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lunedì 3 marzo 2014

Un'altra storia da biblioteca... scritta da Marcello Pesarini!



La foto che vedete sopra è stata dalla sottoscritta scattata in occasione di Storie da biblioteca, edizione 2013, alla Romolo Spezioli, la biblioteca civica di Fermo da me molto amata e un po' di più conosciuta proprio grazie all'esaltante gioco-concorso, di cui ho parlato varie volte su questo blog (l'ultima qui).
Ve la ripropongo qui giusto per presentare il bellissimo resoconto della serata di premiazione scritto da Marcello Pesarini, uno che - stavolta mi permetto io di giudicare! - usa le parole con grande scioltezza.

Prima di lasciarvi al suo testo, mi prendo ancora un attimo di tempo per ringraziarlo: nessuno mi aveva mai dato della "spiritosa e furbetta". Almeno non in pubblico!
A voi, buona lettura.


Fermo là: scrivere è sempre meglio

Storie da biblioteca: concorso per viaggiare al centro di un mondo tutto da scoprire Premiazione dei vincitori della seconda edizione

presso la biblioteca “Romolo Spezioli di Fermo”

 

di Marcello Pesarini

 

 

L'Italia attraversata dalla stessa Sanremo dell'anno precedente, con l'alto patrocinio dello stesso governo del precedente, mentori Calandrino e Buffalmacco, si Ferma riverente per leggersi, e guardarsi in faccia, attraverso i ritratti della scrittura e della fotografia.

 

Storie da biblioteca, concorso organizzato dalla Sezione Marche dell’AIB (Associazione Italiana Biblioteche) in collaborazione con l’Associazione culturale RaccontidiCittà e con Narcissus.me di Simplicissimus Book Farm, dà prova di crescita alla sua seconda edizione, sia nella qualità degli elaborati che nel numero di persone che coinvolge al di là dei partecipanti. È questo il suo scopo.

 

Perché un concorso di scrittura e fotografia estemporanea nell'epoca dei social network che si sono aggiunti alle altre forme di espressione maturate nel 20esimo secolo? Perché ad ognuno giova il suo. Comunicare è anche una gara ad esprimersi, a cercare contatto, affetto, a sognare di poter manipolare il mondo circostante, e non c'è miglior viatico per iniziare a farlo che ritrovarsi in una biblioteca un venerdì o sabato pomeriggio in quindici-venti armati di computer e macchina fotografica e, dopo un giro illustrativo delle meraviglie nascoste, cimentarsi per quattro ore a ritrarre e raccontare il paesaggio circostante, vero e immaginato. Vince chi partecipa, perché avrà comunque la possibilità di rivedersi con gli altri e le altre, confrontarsi ed entrare in antologie pubblicate su ebook, e poi farsi nuovi amici, a partire dai bibliotecari, i veri maestri di cerimonia.

 

Compreso lo spirito, addentriamoci nella descrizione degli effetti di tali pratiche su partecipanti e promotori. Conduce la serata, fra pareti di libri rigorosamente in ordine alfabetico, Maria Chiara Leonori in vece di Natalia Tizi (o il contrario) per assunta incompatibilità di ruoli con la figlia Elena Ferracuti, partecipante nella sezione scrittura. Salutano Francesco Trasatti, assessore alla cultura del Comune di Fermo, veramente al posto che gli compete per la sua storia artistica e per coinvolgimento politico didattico, Tommaso Paiano, presidente uscente AIB Marche, reduce da stagioni che hanno reso l'associazione un tangibile faro di cultura e integrazione sociale, e Silvia Seracini dell’Associazione RaccontidiCittà, ideatrice, conduttrice e cocciuta sostenitrice del concorso e della sua necessità.

 

Nel silenzio si sente un clarinetto suonare: ci prende per mano e ci porta ad una chitarra, una voce li completa. Sono Marzio Moriconi e Marco Milozzi, due veraci prodotti del fermano, che con le loro storie vere, anch'esse da biblioteca, ricordano al pubblico la guerra, la pace, i destini intrecciati dei popoli d'Europa e del Mondo. L'impegno di Marco, animatore culturale, pacifista, studioso instancabile, torna alla ribalta senza concedere nulla al mestiere, né ai maestri della guerra, come li chiamava già Bob Dylan nel 1963.

