, volendo, potete acquistare anche da qui, cliccando sulla fotografia della copertina a destra. "Ha preso un secondo gatto - osservava - ma dice che il primo non è capace di rapportarsi con il secondo. Capisci? Non si sa rapportare... manco fosse una persona!".
Terminata la frase o forse dopo averla ripetuta un paio di volte per rafforzarne l'enfasi, ha chiuso il libro e se n'è andata.
Fino a quel momento ero sempre stata in grado di intervenire nelle conversazioni cui ho assistito seduta accanto al mio banchetto. Quella volta, invece, non mi è uscita nemmeno una parola, forse perché attendevo di capire dove volesse andare a parare, con quel "non si sa rapportare". Sembrava infatti che volesse comunque comprarne una copia per regalarla - ovviamente - alla sua conoscente gattara, per cui mi pareva poco educato interromperla in quella specie di dialogo interiore alla presenza di una silente accompagnatrice.
Una volta dissoltasi nella folla dei visitatori, però, mi è rimasto un po' sul groppone il fatto di non averle detto almeno una frase, e cioè: i gatti, come tutti gli esseri viventi (piante comprese) si rapportano eccome agli altri, che siano umani, felini, canidi e così via. Non c'è da farne una questione di filosofia o, peggio, non serve umanizzare i nostri piccoli amici per capirlo.
A dirla tutta, anzi, non è raro che a non essere capaci di rapportarsi a loro siamo proprio noi bipedi, incapaci di accettare che ci portino in omaggio le loro prede dilaniate o che ci lascino qualche graffietto in ricordo delle lotte che fanno abitualmente tra loro, nelle quali vogliono coinvolgerci proprio perché persuasi che siamo parte anche noi del loro branco.
E però avere a che fare con un animale non è per tutti, quindi è piuttosto probabile che un pistolotto così non avrebbe sortito effetto alcuno. Quindi ok, vada pure per la sua strada, signora mia, e auguri a lei e tutti quelli che ancora continuano a credere nella superiorità dell'uomo, nonostante le ripetute prove della nostra umana molto umana imperfezione.
Del resto, non potevo sperare di riscuotere un successo assoluto con il mio piccolo omaggio agli amici felini: c'è anche chi mi ha detto che avrebbe preferito che avessi parlato dei cani e chi mi ha chiesto se avevo "altri libri" oltre a quelli sui gatti (l'anno prossimo mi attrezzo con uno sulle bisce, così numerose nelle nostre campagne).
Molti altri, invece, mi hanno raccontato le loro storie di amicizia/soggiogamento/amore verso altrettanti piccoli amici e una ragazza in particolare mi ha mostrato, allungandomi il cellulare, anche il muso del suo cavallo.
Ho scoperto, insomma, che la comunità di chi prova a rapportarsi con uno o più animali è molto varia e trasversale. Poi, certo, il mio libro attira persone ben determinate, disposte a mettersi in gioco, magari attente ai dettagli e disponibile a lasciarsi intenerire. Queste caratteristiche, però, non sono fortunatamente classiste, ma al contrario uniscono persone che diversamente non si sarebbero mai parlate. Agli amanti degli animali, insomma, succede un po' come alle famiglie con i bambini piccoli: chi li spedisce agli asili o scuole pubbliche ha modo di incontrare persone di altra razza, religione, ceto e stile di vita, ampliando non di rado i propri orizzonti esistenziali.
Una giovane e carina ragazza rumena, per dire, mi ha dato una lezione che difficilmente dimenticherò: adorava letteralmente il suo gatto, purtroppo finito in malo modo sotto un'auto; da allora non è ancora riuscita a prenderne un altro quasi per paura di tradirne il ricordo. Aveva uno sguardo sincero e sognante e mi ha rammentato lo shock che abbiamo subito Paolo ed io per il micio che tuttora ho sul desktop del mio cellulare. Un gatto buonissimo, molto (molto!) diverso dai due protagonisti di Che gatti... poco fa, per dire, ho dovuto dare la rucola alla grigia altrimenti ci avrebbe perseguitato tutta la mattina. Che viziata.
Chi non ha confidenza con gli animali, in definitiva, non può capire fino in fondo chi ce l'ha né quanto possa essere di conforto mostrarne le foto, condividerne le gesta e sì, prendersi anche in giro per essersi un po' rimbecilliti a forza di soddisfarne i continui capricci.
Perché quelli là sì che sanno come tenerci in pugno.
Nel prendere la rucola dal frigo, sollecitata dai miagolii di Bice, per dire, ho rotto un coperchio di vetro.
Accidenti a lei.
Che trappola l'amore.
Ai visitatori del mercatino (e in generale a chi leggerà il mio libro), grazie e buona e lunga vita con i vostri quattrozampe.
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