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giovedì 5 giugno 2014
La mia battaglia anti-ipocrisia e gli scherzi (belli) della stanchezza
Ve l'ho detto: è cominciata la mia personale guerra di liberazione dalle ipocrisie.
Per una volta, però, racconto un episodio semi-divertente. Almeno ci provo.
Torno davanti alla porta del reparto e, trovandola chiusa, mi intrattengo a scambiare due chiacchiere con uno dei miei zii, in paziente attesa di entrare. Oggi non era giornata: c'erano talmente tante barelle lungo il corridoio che era assolutamente escluso che potessimo andare in massa da mia mamma fuori dall'orario delle visite. Che poi, tra l'altro, neanche in assoluto ci si può assiepare in una stanza in cui è ricoverata anche una povera ragazza sull'orlo di un esaurimento nervoso. Ed è obiettivamente giusto così.
Mio zio, che è un vero signore d'altri tempi, mi chiede se mi voglio sedere. "No, grazie, sono stata seduta fino ad ora". Mi accorgo delle persone accanto a lui e di lato, verso destra, rispetto a me. Prima del mio arrivo, evidentemente, stavano chiacchierando del più e del meno (in prevalenza di malattie, immagino, visto il "milieu". Che di sicuro non significa ciò che penso io). Fatto sta che un vecchietto in ciabatte, un po' grosso, mi fa: "Così se resti in piedi cresci". E giù risatine, non tanto sue quanto delle due signore tra mio zio e lui medesimo. Io mi giro verso di loro e dico: "Eh, ormai". E quelle, non contente, rincarano la dose, ridacchiando e borbottando qualcosa che adesso non ricordo, comunque devo aver percepito in loro un vago scherno che mi ha infastidito assai (da brava cancerina permalosa).
Rivolgendomi direttamente a loro ho infatti detto con un sorriso, non so quanto serafico, sul volto: "Ognuno ha il suo fisico - pausa teatrale, assolutamente non studiata - e il suo peso".
Una piccoletta come me sullo sfondo annuisce soddisfatta. Subito dopo però osservo meglio le "signore" e mi accorgo della loro ragguardevole massa corporea. Non ridevano affatto. Anzi, mi guardavano serie serie.
Che dire?
La stanchezza gioca anche begli scherzi.
Avanti il prossimo, forza.
Come in C'è posta per te, il remake del mio film preferito, Scrivimi fermo posta, "sono andata ai materassi".
Hop hop.
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