Visualizzazione post con etichetta Harvey. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Harvey. Mostra tutti i post

martedì 1 aprile 2014

Harvey di James Stewart e lo spirito guida che vorrei incontrare


 
 
 
Tra i film che ho rivisto in lingua originale c'è anche Harvey, con James Stewart, uno dei miei preferiti. Debbo però precisare che in questo caso ho avuto bisogno dei sottotitoli (rigorosamente in inglese) per orientarmi un po' meglio nella lingua usata nella pellicola. I dialoghi sono molto ben costruiti, direi meglio letterari.
Erano, del resto, altri tempi e basta guardare qualsiasi film, anche italiano, di quegli anni per rendersene conto.
 
In poche parole, la storia di Harvey, che prima di essere un grande successo cinematografico, è stato per anni un vero e proprio sold out a teatro, è la seguente.
Il gigante (anche fisicamente) James Stewart interpreta il ruolo di Elwood P. Dowd, un ultraquarantenne scapolo e all'apparenza solo un po' svagato, che vive con la sorella e la figlia di quest'ultima.
 
La storia non lo dice apertamente, ma lo lascia solo intuire: alle origini del bizzarro comportamento di Dowd dev'esserci stato un trauma che l'ha spinto a rifugiarsi in un mondo tutto suo, fatto di sogni e di gentilezza.
 
Il segno tangibile della sua stranezza è però proprio Harvey, che Elwood descrive come un coniglio bianco alto due metri e che è in verità un Pooka, ossia uno spirito guida che lo consiglia e lo accompagna al bar.
Tutti sanno della sua "esistenza", al punto che perfino il barista amico del personaggio di Stewart finisce per preparargli il bicchierino quotidiano come se niente fosse.
 
Sembrerebbe un dramma e invece è una delle commedie più lievi e poetiche che io abbia mai visto.
Date un'occhiata al breve frammento che riporto sopra e forse capirete.
Per apprezzarlo pienamente, però, bisogna che vediate tutto il film.
 
Perché ne parlo oggi?
Un po' perché era un pezzo che ci pensavo. E un po' perché, ve lo confesso, vorrei tanto avere anch'io un Pooka che mi accompagna al bar.
Da ragazzina, l'ho scritto qualche post fa, avevo effettivamente un amico immaginario (con relativo cugino), ma rinverdirlo adesso non mi pare proprio il caso.
 
E tuttavia capisco forse molto più lucidamente di allora quanto abbiamo bisogno di sentirci protetti. E amati, incondizionatamente.
E non solo quello.
 
Harvey rende più simpatico l'altrimenti tragico Elwood: al suo Pooka, di cui il primo finisce per fare le veci, si rivolgono tutti per una parola di conforto, per un sorriso (pure lo psichiatra della clinica in cui vorrebbero rinchiudere il personaggio di Stewart finisce per crederlo reale).
Chi ha il proprio spirito-guida, insomma, sta meglio e fa stare meglio gli altri.
Sì, vorrei tanto incontrarne uno anch'io.
E voi?