domenica 21 maggio 2017

Non sono più giovane, che sollievo


Era un pezzo che pensavo di eliminare la pagina "Gli sfaccendati". Non perché adesso sia molto più affaccendata di quando l'avevo creata, ma perché ho capito che il messaggio che lanciavo era sbagliato.

Il giovane che vedete nella foto sgranata è Jack London, morto suicida a trent'anni dopo aver lasciato alla storia della letteratura libri famosissimi soprattutto tra i ragazzi che furono fino a qualche anno fa.

Ho regalato a Natale Zanna Bianca al mio nipote maggiore, ma credo non l'abbia ancora letto, visto che è rimasto a casa dei miei genitori. A breve glielo prenderò in prestito (sono una fautrice dei regali boomerang), orfana come mi sento tuttora di Martin Eden, non so se l'ultimo romanzo di questo tormentato autore statunitense vissuto a cavallo tra Otto e Novecento.

L'impressione che mi ha lasciato addosso (lui sì che era uno che andava dritto al sodo) è ancora fortissima e temo non se ne andrà più.

Il suo alter-ego letterario raggiunge la fama (con le valanghe di denari che ne conseguono) quando per lui è "troppo tardi", la frase che lui medesimo usa per titolare il libro che gliela procura, aperta metafora della condizione probabilmente provata davvero da London. Eden, in altri termini, non regge al peso di essere arrivato dove voleva, dopo anni e anni di autentiche privazioni per di-rozzarsi e imparare a scrivere davvero (mica gli articoli? Quelli "gli avrebbero rovinato lo stile", dice a un certo punto), e solo per effetto di "lavoro già eseguito".

Il protagonista dell'imperdibile romanzo è proprio ossessionato da queste ultime parole, non riuscendo a capacitarsi che all'improvviso, senza alcuna ragione apparente, a qualcuno interessino le sue opere appena un attimo dopo che lui ha smesso di crederci.

Non voglio rivelarvi il finale, perché, davvero, vale la pena immergersi in questa fondamentale storia, scoperta grazie a un amico negoziante mentre ne acquistavo un altro per il gruppo lettura di cui faccio parte. Ho tentato, anzi, in tutti i modi di proporlo agli altri membri, ma in fondo in fondo sono gelosa dell'effetto che ha avuto su di me e mi addolorerebbe se qualcuno di cui ho stima non lo capisse.

Troppo tardi per un fare un sacco di cose anche per me. 

Non sono più giovane, non lo sono più da un pezzo, ma la vergogna che provo per la mia condizione di precarietà mi ha spinto ancora troppe volte a fingere di essere alla ricerca di occasioni ed esperienze nuove, come se tutto quel che ho fatto finora non fosse "lavoro già eseguito", ossia tempo usato da me intensamente (pagato o non pagato, non importa) per crescere (e invecchiare).

Martin Eden mi ha permesso di capire con chiarezza semplicemente questo: non ho bisogno di nascondermi e cedere all'imbruttimento del tempo, ma neanche di apparire garrula e felice per forza.

Sembra una conclusione banalissima, di certo lo sarà, ma per me ha un grande valore.

Troverò una maniera più stabile per campare, ne sono certa. Ma non sarà quello a regalarmi la serenità, come il magnifico Eden-London aveva capito. A differenza sua, però, non sono più giovane, per cui non sarà necessario compiere gesti estremi per marcare la mia totale estraneità al mondo dei vincenti.

Mi basterà trovare il mio posto nel mondo, aperto e accogliente quanto basta per le persone che avranno la pazienza di non aspettarsi nulla da me. 

Mi attende un duro lavoro. Finalmente.

domenica 14 maggio 2017

Auguri, mamme (e in bocca al lupo alla mia bouganville)



Ho comprato una bouganville ad albero al mercato dei fiori: è stata l'unica pianta che mi ha attratto su tutte quelle che ho visto, anche se davvero non ho idea se sarò in grado di farla sopravvivere. La vera minaccia è, oltre alla mia scarsa propensione per il giardinaggio, la gatta grigia, che ama spezzare i boccioli dei garofani (per il momento messi al riparo dai suoi dannati canini sull'altro balcone).
Staremo a vedere. Il motivo per cui ho scelto proprio questa graziosa piantina è molto infantile: si chiama come me, con una x al posto delle due s. Cercando una foto per questo post, ho letto giusto ora qualche consiglio per coltivarla. La vedo dura.

