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martedì 8 marzo 2016

Fierezza, dignità e niente spogliarelli: buon otto marzo, amiche e amici

Grazie ad Alessandra di Torino per la mimosa che mi ha mandato su whatsapp

Non male il doodle di Google dedicato alla festa della donna.
Peccato che in questo giorno mi prenda una grande malinconia.
Gli auguri più belli erano quelli di mia madre per sms: retorici e dolci allo stesso tempo.
Da lei ho imparato un sacco e credo, francamente, di stare continuando a imparare.

Se fossi madre, forse me ne renderei ancora più conto. Ma madre, ahimè, non lo sono.
Condannata a essere (probabilmente) figlia per sempre, spero comunque di riuscire sempre a trasmettere alle altre donne tutta la fierezza che ho appreso nell'esserlo io stessa da questa donna oggi lontana.

Nata in primavera, ha scelto la stessa stagione per andarsene. Non c'era persona che amasse, come lei ha amato, i fiori, il sole, i profumi della natura. La vita.
Su molte cose siamo e rimarremo diverse. Ma chissà se è davvero così. Più passano gli anni e più mi specchio in lei. Mia sorella, mamma, dice che si è ritrovata ad applicare i suoi stessi, contestatissimi un tempo, sistemi educativi.

Nostra madre non era perfetta, nessuno lo è. Però era sincera, aperta e appassionata.
E se c'è una cosa che non dimenticherò mai, su tutto quello che mi ha passato con il sangue e con gli abbracci che da bambina scansavo, è il senso di dignità che metteva in tutto quello che faceva. E che infondeva in chi incontrava.

Non posso andare avanti, sento che mi sta salendo una commozione molto poco dignitosa.
E a lei non piacerebbe.

Le poche volte che ha lasciato che la vedessimo piangere sono tra i pochi brutti ricordi che associo a lei. Mi mancano persino i litigi, così sani e infantili (le porte che sbattevo e la voce che alzavo, sapendo bene di avere torto, mi fanno adesso solo una grande tenerezza).

Conserva il tuo sorriso e la tua ironia per l'infinito cielo, mia cara mamma.
E a voi, amiche e amici del blog, i miei migliori auguri.

I compiti che ci aspettano sono gravosi: ma ce la possiamo fare, alleandoci con chi ci vuole bene e cacciando, con o senza tacco 12, chi ci umilia.

E, per favore, lasciate perdere i patetici spogliarelli.
Semmai, spogliamoci noi di tutte le inutili illusioni sui principi azzurri & affini.

Fatelo capire alle vostre figlie, come ha fatto mia madre con me. E persino sua madre (una donna dolcissima, madre di quattro figli, classe 1911) con lei.

Forza.

martedì 16 settembre 2014

Le fotografie di mia madre e i tratti distintivi del suo carattere


Mia mamma mi ha vista così, credo due anni fa, a giugno. Deduco il periodo dell'anno dal colorito che ho normalmente, prima del breve periodo di rosolatura estiva. Il posto in cui è stata scattata la fotografia mi è molto familiare. E se è crudele passarci tutte le volte, andando e tornando dal mare, lo è stato ancora di più vederlo in immagine.

Ci abbiamo festeggiato così tante riunioni familiari, che dubito che riuscirò a rimetterci piede tanto presto. Anche mio padre sembra pensarla come me, ma d'altra parte poi il tempo passa e ammetto di essere stata contenta che abbia giocato a carte con gli amici della spiaggia, giusto due giorni fa, alla fine di questa estate così triste.

Sfogliando le fotografie scattate da mia madre, però, devo ammettere di aver più volte sorriso.
Abbiamo passato molti momenti felici, naturalmente felici, di quella normalità intima priva di aneddoti rilevanti se non per la stretta cerchia parentale, che tutti meriteremmo di avere.

Guardando i momenti del nostro passato comune resi inconsapevolmente immortali (salvo sbiadirsi negli anni o disperdersi nel cimitero dei byte), capisco ancora di più quanto io sia stata fortunata.
Mi sono rivista mentre giocavo a racchettoni con zio Gigi, mentre prendevo il sole con il quotidiano spaginato sulle ginocchia, con indosso i pigiami vecchi che continuiamo a metterci mia sorella ed io quando andiamo nella nostra casa da ragazze. E poi ho visto gli zii, i cugini, i nipotini prestarsi all'obiettivo con quel misto di ritrosia e vanità che mia mamma stuzzicava sempre quand'era in loro, in nostra, compagnia.

A volte ci fotografavamo vicendevolmente, in un gioco infantile che dava piacere a entrambe.
Ho scovato anche un suo ritratto in cui sfoggiava una parrucca verde fosforescente e sorrideva molto divertita. Ne ho una analoga di me, con un'espressione straordinariamente uguale, solo il colore della parrucca è diverso.

Da lei, credo, di aver preso un po' di spirito canzonatorio.
A fine mese mia zia farà dire una messa dal suo padre spirituale: gli ha passato un po' di parole chiave che vorrebbe che dicesse per ricordarla.
Io ne ho aggiunte due all'elenco per il resto veritiero composto dalla sorella: ironia e fierezza.

Per lo meno, io l'ho vista anche così.

Più passano i giorni e più mi convinco che non avrebbe mai potuto sopportare di diventare un vegetale. Noi avremmo voluto che restasse di più con noi, ma poi, come si dice dei figli, bisogna accettare che le persone che si amano di più prendano altre strade.

Non riesco ancora a provare granché conforto nel saperla sepolta accanto ai suoi genitori, ma al contempo, non posso fare a meno di percorrere il viale di cipressi soffermandomi ad ascoltare il gracchiare dei corvi e di qualche altro uccello a me sconosciuto.

Sei con me, sei con noi, in ogni momento.
Guidaci, se puoi, ancora un po'.
Ciao, mamma. Adesso sono io che vado a guidare: il cambiamento è cominciato dalla macchina nuova. Speriamo che ne arrivino anche altri.

So che tu ci credi. Cercherò di crederci anch'io.