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lunedì 5 gennaio 2015

Ciao, Joe, Ed e Pino. E grazie

Edward Hermann, alias il grandissimo Richard Gilmore e non solo

Occupata come sono stata ad affrontare il primo Natale senza la mia mamma, non ho avuto la forza né la voglia di dedicare qualche parola a due, da stanotte tre, personaggi pubblici che hanno influito sulla mia vita. I primi due su quella recente, l'ultimo in ordine di tempo sulla mia prima adolescenza.

Sto parlando di Joe Cocker, scomparso alla Vigilia di Natale, di Edward Hermann, scomparso alla vigilia del nuovo anno, e di Pino Daniele, che se n'è andato giusto alla vigilia della Befana.
Sull'ultimo proprio in questo momento si stanno versando molte lacrime, alcune di coccodrillo come sempre capita in circostanze simili, per cui mi limito per il momento solo a rilanciare nuovamente il pezzo di Massimo Del Papa, sentitamente sobrio come solo un asso della parola come lui sa fare quando vuole.

Su Joe Cocker rilancio di nuovo il mio provetto cognato, ma aggiungo giusto che alla vibrante voce di Sheffield ho in passato dedicato più di un post. Giusto la scorsa estate, dopo aver ricevuto dal Bipede il suo ultimo live, mi ero detta che mi sarebbe assai piaciuto vederlo dal vivo. Non ho fatto in tempo, ma da un altro punto di vista ho fatto in tempo: a conoscerlo e apprezzarlo come era giusto fare. Te ne sei andato anche tu troppo presto, Joe. Non dovevi proprio farci questa, accidenti. Non appena avrò la forza, riascolterò l'album Fire it up, che ho ancora nella mia scassata pennetta-radio, accanto alle poche cose nuove che vi ho inserito (Cristina Donà, intendo: l'ultimo e Tregua, il primo).

Della perdita di Edward Hermann, invece, sono sicura che sono in pochi a dolersi, almeno in Italia, o per lo meno tra la maggioranza di quelli che non hanno seguito la saga delle Gilmore.
Richard, il nonno di Rory e il padre di Lorelai, è sopravvissuto, durante le sette stagioni, a due diversi brutti colpi, il secondo più grave del primo. Alto un metro e novantacinque, 71 anni compiuti lo scorso 21 luglio (un giorno dopo il mio compleanno), questo mega attore nato a Washington DC ti dava l'idea della solidità fisica ed emotiva.
Non avevo idea che se lo stesse mangiando a brandelli un tumore al cervello. A porre fine alla sua agonia, hanno infatti pensato i familiari (l'amatissima seconda moglie in particolare, rimasta incinta di Ed nel 1981, durante le riprese di un film, quando l'attore era ancora legato alla prima moglie), che hanno dato l'ok al distacco da tutti i macchinari.

Della sua scomparsa ho saputo tornando in treno il primo dell'anno, dallo smartphone di mio marito. Inebetita dall'assenza di sonno, sono rimasta senza parole e senza lacrime, come mi è successo anche stamattina, quando, compulsando il mio lento accricco telefonico, ho scoperto dell'ennesima scomparsa.

Associo Pino Daniele a mia sorella Linda e ai suoi anni inquieti di adolescente. La guardavo con ammirazione (cosa che sotto sotto faccio anche adesso), perché la trovavo sofisticata nei suoi gusti, nell'abbigliamento innanzitutto, ma anche in quelli musicali.
Grazie a Linda ho conosciuto Vai mo' e Nero a metà, in particolare, e sempre grazie a lei ho scoperto di amare assai i ritmi latino-brasiliani (anni dopo ha avuto il periodo Caetano Veloso e Gilberto Gil) e in generale di non riuscire a vivere senza una qualche colonna sonora.

Nel tempo ho naturalmente sviluppato un gusto autonomo, ma quel che accade a 13-14-15 anni ti resta attaccato alle vene più di un'infezione.
Dedico ai miei anni verdi (e a quelli di molti di voi, passati, presenti e futuri) una delle canzoni di Pino che ho amato di più:



Aggiungo giusto una postilla: voi che ci avete fatto sognare, piangere, ridere e pensare non siete vissuti invano. Fortunate le persone che vi hanno incontrato.