Non sto scrivendo, per la verità, solo per aggiornarvi sui miei propositi green, ma anche perché domani è un giorno che in altri tempi mi avrebbe messo allegria.
Non riuscivo a guardare tutti quei cuori e quei cartelli che richiamavano la festa mobile dedicata alla mamma.

Nei giorni scorsi ho parlato con otto diverse madri di bambini e ragazzi di età ed esperienze diverse. Il risultato uscirà domani (ormai oggi) sul quotidiano per cui collaboro, ma quello che non ci sarà è proprio l'effetto che hanno prodotto su di me, che mamma non sono, le loro parole e i loro sguardi.

Avevo fatto un lavoro simile per i papà, ma in questo caso sapevo già prima di buttarmi a capofitto nell'organizzazione di un incontro dopo l'altro (faticosissimo incastrarsi con gli orari contingentati delle mamme!) che ne sarei riemersa un po' cambiata

E se sento di non essere più esattamente la stessa di prima già al solo ascolto delle loro profonde trasformazioni, figuriamoci che cosa mi sarebbe successo se l'avessi provato anch'io personalmente.

Ve lo posso dire, non me ne vergogno: le donne che hanno il coraggio di fare figli sono imbattibili. Certo, esistono casi difficili, orribili addirittura, ma se non si è psicopatiche o particolarmente in bolletta oppure - certo - impossibilitate per motivi di salute, dalla maternità si ha solo da guadagnare.

Attenzione, però. Il miglioramento personale che ne viene fuori può essere pure totalizzante e determinare la fine di ogni romanticismo

Se non si ha affianco un partner che a sua volta comprenda appieno che diavolo di miracolo è vedere una creatura che ti spunta come dal niente, che abbia la forza sovrumana di innaffiarla, potarla e fortificarla più o meno come viene naturale alla mamma, non c'è unione che tenga.

Per fortuna ce ne sono tanti che hanno queste caratteristiche, ma le donne che nutrano dentro se stesse l'ardito desiderio di dare la vita devono scegliere con attenzione il seme che le feconderà.

Non sto scherzando: a meno di incidenti fortuiti o di colpi di fulmine incontrollabili, bisognerebbe prendere l'uomo che ti corteggia e intervistarlo per bene: tu che intenzione c'hai? Mi metti incinta e poi sparisci? Cos'è tua mamma per te? Vuoi viaggiare? Sei un fan di Erode? Etc etc.

Capisco benissimo che sia complicato e che potrebbe sembrare un po' calcolatore, ma chi glielo dice, poi, al piccino che papà non sa fare niente, che si sente messo da parte proprio da quest'alieno in miniatura e che la playstation proprio non la vuole cedere? 

Ma probabilmente al grosso delle coppie che decide di riprodursi (o che si sorprende della novità in arrivo) basta uno sguardo d'intesa di massima per capire che ci si va a genio l'uno con l'altra (cambiate pure le declinazioni di genere, se vi pare).

Io, comunque, ho la massima stima per chi si è imbarcato in questi straordinari viaggi.
E comprendo sempre di più quanto sia per loro complicato dialogare con chi non li sta affrontando.

Mi piacerebbe, vi confesso pure questo, che non facessero sentire noi non genitori come delle povere creature incomplete, come si percepisce negli occhi condiscendenti di alcuni di questi meravigliosi avventurieri.

E tuttavia, nel profondo del mio cuore, mi sento di dar loro ragione pure ai compatenti: se non hai figli, sai davvero molto poco della vita e del perché, accidenti, ti servano denari per campare.

In una società rurale, magari, bastava avere almeno il pane e un tetto e di tablet, scarpe di marca e zaini fighetti non se ne parlava proprio.

Ma il punto è sempre lo stesso: si fa di tutto e di più per i figli perché è giusto e bello.

E terribilmente commovente.
E se l'avessi capito diversi anni fa, sarebbe stato tutto più semplice. 
E dire che ho avuto un esempio straordinario di mamma. Forse persino troppo.
Magari è stato così grande da farmi sentire protetta e coccolata ben oltre gli anni in cui avrei dovuto organizzare serrate interviste ai miei possibili fecondatori.

O semplicemente dovevo diventare adulta in un'altra maniera, con la sua perdita.

Non si torna indietro, per cui quel che fatto è fatto, ma di quell'energia assoluta che ho visto in lei e nelle mamme che mi hanno aperto il loro cuore sull'infinito amore di cui sono state capaci, farò tesoro. Sempre di più.

Auguri a tutte le mamme, di ieri, di oggi e di domani.