Stamattina Facebook mi ha salutato (immagino non sia successo solo a me) con una foto da me caricata sei anni fa esattamente lo stesso giorno di oggi.
L'immagine ritraeva uno dei tanti gatti che ho immortalato anche ben prima del 24 aprile 2009.
Ricordo esattamente quel giorno, però, perché, poche ore dopo quello scatto (in verità risalente al 23 aprile), ho preso parte al mio ultimo spettacolo teatrale in qualità di volontaria per il laboratorio (veramente mitico) della comunità protetta San Girolamo di Fermo. Un'altra vita.
Ai tempi ero da poco approdata nella casa-torre, i quarant'anni erano relativamente lontani, così come la mia presa di coscienza di aver fatto un dannatissimo errore. Uno dei molti, certo, che capitano a tutti noi.
Del resto, non saremmo esseri umani se non ci succedesse così.
Due anni dopo quel bel momento dello spettacolo e dello scatto al gatto nel vaso, la disillusione già aveva fatto breccia nel mio cuore e non solo in quello.
I segnali che qualcosa non andasse quissù sul colle del girfalco nel frattempo si erano infatti ulteriormente intensificati, ma, essendo io persona testarda e tenace, ci ho messo ben altri quattro anni per giungere alla definitiva illuminazione.
Adesso si tratterà solo di stringere i denti il tempo necessario ad abbandonare l'ermo Colle, ma un piccolo, virtuale rito Voodoo occorre ugualmente, visti gli incontri attira-sfiga che ho fatto giusto poco fa.
Ho perciò deciso di pubblicare la canzone-feticcio da me usata non sei, bensì quattro anni fa più o meno in questo periodo, quando abbiamo perso a soli sei mesi l'amatissimo gatto Ciccio, un esserino indimenticabile.
Ricordo con precisione tutto il rito che feci ai tempi, ma oggi, nonostante sia ancora acciaccatissima per colpa dell'influenza record che si è abbattuta con forza ancora maggiore sul Bipede, mi dico - DEVO dirmelo - che niente si ripete mai allo stesso modo e che se anche Giorgio Napolitano ha riconosciuto che adesso sono finalmente maturi i tempi per festeggiare il 25 aprile senza colori né bandiere specifiche, allora anch'io posso cantare la mia personale Liberazione dalla sfiga a ugola spiegata, con coraggio e sfacciataggine.
Fermo, mi hai fatto soffrire, ma probabilmente avrei sofferto comunque (meno...), perché la sofferenza fa parte della vita.
Basta non fermarsi (per l'appunto) a questo.
Bisogna volere fortemente il cambiamento.
E quello arriverà.
Buon 25 aprile a voi, amici, qualunque sia la Liberazione che desiderate di più.