Grazie.

giovedì 27 marzo 2014

Gilmore Girls, bye... see you soon!


 
 
 
Ebbene, il giorno dell'addio (o arrivederci, chissà) alle Gilmore Girls è arrivato.
Chi l'avrebbe mai detto che la serie sarebbe finita di mercoledì, senza alcun preavviso?
Sul settimanale del Corriere della Sera che uso prevalentemente per tenere sotto controllo i programmi tv, mica c'era scritto? Anzi, lassù risulta che Una mamma per amica, il titolo improvvidamente scelto in Italia al posto dell'originale, vada avanti almeno fino a oggi, ultimo giorno della loro programmazione settimanale.
Come sono ingenua, certe volte.
 
Sarà anche questa una delle ragioni per cui ho amato moltissimo questo serial tv, il più bello che abbia mai visto, almeno a mia memoria storica.
Adesso che sono costretta a dirgli (per lo meno) arrivederci, ne comprendo fino in fondo le ragioni.
 
Sono riuscita a immedesimarmi un po' in tutti i personaggi principali.
Per certi aspetti, sono stata davvero come Rory Gilmore, la girl più giovane, bravissima a scuola, destinata, quasi per dna, a una carriera luminosa.
Anche se poi, nella mia realtà personale, credo di somigliare di più al ritratto, non proprio lusinghiero, che fa di lei quello str... di Mitchum Huntzerberger...
 
Per altri aspetti, per fortuna, mi sono sentita molto simile alla grandissima Lorelai, la girl più grande, la giovane madre dotata di uno spirito indipendente oltre che di una carica vitale davvero straordinaria. Ho adorato ogni battuta che hanno fatto pronunciare a questo irripetibile personaggio e mi sono convinta che anche l'attrice che l'ha intepretato, la 47enne Lauren Graham, sia un po' come la sua Lorelai.
 
Una tale naturalezza di recitazione è evidente, però, anche in Luke Danes, alias Scott Patterson, il proprietario della tavola calda che, fortunatamente, tornerà a stare con la Gilmore senior, come s'intuisce dal finale aperto, che sinceramente ho trovato bellissimo.
Certo, non potevo immedesimarmi anche in Luke, ma ho trovato qualcuno che gli somiglia molto proprio nella mia vita privata...
 
E vi dirò che ho amato molto anche i nonni Gilmore, persino la rigida, ma a tratti meravigliosamente umana, nonna Emily, interpretata da Kelly Bishop, un'attrice dotata di una voce profonda da diva del passato davvero notevole (ascoltatela in lingua originale e capirete di cosa parlo).
Nonno Richard, poi, è talmente simpatico: è il perfetto padre di Lorelai, sembra anzi proprio che abbia passato alla figlia tutta la sua ironia un po' blasé.
 
Su Paris Geller mi sono già soffermata, quindi non voglio ripetermi.
Ma insomma: anche nella parte che meno mi è piaciuta del telefilm, ossia le puntate incentrate sull'improbabile matrimonio tra Lorelai e Christopher (comunque un discreto figliolo, se vogliamo limitarci al solo aspetto estetico), ho sempre trovato nel complesso credibile la storia e mi sono emozionata e a volte anche commossa, come mai avrei immaginato prima di guardarlo.
 
E così so che mi mancherà assai l'appuntamento quotidiano con le Gilmore, anche se non escludo di procurarmi i dvd che ne hanno ricavato, soprattutto perché sono in lingua originale e in italiano: almeno farò esercizio in una maniera sicuramente piacevole.
 
Vi lascio con la scena (penso stra-nota per tutti i fan) della cosiddetta serenata che Lorelai dedica a Luke.






Subito dopo ne dedico io una alle ragazze Gilmore, tratta da un film cult (è una sorpresa: non vi anticipo nulla), uno di quelli che sicuramente i due personaggi patite di cinema avrebbero amato assai.
Grazie della compagnia, ragazze Gilmore. Lunga vita (letteraria e reale) a voi.