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venerdì 18 dicembre 2015

Buon Natale di leggerezza a tutti


La mano di bambina che vedete appartiene a Matilde, la figlia della mia amica Laura, entrambe spuntate, con mia grande sorpresa, all'inaugurazione della mostra collettiva di Fermo di artisti, veri e presunti (della seconda categoria la sottoscritta).
E' stata lei a ordinarmi di scattare la foto con la sua bambolina accanto alla mia solita faccia sorridente. E quando un tipo come Matilde ti dice di fare una cosa, tu non puoi che eseguire.

Sono contenta dell'accoglienza che il manifesto (e il video: quanto m'è piaciuto realizzarlo) sulla palestra ha avuto tra le mie compagne di corso. Sto aspettando i commenti dell'insegnante più anziana, la super-tosta Rita, ma lo ammetto: l'applauso improvvisato che mi hanno fatto ieri nello stanzone teatro dei nostri volteggi ed esercizi ginnici mi ha alleggerito assai.

Mi ci voleva.

Non so come viviate voi i giorni pre-natalizi, ma a me, man mano che invecchio, va aumentando il sentimento di malinconia. Mi ci vorrebbe, molto probabilmente, un po' di svago scaccia-pensieri, forse un'uscita con le amiche di un tempo, una birretta in più, insomma, cazzeggio innocente. Spero sia possibile durante le ferie. Degli altri. Alt: non mi lagno, sennò il mio compagno di liceo mi rimprovera.

La settimana che si va chiudendo, del resto, è stata abbastanza impegnativa: due giorni fa, per dire, ero così stanca che alle dieci e mezzo di sera sono crollata. Non si può essere sempre energici, in definitiva.

Una cosa, però, dovete saperla: se fossi passata di qui ieri o il giorno prima, avrei rischiato di ammorbarvi con nuove, autoreferenzialissime riflessioni sul concetto di rabbia. L'avete scampata bella.
Accenno solo alle cause dello sventato sproloquio, ossia il funerale laico al quale ho partecipato, in onore di Mario Dondero.

Ho visto persone e ascoltato cose che voi umani non potreste nemmeno immaginare.
Il figlio Bruno, forte accento francese, ha lasciato emergere un po' della sua incazzatura di figlio di un padre spesso assente. E meno male: sennò il ritratto dell'eroe senza macchia, del santo laico sarebbe stato quasi insopportabile. Lo dice una che ha voluto bene al suddetto eroe, come già sapete.

Ma ripeto: lasciamo andare.
A mente fredda, mi resta di quelle ore un sapore dolce-amaro, meno fastidioso (molto meno) della morsa d'angoscia che ogni tanto mi prende ancora quando torno a Chieti, un luogo così simile nei suoi riti piccolo-borghesi alla cittadina del Girfalco.
Le pubbliche esequie, in altre parole, devono necessariamente contenere qualche elemento farsesco, soprattutto in provincia. Quindi, detto alla Crozza che fa Mentana, eeeeh, ci sta, ci stava.

Fortuna che il tempo mite e il mare piattissimo (come l'ho visto stamattina, dopo vari giorni senza essermi affacciata sul lungomare) placano la vis polemica che ogni tanto m'afferra.

Sono talmente tornata in me che, anzi, alla fine, ieri ho fatto pure l'albero (e disposto il mini-presepe sotto il medesimo: quanto mi piace la pecora con le ali che veglia sulla grotta di Gesù Bambino), tutta contenta come sicuramente sarà stata la simpaticissima Matilde, quando hanno allestito il suo.
Il primo albero di Natale a casa mia: accidenti. Sì, l'ho pensato guardandolo acceso nella casa buia, di ritorno dalla palestra.

In fondo, non va tutto male. E' tutto tremendamente faticoso, questo sì, ma pazienza.
E l'orologio costosissimo che ho adocchiato sul giornale come auto-regalo che non mi farò, non importa, l'anno prossimo, magari, mi avrebbe già stufato.

Sono saggia, vero? Ditemi di sì: con i pazzi, ve lo consiglio, è meglio fare così.

Cerco solo, umanamente, di nutrire di levità il presente, di coltivarla, proprio.
Non è sempre possibile, ma praticabile come atteggiamento di massima.

Concludo, perciò, augurando anche a voi analoghi percorsi: lasciatevi andare alla leggerezza, che non significa vuota superficialità, semmai il contrario.

Soltanto chi ha provato pesantezze vere, infatti, sa che cosa significa lasciarsele cadere, anche solo per pochi minuti, dalle spalle o dalle gambe. Un po' come quando ti togli le cavigliere o lasci andare i pesetti a terra, alla fine di un ciclo di esercizi che poi dovrai ripetere.

Ecco: volevo dirvi solo questo, amiche e amici di Madamatap.
Auguri di vero cuore.