Quei copridivani malamente adagiati dicono molto; altrettanto i cuscini poco sprimacciati e il cavo della stufetta che tenta di riscaldare la stanza in teoria dedicata agli svaghi creativi.
Eppure, le sedute sarebbero comode e l'illuminazione adeguata agli amanti delle parole scritte (e della musica, da ascoltare e da suonare).
Ciò non toglie che non abbia ancora letto tutti quei volumi in primo piano.
Ebbene sì, come mi ero ripromessa nel precedente post, alla fine l'ho fatto: ho ripescato dalla libreria alle spalle di questo scatto tutti i libri rimasti ancora intonsi, alcuni da un certo tempo, altri (e me ne consolo un po') da meno.
Adesso li ho riposti sullo scaffale, però tutti di seguito e in bella vista, in maniera tale che mi stimolino, per via della loro stessa presenza fisica, della loro materiale esistenza, direi meglio, ad aprirli uno dopo l'altro, prima di tornare in libreria a fare un'altra inutile scorta.
Oddio. I libri quasi mai sono superflui o peggio, dannosi. L'unico momento in cui ho detestato averne abbastanza (assolutamente non troppi) è stato durante i traslochi, questi sì, in effetti, piuttosto numerosi negli ultimi sette anni.
In teoria, da questa casa, non dovrebbero cacciarci almeno per altri due anni (rinnovabili per altri quattro, salvo imprevisti, che, come insegna il Monopoli, possono essere anche positivi. E meno male!).
Posso farcela a leggerli tutti per tempo ed eventualmente decidere di regalarli a qualche biblioteca o mercataro prima di rimpacchettare tutto?
Ma sì, in teoria è possibile.
Già so che non accadrà.
Il desiderio di acquistarne di nuovi, potenzialmente più interessanti di quelli che ho già, a volte è incontenibile.
Passando per Milano, per esempio, non ho potuto fare a meno di fare un salto alla Feltrinelli della stazione centrale, un luogo veramente pericoloso per le mie tasche. E infatti ho comprato due storie a fumetti. Una l'ho già bruciata, l'altra staziona ancora sul mio comodino, in attesa del giusto momento per essere sbranato (almeno lo spero! Quando ci metto troppo, vuol dire che la storia non mi ha preso abbastanza, soprattutto se si tratta di un fumetto. Per altre forme letterarie, invece, le partenze lente non significano per forza tiepidità).
Insomma, vedremo.
Stasera, per esempio, dubito che leggerò qualunque cosa: la ristampa Dago l'ho già divorata, il numero a colori preso ieri in edicola (ahiaiai: ecco perché i libri restano a fare la polvere... il "mio" rinnegato è peggio della mela di Eva) è troppo impegnativo per il sonno che ho.
Però almeno ho fissato sulla carta i miei buoni propositi.
Scripta manent, come si dice.
Ma le contraddizioni fanno parte dell'animo umano.
No, non ce la farò.
Buonanotte.