Lo ammetto: questa foto è un furto. Però chi me l'ha ispirata si è soffermato su un unico paio di occhiali, privo di ombre (ma come si farà a non farle vedere? Dilettante che non sono altro...).
Facendo i complimenti all'autore sulla sua piccola e originalissima mostra, mi sono accorta che nel suo immaginario io porto gli occhiali.
In effetti, è vero: sono miope (abbastanza) e pure leggermente astigmatica. Però, per esempio, nel disegno ormai risalente a tre anni fa non ho aggiunto l'indispensabile accessorio, solitamente sul mio naso soprattutto se resto in casa o lavoro al computer.
All'esterno, invece, preferisco rimuoverlo e mostrare occhi e relative occhiaie, quando ci sono (spesso), e, ahimè, il leggero segno lasciatomi dai fanali nel punto in cui poggiano con una certa pesantezza.
E' anche vero che il bravo e simpaticissimo fotografo che ha immortalato i suoi occhiali rossi mi associa ai tempi in cui lavoravo in un piccolo giornale locale ed è assai probabile che in quelle lunghe (indimenticabili) giornate passate al pc portassi più spesso gli occhiali, peraltro rossi, come i suoi.
Ho messo il primo paio a 15 anni. La colpa, dicevano, era del vocabolario di greco, scritto fitto fitto e piccolissimo. Molti anni dopo ho scoperto che la sindrome del secchione non c'entra proprio un fico secco. L'ambliopìa (nome medico del difetto degli orbi) è presente già alla nascita: per accorgersi di averla, bisogna crescere.
Anche se in termini di centimetri non è che mi sia trasformata proprio in un vatusso, è facile che verso quell'età io sia diventata a tutti gli effetti una donna, capace, volendo, di generare (di sicuro più di quanto posso fare ora. Ma questa è un'altra storia).
I primi giorni, mi piaceva mettere gli occhiali e toglierli per notare le diverse capacità di messa a fuoco, mentre mia madre ne era dispiaciuta. Sì, perché una femmina con gli occhiali era considerata poco seducente dalla sua generazione e da quelle che l'hanno preceduta, come ha scritto Natalia Aspesi, giusto questa settimana in un divertente articolo sulle signorine per bene di una volta.
Di sicuro, io facevo parte di questa categoria, con tutte le differenze cronologiche del caso.
Rammento i miei gonnelloni neri lunghi fino alle caviglie per nascondere le gambe forti. Occhiali e gonnelloni, dovevo essere orribile.
A dirla tutta, non è affatto vero. Nella parte di questo spazio ancora su Splinder ho pubblicato un po' di foto di quegli anni. Ero graziosa, molto graziosa, però non lo sapevo, non mi sembrava possibile.
Da allora, ho cambiato diverse montature, tornando per un breve periodo al tondo gramsciano giusto una decina di anni fa, prima di acquistare il modello in rosso riprodotto nella foto "copiata", che ho stra-portato fino al giorno in cui, ahimè, ho dovuto prendere atto che non mi bastavano più.
Attualmente, indosso il terzo paio immortalato nella foto, di forma leggermente allungata, in memoria di uno bellissimo posseduto negli anni Novanta, perso inopinatamente alla fine di una mattinata che avevo trascorso in un bosco, vestita da folletto per far divertire dei ragazzini (e già, ho fatto anche questo). Occhiali così belli non li ho avuti mai più. Peraltro, non era neanche la prima volta che mi capitava. Verso i 23 anni ho smarrito quelli tartarugati chiari a una festa di Rifondazione comunista (ci sono tornata il giorno dopo invano: avidi questi mangiatori di bambini, eh?).
Insomma, potrei scandire il tempo vissuto finora in base alle montature che si sono avvicendate sulla mia faccia.
Rimane sempre il fatto che dalla paura di sembrare - diciamolo - un'intellettualina un po' cozza per via (non solo...) degli occhialini appiccicati sul naso non mi sono del tutto liberata.
Eppure, mi assicurano (lo scrive pure la Aspesi, occhialona d'antan) che molte fighette di oggi si comprano gli occhiali anche se ci vedono benissimo per darsi un'aria misteriosa.
Sarà.
Ho pensato anche all'operazione, ma non ne ho fatto nulla, per varie ragioni (compresa una certa qual ipocondria).
Invecchiando, devo dire, mi sono accorta che le borse si nascondono meglio dietro ai vetri.
Ma a questo scopo, ci sono anche gli occhiali da sole, da me amatissimi...
Ecco, la prossima volta che voglio buttarmi nella foto "still life" (o qualcosa del genere) mi concentro sui miei rayban. Dovrei fare la creativa per i produttori di occhiali, ecco l'idea che mi farà uscire dal limbo.
Nell'attesa di metterla in pratica, spengo.
E mi spalmo un buon contorno occhi effetto lifting, già.
Mortacci alla "maturità".