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martedì 22 marzo 2016

La pace resta un valore, anche nel Medioevo versione 2.0


Sui social si è scatenato per l'ennesima volta lo scontro tra gli amici dell'Occidente e quelli che lo odiano (i bastardi che mettono bombe di sicuro non lo amano).

Non voglio unirmi ai cori digitali, ma una parolina sulla pace proprio non riesco a evitarla.
Noi esseri umani siamo ipocriti e contraddittori, ovvio, ma la pace è davvero un valore essenziale per la civiltà e ogni tanto va detto e ripetuto.
A meno di non volersi dichiarare del tutto incapaci e inani alla lotta per la preservazione della medesima.

Potrebbe, in effetti, essere proprio così: forse non abbiamo gli strumenti giusti per difenderci da assassini così ben organizzati ed equipaggiati.

Ma io, comunque, non sono Luttwak né qualche altro finissimo analista della guerra, quindi lascio sullo sfondo ciò che penso delle missioni di Caschi Blu e affini.

Mi amareggia solo, non potete capire quanto, di essere diventata adulta in anni così terribilmente senza speranza.

Ho compiuto trent'anni il 20 luglio del 2001, il giorno in cui è stato ammazzato Carlo Giuliani. Stavo facendo un indimenticabile stage alla Repubblica di Milano. Tornata con pizzette e pasticcini da offrire ai colleghi, li ho visti tutti lì davanti alla tv a commentare l'orrore in corso in quel momento a Genova.

Il giorno dopo la fine del mio stage, l'inferno dell'11 settembre (ma non sarà che porto sfiga? Ogni tanto, nei miei deliri narcisistici, mi viene da pensarlo).
Da quel momento tutto è cambiato. E oggi siamo qui, a piangere gli ennesimi morti.

Detto per inciso, l'incidente di ieri in Spagna, mi aveva già abbastanza rattristato: anche lì, come a Venezia, c'erano ragazze di questa splendida gioventù nata a metà degli anni Novanta, talenti sottratti al pianeta, che va morendo non solo per via delle guerre.

L'attentato di oggi, invece, è stata solo l'ulteriore, davvero raggelante conferma, di vivere in un Medioevo molto più buio di quello che ho conosciuto sui libri di storia (e sulle storie di Dago, anno più, anno meno).

La mia personale giovinezza se n'è pressoché andata insieme con l'avanzare delle tenebre. E se, come succede sempre, prima o poi tornerò, torneremo, umanamente e fragilmente, a sorridere, dubito che il futuro riservi davvero il sereno.

Mi dispiace di essere così cupa, ma oggi va così.

Se sapessi pregare, lo farei.

Polemicamente, voglio dedicare a tutti noi, anche ai più cinici o finti tali, la canzone che troverete sotto.
Aiutamoci, per quanto possiamo.



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