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venerdì 22 maggio 2015

Operai versus proprietari: l'eterno incontro-scontro tra mondi paralleli





In italiano l'hanno tradotto come La casa dei nostri sogni: ed è questo il motivo per cui, nei mesi scorsi, non riuscivo a trovare neanche uno spezzone di questo film, uno dei miei preferiti da almeno nove anni a questa parte.
L'abbiamo visto insieme, il Bipede ed io, forse addirittura ai tempi di Milano, quindi in un periodo ancora più lontano rispetto agli anni che ho appena indicato.

Di sicuro ne ricordo una visione ai tempi di quella che noi chiamiamo "la casa del vecchio", intendendo con quest'espressione la minuscola abitazione di Porto San Giorgio, infestata (ESTERNAMENTE) da simpatici roditori.
Non dimenticherò mai il giorno in cui, incontrando per le scale sudicie il padrone di casa, gli dissi: "OK, taglio io il glicine, ma se dovesse ricapitare, chiamo la Asl".

A cosa mi riferivo? Al reperimento del cadavere di uno dei suddetti simpatici roditori (un rattus norvegicus, secondo un nostro enciclopedico amico) nel box-lavanderia ricavato sul balcone, nel quale avevamo piazzato la rete per gli ospiti.
Sono un tipo ansioso, vero, ma tutto sommato, per i parametri femminili, non isterico.
In quel caso ebbi una vera e propria crisi di nervi.

Ma torniamo ai signori Blandings e alla loro casa nel Connecticut, ardentemente voluta da entrambi pur di liberarsi dell'affitto e della vita frenetica di New York.
Le analogie con la nostra attuale situazione sono davvero poche, ma una, evidente, è proprio nella scena che ho linkato sopra, ossia il rapporto tra i futuri proprietari e gli operai.

Allora come oggi leggi nei loro occhi una sorta di malcelato disprezzo per la tua totale imperizia tecnica.
Sembra quasi che ti dicano: ma qui è un totale disastro, come t'è venuto penzato (dicono da queste parti) de compratte ssa casetta? Io pè me sto vene 'n cambagna senza nisciù 'ttorno.

E del resto è proprio vero che di tinte, canaline, attacchi dell'acqua e del gas, etc etc non sai praticamente un accidente. Sicuramente, tra i due, quello che ci fa la peggiore figura è il mio consorte: l'omo deve sapè di martelli, fili e tubi, mentre issu parla co' 'natru accentu e parrìa sthrano assai: fuma la pipa come poveru nonnu.




Non sono tanto brava a trascrivere la pronuncia del vernacolo dei miei conterranei d'adozione, una lingua, peraltro, che mi fa simpatia, ma trovo comunque "nderessande" l'incontro-scontro tra iende come me e il consorte, un po' intellettuali un po' imbranati, e loro, poco istruiti ma tanto, tanto pratici.

Non c'è scelta, insomma. Bisogna affidarsi e anche fidarsi, già. E soprattutto non dare istruzioni troppo complicate, perché, tanto, loro già sanno come muoversi (si vede bene nella scena sopra in cui la straordinaria Myrna Loy spiega con pedanteria borghese quali punti di blu, giallo e bianco vuole per le pareti delle sue stanze e di rimando l'operaio con la pipa commenta che le tinteggerà di blu, giallo, bianco e stop).

Quel che conta è tenere gli occhi fissi sull'obiettivo finale (e iniziale), ossia ricavarne un luogo in cui sentirsi il più possibile a casa, con tutte le differenze del caso (Mr Blandings è un danaroso pubblicitario di città, Mrs Blandings una ricca casalinga con colf annessa, mentre il Bipede ed io siamo due poracci diplomati/laureati con ridottissime ambizioni).

Che altro dire? Finita l'onerosissima imbiancatura, lunedì prossimo sarà il turno dell'elettricista e dell'idraulico.
Moccò stressande, sarrìa l'ora de finilla.

Ce rsendemo.
Buona jornata a tutti.