 

Simona Binci inaugura il leggio con il suo racconto dove, in punta di piedi, entra nella biblioteca, incastonata nelle antiche mura. I bambini giocano sul pavimento di vetro trasparente e prendono confidenza con un luogo che consideravano per “grandi”.

 

Alessandra Cicalini, furbetta e spiritosa, snocciola immagini di lavoro e combatte lo stress snocciolandosi gli esuberi dal naso.

Il tema di quest'anno è il lavoro in biblioteca, quindi la precarietà, la licenziabilità, la non licenziabilità, il dualismo se con la cultura si mangi oppure no. Ovviamente noi, partigiani dei diritti e della decrescita felice, troviamo molto più produttiva per l'umanità la lettura piuttosto di una bomba, l'alfabetizzazione piuttosto di una discarica dove ricoverare prodotti inutili. Alessandra ci gioca molto per non tediarci ed il suo messaggio è al passo coi tempi senza venirne schiacciata.

 

Corre invece Elena Ferracuti, che automatizza tutta la costruzione, dota i libri di tapis roulant, i campanelli di trillo sensitivo, e ci  aspetta che la raggiungiamo lì.

 

Sandro Mongardini, solo foto poche parole, dice lui. Ma come ci racconta dolcemente una giornata di lavoro, ospiti, studi, giovani proiettati verso la maturità. Saluta e va.

Mariangela Pistolesi, lo confesso, dovrà fare l'esame del sangue per fugare i dubbi di essere di origine hobbit. Non avete provato ad ascoltare le sue testimonianze, fatte di fruscii, mugolii, ricordi di tristezze ormai lontane ed invece prossime a tutti? No, vero? Io invece sì, ed ancora mi asciugo le lacrime alla sensazione dell'affetto filiale ritrovato quando lo si dava per disperso. L'empatia fatta a Fermo, anche questa alla “Romolo Spezioli”.

 

Giocondo Rongoni è il beniamino di tutti e tutte. Pare sia lui ad aprire e chiudere i battenti del locale, prima di chi è stato assoldato alla bisogna. Ma con la sua curiosa voce è tanto intelligente a confrontarsi con gli altri fotografi con il giusto spirito di emulazione, scoprendo meccanismi ed il loro utilizzo tanto da meritarsi il nomignolo di Hugo Cabret. Di Fermo, of course.

 

 Maria Laura Tirabassi ci riporta nella scrittura. È la conferma che la gioventù non si nega a questa pratica: la assimila ai suoi ritmi, cadenza i sentimenti per non lasciarsi andare troppo, sorride ai libri, ama i locali, e se chiede aiuto alla tecnologia è perché ognuno di noi quando è nella stanza d'albergo anche solo per una notte deve spostare un po' il comodino, per sentirselo suo.

 

Saremo capaci tutti noi che abbiamo partecipato, aiutato, diffuso le iniziative a farle continuare? Saremo all'altezza delle prime esperienze, fresche ed ingenue?

Diffonderemo l'insegnamento in giro per le Marche (nemo profeta in patria)?

Convinceremo gli amministratori da una parte ed i cittadini dall'altra della necessità di inventarsi sempre nuovi momenti di aggregazione, scambio, istruzione?  Essi tanto necessitano in un paese dove almeno il 70% della popolazione non sfoglia se non un libro all'anno, ed il 15% ne legge moltissimi, ed è lo stesso 15% che li scrive senza avere di conseguenza un pubblico.

 

Simplicissimus Book Farm con i suoi regali ai vincitori, buoni per l’acquisto di ebook e servizi di self-publishing farà la sua parte. L'AIB, le amministrazioni coinvolte pure. La rialfabetizzazione richiede un intervento massiccio della scuola, ma la contaminazione di base che viene praticata da proposte come Storie da Biblioteca, oltre a divertirci di più, costa anche poco.

Grazie soprattutto a chi non è stato nominato, per mancanza di memoria di chi scrive.

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