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venerdì 6 novembre 2020

Vielen Dank, Vienna e... #schleichdichduoaschloch!

 




Poco fa un amico mi ha segnalato un pezzo uscito sul Resto del Carlino, cronaca di Fermo, con il mio post precedente. Ho autorizzato io la collega a saccheggiarlo liberamente, per cui mi becco, diciamo così, il momento di gloria e vado avanti.

Avevo scritto quelle parole a caldo, dopo una notte pressoché insonne e una profonda tristezza nel cuore. 

Nel frattempo, sono successe alcune cose personali direi anche belle, viste le circostanze che le hanno generate.

Ho potuto seguire molto da vicino la cronaca del giorno dopo e di quello dopo ancora, coinvolta da un giornalista della Rai, che aveva bisogno di aiuto con il tedesco, fondamentalmente. 

Grazie a questa inattesa occasione di lavoro, sono riuscita ad entrare, forse per la prima volta un po' meglio, nello spirito di Vienna.

La capitale della verde Austria e i suoi abitanti sono spesso scontrosi, all'apparenza possono risultare piuttosto distaccati, due caratteristiche difficili da digerire, soprattutto per noi italiani del sud. 

Per fortuna, sono anche altro.

Sono anche quelli che hanno risposto immediatamente all'assassino, urlandogli da una finestra: "Vattene via, stronzo!".

La frase "Schleich di, du Oaschloch!" è stata pronunciata in viennese stretto. L'avevo anche fotografata con la mia Nikon, ma non l'avevo capita.

Il cognato tedesco mi ha spiegato che corrisponderebbe più o meno al romano "vatteneammorìammazzatoastronzo!".

Ecco: quella frase lì è diventata virale. Si può proprio considerarla come la versione viennese di #jesuischarliehebdo

Personalmente, la preferisco alla frase francese, perché incarna alla perfezione, a mio parere, l'immagine di una città e di un popolo, schivo sì, a volte provinciale, certo, ma disponibile ancora ad accogliere tutti, oltre ogni razza, religione e appartenenza politica.

In questa città così lontana dall'Italia (provate a venirci in macchina o in treno: vi accorgerete di quanto sta in culo al mondo), si può vivere benissimo, a patto di rispettare le regole. Poche e semplici regole, come pagare le tasse, i mezzi pubblici e l'affitto. 

Per il resto, vivi come vuoi, ti dice lo Stato, e te lo ribadiscono i partiti, anche quello di centro-destra del giovane Cancelliere Sebastian Kurz e del ministro dell'Interno Karl Nehammer, che qualche giorno fa avevo preso in giro con mio marito, per la sua idea di controllare gli ingressi dei migranti irregolari con i droni.

Nessuno dei due, né tantomeno il presidente della Repubblica Alexander Van Der Bellen, né il sindaco di Vienna, Michael Ludwig, hanno alzato la voce l'uno con l'altro. Certo, qualcuno ha parlato di falle nei Servizi Segreti e ha invocato una rapida riforma della giustizia, ma il tutto si è svolto con i toni civili tipici di un popolo orientato al fare. 

Nonostante il Covid e il peso dell'incertezza mondiale, qui si immagina ancora il futuro. 
A Vienna vivono molti giovani di nuova immigrazione di ogni nazionalità. Numerosi sono anche gli anziani, verso i quali già dal primo lockdown le istituzioni hanno mostrato massima attenzione.

Una ferita come questa, certo, non si rimargina solo con uno slogan virale, ora riproposto su magliette e altri gadget (comprese le nostre ahinoi ormai abituali mascherine), ma quello slogan racconta l'orgoglio di chi sa di aver costruito tanto, al punto da guadagnarsi per ben dieci anni di seguito il titolo di città dalla migliore qualità della vita.

I più informati (tipo il direttore di Die Presse, Rainer Nowak, intervistato dal giornalista del Tg2) dicono che ci si aspettava da un momento all'altro che un orrore così potesse succedere.

Altrettanto non inaspettata, forse, è anche la reazione dei viennesi per chi la conosce meglio.

Ma io sono qui da poco, per cui non potevo sapere. Non potevo immaginare quanto mi sia già nel profondo affezionata a questa città, quanto mi piaccia attraversarla in bicicletta e farmi sorprendere dalle sue strade solo all'apparenza ordinate. 

Per questo voglio ringraziarli dello slogan, e non solo di questo.

Grazie, Vienna, grazie, viennesi, per avermi ricordato quanto sia fondamentale difendere la nostra dignità, personale e nazionale.