Dago, La figlia della luna |
Quale sarà vera, la prima o la seconda giustificazione? In fondo, che cosa importa?
Lo dice bene il beduino che incanta tutti intorno al fuoco con una storia che più inverosimile non si può: "Maledetti creduloni!", esclama giusto all'inizio della pagina.
Da lì parte un "flashante" (consentitemi questo orribile neologismo finto-adolescenziale) monologo sul significato di verità e menzogna. Per certi versi, ricorda la massima del Dottor House, secondo la quale "tutti mentono". Dal mio personalissimo punto di vista, però, è ancora più ficcante proprio perché va oltre lo slogan. Non solo tutti mentono, ma molti lo fanno pensando di dire la verità. E sono proprio questi ultimi i più pericolosi, rovesciando la conclusione cui giunge il saggio arabo viaggiante.
Quest'ultimo, infatti, in un certo senso assolve i bugiardi incalliti, quelli che proprio non possono dirti come stanno davvero le cose su di loro, forse, ma neanche su di voi.
Del resto, pensateci: quante volte mentiamo a noi stessi pur di non ammettere che stiamo sbagliando qualcosa? Quante altre non abbiamo il coraggio di prendere di petto una persona che ci impensierisce in qualche maniera, trovando cervellotiche motivazioni alle ferite che ci stanno infliggendo?
Scopro (ma sarà vero?) un po' le carte: essendo stata giudicata da sempre molto permalosa, adesso cerco in tutti i modi di fare l'adulta e di accettare le punte di lancia nel mio costato (uela che metafora ardita). Però poi che accade? Che mi rimane un senso di fastidio aguzzo, una specie di prurito emotivo che vorrei lavare via.
Certo, quando non riesco proprio a smettere di grattarmi, a un certo punto esplodo e torna fuori la mia prima (istintiva) natura di grande sbattitrice di porte contro i giudizi che non mi stavano bene quand'ero ragazzina.
L'altra tendenza, ahimè, è quella di piagnucolare come una poppante.
Su quest'ultimo fronte, però, ho fatto grandi passi avanti. Sto imparando talmente bene a mentire a me stessa da essere riuscita quasi completamente a congelare le cascatelle dagli occhi (che poi mi diventano pesti e alla mia età non va bene).
Per farla breve, non possiamo cambiare. Forse solo prendere consapevolezza di ciò che siamo.
Però, per favore, non mostriamolo a chi non lo merita. E se proprio vogliamo dire la verità, mescoliamola in una tale quantità di menzogne da confondere la stragrande maggioranza dei nostri interlocutori. Ai quali interessa sempre e soltanto la superficie con la quale ci vedono, l'esatto specchio delle menzogne che in quel momento staranno raccontando a loro stessi.
Parlo sul serio?
Secondo voi?