Forse dovrei scrivere questo post a vaccinazione avvenuta. Mi ero per la verità prenotata qui a Vienna in tempi non sospetti, tipo ad aprile, su suggerimento dei miei contatti austro/italiani che mi avevano assicurato la celerità della procedura. E invece. Invece ciccia: non mi hanno chiamata e a questo punto non mi resta che attendere... il rimpatrio definitivo!
Ebbene sì, amiche e amici: Madamatap e la sua sosia umana, con consorte e felini, se ne tornano a casa presto. Molto presto.
Il bagaglio di esperienze accumulate in questi lunghissimi e insieme cortissimi tre anni è enorme.
Sono sicura che non li dimenticheremo mai.
Torniamo, tuttavia, al Covid e a tutto quello che ha portato con sé.
Penso in particolare alla rinata vena artistica della sottoscritta (credeteci: parlo seriamente. Ma molto seriamente) che ha trovato la sua massima espressione nella mostra virtuale Die Corona - Pfeifen. Ve la ricordate tutti, no? Come dimenticarla.
Ebbene. Non ce l'ho fatta a smettere: ho dovuto per forza (me l'ha richiesto, capite, l'Arte, con la A maiuscola) aggiungere un'appendice o, se vogliamo, un epilogo trionfale che rappresentasse insieme l'uscita (SI SPERA) definitiva dalla pandemia e il rientro (ah, che sollievo) in patria.
La struttura di quest'appendice finale, composta di sole due sezioni, è identica.
Bando, dunque, alle ciance. Squillino le trombe, rullino i tamburi...
Signore e Signori, sehr geehrte Damen und Herren! Ecco a voi...
die Corona - Pfeifen Special Edition! Viel Spaß (buon divertimento)!
Dosen (Lattine)
Blumen (Fiori)
Come nella serie originaria dell'imperdibile esposizione, anche gli scatti delle sezioni conclusive sono stati tutti pubblicati originariamente sul mio stato WhatsApp.
Stavolta il bipede fumatore di pipa ha avuto un ruolo meno attivo, soprattutto nella seconda delle due, nata, diciamo così, un po' casualmente da un bocciolo reciso dai dentini aguzzi della nostra sterminatrice di fiori, altrimenti nota come gatta Bice.
Eppure, come sempre accade, dietro la mano di una grande artista (un tempo lo si sarebbe declinato al maschile. E che ci volete fare: i tempi sono cambiati), si nasconde sempre un grande uomo.
Grande (benché smilzo. Anzi: Smilzo) e rassegnato ad assecondare la pazzie della rompiballe che gli sta affianco.
Perché lo scrivo? Tra le altre ragioni, perché a lui è toccato andare a ripescare lo scatto che immortala la sottoscritta nella seguente plastica posa, suggello definitivo dell'esposizione maggiore:
Notate il calzino bianco, vero must - have della quarantena 2020, quella durante la quale era vietatissimo, oltre che pericolosissimo, mettere il naso fuori casa, figuriamoci indossare abiti più decorosi.
Permettetemi, in definitiva, un piccolo momento di amarcord per quei giorni andati, quando si cantava su balconi e terrazzi e si disegnavano arcobaleni.
Alles wird gut, dicevano da queste parti. Andrà tutto bene, scrivevate voi al di là delle Alpi.
Sapete che vi dico?
Tolta ogni ironia, abbiamo fatto bene a pensarlo e a dirlo a voce alta.
Abbiamo fatto bene ad immaginare il giorno in cui, davvero, tutto sarebbe andato meglio.
Questo ho imparato qui a Vienna.
Bisogna dirselo e dirlo anche agli altri. E scriverlo. E ribadirlo.
Andrà tutto bene. Sempre.
Qualunque cosa accada e accadrà, siamo vivi. Ed è bellissimo poter sperare ancora, per noi e per chi ci ha lasciato, ma continua a credere in noi. E ce lo fa sentire, nei fiori, nella pioggia, nelle lacrime, nelle risate, negli incontri e nelle parole che non ci aspettiamo.
Avete tirato fuori i fazzoletti?
Ma no, ma non è il caso.
Godetevi ancora un momento la straordinaria mostra e dopo...
arrivederci in spiaggia!