L'altro ieri me lo sono chiesto più volte, invano: a quante edizioni della Camminata Donna Rosa - l'iniziativa a sostegno dell'Associazione Noi per l'Oncologia Fermana, che lavora a stretto contatto con il reparto di oncologia dell'ospedale di Fermo - ho partecipato?
A contare le magliette che ho nei cassetti della roba sportiva, dovrebbero essere quattro.
Il che significa che la prima volta è stata nel 2014, probabilmente ad aprile, meno di due mesi prima che mia madre se ne andasse.
Sì, deve essere così, ma d'altra parte ho rimosso quasi tutto quello che è successo prima degli ultimi quaranta giorni della sua vita.
Diversamente, credo che non avrei voluto più prendervi parte.
E invece, eccomi lì nella foto che vedete sopra, a farmi fintamente portare in trionfo da alcune delle mie amiche di palestra.
Mentre correvo mi ha affiancato un'auto: "Signora, mi scusi, potrebbe rallentare, altrimenti non riusciamo a riprenderla con le altre?", mi sono sentita dire da una giovane armata di videocamera appollaiata nell'abitacolo assieme ad altri ragazzi.
Ridicola soprattutto io, che ho pure risposto di no perché stavo cercando di "fare il tempo".
Ancora più scema mi sono sentita quando, dopo un po' che ero arrivata, lo speaker mi ha detto di avermi riconosciuta. L'anno scorso avevo biascicato qualcosa sulla colazione sbagliata che mi aveva impedito di arrivare tra le prime tre.
Quest'anno, per lo meno, ho rimediato, ringraziando pubblicamente l'Asd Fermo 85 di cui faccio parte credo a questo punto da una decina d'anni, o poco meno.
Ed è stato così molto simpatico che alcune delle mie compagne di ginnastica del lunedì, martedì e giovedì pomeriggio mi abbiano voluto festeggiare in quella maniera.
L'ho scritto più volte e lo confermo: mi hanno davvero aiutato a vivere con più leggerezza tutti questi anni non proprio facili.
Arrivati a metà maggio, ormai, manca davvero poco alla fine delle lezioni, che torneranno a settembre, in concomitanza con la riapertura delle scuole.
Deve mancarmi molto il clima sereno dei miei anni di liceo, evidentemente.
Una mia cugina acquisita dice spesso che vorrebbe avere i problemi di quel periodo (lei parla più spesso dell'università, però) e la testa di adesso.
Mi sto convincendo che abbia ragione lei, anche se ci ho messo un bel po' a capirlo, forse perché, inspiegabilmente, non di rado mi sento ancora come se davvero avessi quegli anni lì.
Quando mi succede in palestra, o mentre corro, tutto sommato mi piace (mi piaccio) perché mi libero, almeno per qualche tempo, di tutti i pessimi pensieri di fallimento.
In questo momento, ce li ho di nuovo molto forti, quindi mi conviene farla breve e arrivare al punto.
Frequentando la Fermo 85, ho scoperto che la ginnastica ha molto a che fare con... galline, gatti, cani e altri animali.
Pensate: tra gli esercizi di stretching che facciamo alla fine dell'ora, c'è persino un piccione, inteso come tale quel movimento che ci propone più spesso Rita Sacripanti, la super Rita, di quanto non faccia Tiziana Bastiani, la finta dolce, ossia le due istruttrici che mi hanno rimesso in sesto e sentimento ritardando (almeno un pochino...) il crollo inevitabile.
Come si esegue? Facile a farsi più che a dirsi.
Ci si mette nella posizione di plank, si piega una gamba e la si schiaccia a terra di taglio, dopodiché si scende un pochino con il corpo senza sedersi del tutto. Ed eccolo là, piccione fatto.
Gli animali più famosi, però, restano i gatti e cani, entrambi mutuati dallo yoga e in quanto tali utilizzati sempre nella fase finale, di stiratura.
Il gatto prevede di mettersi a quattro zampe e di inarcare la schiena, mentre si inspira (mi pare) e di rilasciarla mentre si espira. Ne esiste anche una versione più dinamica, detta da Rita del "gatto attivo", ma per come la vedo io, è una sorta di pleonasmo, visto che non esiste quadrupede più agitato del felino. Oltretutto, in questo momento, non mi ricordo come si fa. Stasera me lo faccio rispiegare.
Passiamo al cane, l'altro animale amatissimo pure dai politici. Bene, quando si arriva a questo punto ci si sta per rimettere in posizione verticale, ma prima bisogna distendere le gambe mantenendo le braccia tese con le mani a terra e simulare una specie di camminata. Dopodiché, sempre con la schiena all'ingiù, ci si abbraccia le ginocchia e, molto lentamente (tolta la nostra elastica Aurelia, una superdonna con sorriso da pubblicità) si ritorna su.
Lo zoo da palestra contempla però altre creature, dicevamo.
Ce n'è una che non rende giustizia alla grazia femminile, detta squat dell'orso. Sinceramente: mi sta sulle balle perché penso di farlo malissimo. In tutti i modi si tratta di passare dal plank allo squat tenendo le braccia tese con i palmi delle mani a terra. Nooo, brutta roba.
Pure la gallina, beh, non è proprio bellissima a vedersi, ma forse farebbe la felicità dell'universo maschile se si fermasse a guardare tutti questi lati B all'insù, mentre si eseguono i tricipiti detti, per l'appunto, a gallina.
Abbiamo anche un cavallo, che consiste nel mettersi a cavalcioni dello step e salire e scendere da un lato e l'altro ripassando sempre dal centro, un esercizio piuttosto frequente nelle fasi aerobiche dell'allenamento, che non mi fa impazzire da quando sono caduta come una pera cotta con il fondoschiena proprio sull'attrezzo.
Fantastica, forse perché molto infantile, è invece per me la lepre, che prevede di saltare con entrambe le gambe da un lato all'altro della panca lunga, appoggiandosi sulle braccia e scorrendo in avanti. Mi pare di volare quando la faccio.
Quali altri animali mancano? Uh, dimenticavo il cobra, già, sempre nella fase di stretching, che si usa per stirare gli addominali, stando pancia a terra e sollevando la schiena con l'aiuto delle braccia piegate. Quando si arriva a stenderle, invece, dal cobra si passa alla Sfinge.
C'è anche il ragno o posizione a quattro di bastone (dovrebbero essere la stessa cosa), ma benché sia sicura che manchi all'appello qualche altro volatile o quattrozampe, il concetto mi pare chiaro: o no?
La ginnastica ti riporta sulla terra, sia perché materialmente sei spesso in posizione orizzontale, sia perché, man mano, finisci per sentirti davvero pure tu un po' un cavallo o un gattaccio (come la mia grigia).
E poi ti riporta a terra anche da un altro punto di vista, quello più importante: siamo carne, sangue, ossa, muscoli e respiro e quella roba che sta lassù, sopra il collo (a proposito: sono molti anche gli esercizi di stretching per quest'ultimo), è poca cosa rispetto al resto.
Per curarla (intendo la testa) è essenziale partire proprio dal basso. Dalla punta dei piedi, salendo su su, fino al cuoio capelluto.
Se poi condividi il tutto con un gruppo coeso scacciapensieri, a fine ora ti sentirai comunque meglio.
E aspetterai di ritrasformarti in qualunque di quegli animali.
Dolori, ansie e fallimenti resteranno sempre lì in agguato, ma tu nel frattempo avrai perfezionato il ruggito (esisterà anche il leone? Chissà) e niente, davvero niente, sarà più come prima.
Grazie, amiche.
E coraggio a tutte noi, sempre.
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