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sabato 8 agosto 2015

Madamatap's version su Barney, libro e film



Alla fine sono riuscita a terminare Barney's version, dopo mesi e mesi.
Parlo della versione in lingua originale de La versione di Barney, un libro che ho letto anni fa in italiano (me l'aveva prestato qualcuno, forse la mia amica Simona di Milano) e che già all'epoca avevo considerato grandioso.
In inglese, a mio parere, è ancora più bello. E incomprensibile, se sei a un livello, discreto sì, di conoscenza della lingua anglofona, ma di certo non tale da poterti accostare a testi di qualsiasi natura senza fare piccoli e grandi sforzi.

Insomma, ce l'ho fatta perdendomi qualche pezzo, ma non l'essenza della prosa di Mordecai Richler, che, tra l'altro, infila nella narrazione frasi in francese e in lingua ebraica, giusto per complicare ancora di più le cose (magari anche ai madrelingua, chi lo sa).

Da romantica tendente allo svenevole (ma solo nel chiuso della mia testa quadrata: giuro, è davvero quadrata), mi sono piaciute soprattutto le parti dedicate a Miriam, il "my heart's desire", dice all'incirca Barney, ossia la terza, amatissima signora Panofsky, la madre dei suoi tre figli e l'unica donna che avrebbe potuto salvarlo finché morte non li avesse separati.

E poi, ovviamente, mi sono piaciuti assai i dialoghi tra Barney senior, lo sconsiderato padre del protagonista, e Barney junior, ma in generale, proprio quel misto di ironico-demenziale (umorismo ebraico? Ma chissà: prende per i fondelli anche la religione delle sue origini) e di straziante, inesorabile, avvicinarsi della fine. Una fine triste, senza memoria e senza amore, riscattata solo in parte dal finale che, ovviamente, per i pochi che non avessero letto questo libro che merita senz'altro di essere inserito tra i classici, non vi svelo.

Il caso ha voluto che, a due capitoli dalla fine, Iris mandasse proprio il film tratto (direi più precisamente ispirato) dal libro.
Bravissimi gli attori, anche se, sempre a mio modestissimo parere, l'ironia complessiva del testo scritto si coglie molto meno. E del resto, chi è capace di trasformare in immagini i sotto-testi di una scrittura fatta di scetticismo e poesia? Troppo difficile. Quindi bravi tutti per aver creato, alla fine, un'altra versione di Barney (tra l'altro ambientata a Roma, nei ricordi di gioventù del medesimo, anziché a Parigi).

In fondo metterò una scena o forse il trailer del film.
Qui vi trascrivo dei pezzettini in inglese. Vi anticipo che lo faccio anche per me, per non disperderli del tutto. Magari piaceranno pure a voi (ma non li traduco: ho caldo e vado di fretta... sì, sì, ottima scusa):

"I was thoroughly ill at ease among so many strangers at the Ritz, until everything changed. Then and forever. Across the crowded room (...) there stood the most enchanting woman I had ever seen. Long hair black as a raven's wing, striking blue eyes, ivory skin, slender, wearing a layered blue chiffon cocktail dress, and moving about with the most astonishing grace. Oh, that face of incomparable beauty. Those bare shoulders. My heart ached at the sight of her".

Mi piacciono molto, non so perché, le "bare shoulders", le spalle nude (in italiano fa un altro effetto), un ricordo che Barney ripete spesso durante tutto il libro: anche nei capitoli non direttamente dedicati alla terza moglie, Miriam, di tanto in tanto, affiora comunque. Perché chi ama ha bisogno di nominare l'amato.

E poi eccovi un altro passaggio, anche questo scritto più volte durante il romanzo:

"I once dared to hope that Miriam and I, into our nineties, would expire simultaneously, like Philemon and Baucis. Then a beneficent Zeus, with a gentle stroke of his caduceus, would transmogrify us into two trees, whose branches would fondle each other in winter, ouser leaves intermingling in the spring".

Mi ha fatto venire una gran voglia di rileggermi i miti greci. A Chieti dovremmo avere ancora un libro in cui ce ne sono parecchi. Lo cercherò.

Sto per ripartire.
Ieri ho fatto una predica a mio padre: sentivo le parole che mi uscivano di bocca così, senza controllo. Non so se abbiano sortito qualche effetto, ma era evidente che avessi bisogno di dirgliele.
Mi aspettano giorni impegnativi, ma non ho intenzione di ridurmi come l'ultima volta (virus maledetti permettendo).

Purtroppo, come a Barney, neanche a mio padre è stato permesso di arrivare fino ai novant'anni con la moglie, mia mamma. Quest'anno la sua mancanza è ancora più forte e l'altro giorno ho fatto un sogno troppo strano: era lì che cucinava, cucinava, ma io volevo restare sola e la sua presenza non me lo permetteva. Che cosa mai significherà? Lotto per staccarmi da lei?
Chissà se mio padre la sogna mai e che cosa sogna.

Bene.
Vi lascio, come promesso, con un video dedicato al film (ne ho trovato uno migliore del trailer): Rosamunde Pike è uno spettacolo, Paul Giamatti fantastico, ma interessanti anche le cose che dicono gli altri sul film e sul libro (Richler, non Richter: c'è un errore nei sottotitoli in italiano).





Bello, eh? Beh, a me piace.
Buona settimana di ferragosto a tutti.