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martedì 8 maggio 2012

Speranza Bosusco per i disoccupati d'Italia



Chissà se alla fine Paolo Bosusco ha trovato un lavoro "con la natura e gli animali e le tribù", secondo i desiderata espressi da lui medesimo subito dopo la sua liberazione.
Intendiamoci, glielo auguro con tutto il cuore, anche perché chi meglio di lui, con quel sorriso inconsapevole, può affrontare intemperie e altri fastidi provocati dalla nostra madre terra nonostante tutti i nostri tentativi di ridurla al silenzio?
Resta sempre il fatto che il bamba che gli ha assegnato Feltri qualche giorno dopo il suo rilascio mi pare piuttosto appropriato, considerato che si era spinto volontariamente in una zona dell'India notoriamente sconsigliata dalla Farnesina. Tant'è: è comunque un sollievo che una persona all'apparenza così sprovveduta, di età non esattamente verde, sia riuscita a cavarsela. E se è già al lavoro, tra l'altro, potrebbe diventare un simbolo per i molti disoccupati ultra-trentacinquenni considerati meno di zero dal mercato del lavoro nazionale.
Sono rimasta davvero impressionata nel leggere del tentativo di suicidio di un muratore di appena 44 anni, dotato di villetta a più piani e di una pizzeria data in gestione. Ha famiglia, una figlia (che per fortuna è riuscita a bloccarlo mentre si stava già lasciando penzolare giù da un albero del giardino di casa) e un mutuo grosso così sulla testa.
Che dire? Meno male che il prezzo di quella casetta tanto carina che volevamo comprarci, Sfaccendato e io, è rimasto troppo alto, altrimenti oggi eravamo messi anche peggio di come siamo adesso.
Sì, perché è dura sorbire l'avanzo del brodo di ieri (buonissimo, eh: era semplicemente impossibile consumarlo tutto in una botta) ascoltando lo sfogo del povero Sfaccendato che un giorno sì e uno no tenta di scrollarsi di dosso un senso di colpa molto più vecchio di lui.
Si fanno in continuazione delle scelte, alcune, forse, sbagliate, ma che cosa possiamo farci?
Anche Bosusco, per esempio, si è reso conto di aver detto una fregnaccia quando ha dichiarato, a proposito del suo rapimento, di aver fatto più o meno una vacanza. Subito dopo si è corretto e ha rilanciato chiedendo un lavoro. Ecco: se ci si dovesse basare sulla sua prima affermazione, beh, un lavoro non bisognerebbe proprio darglielo. E invece anche lui ne ha diritto, come tutti, se dimostra di essere pronto a imparare con dedizione e serietà un nuovo mestiere, anche se non è più in età da apprendistato. E' quanto vorrei che capitasse a Sfaccendato che di spirito di adattamento e determinazione ne ha in abbondanza e, credetemi, non sono affatto di parte nel sottolinearlo.
E invece che cosa succede in questo affannato Paese? Che Sfaccendato si iscrive a un corso gratuito per operatore di hotel, uno dei pochi proposti dal Centro per l'impiego della provincia in cui viviamo (posso dirlo: Fermo) e nessuno lo chiama, neanche per dirgli che non c'è trippa per gatti.
A mia volta, qualche settimana fa ho provato a propormi come collaboratrice per un giornale online che mi sembrava molto interessante per il taglio positivo prescelto, incentrato sulle innovazioni e su un'idea di Italia per nulla immobile. Il risultato del mio tentativo? Mi hanno chiesto di mandare qualche proposta: io l'ho fatto, con il massimo dell'attenzione possibile, ma nisba, nessuna risposta.
Se ho provato a ricontattarli? Ma certamente: ho chiamato il numero di cellulare che compariva in calce alla mail del caporedattore. Com'è andata? Una segreteria telefonica mi ha avvisato che quel numero era probabilmente staccato o non più attivo. Allora ho riscritto al tipo, avvertendolo anche del disguido tecnico.
Eccovi la sua risposta: "Ciao abbi pazienza ma ho avuto un po' di problemi col cellulare
Abbiamo ricevuto le proposte, le valutiamo col resto della redazione e poi ci sentiamo
ok? grazie mille Matteo"
La mail sopra trascritta risale al 27 marzo scorso. Non dico il nome della testata, perché tanto non è così fondamentale. Mi posso persino ritenere una privilegiata, visto che, almeno, uno straccio di risposta pur se vaga e inutile, l'ho ottenuto.
In genere si riceve in cambio solo un assordante silenzio, una frustata all'autostima dopo l'altra che minerebbero anche "vispe terese" (espressione usata da Feltri) come Bosusco.
Di qui, rinnovo il mio sentimento di speranza per la sua sorte. Almeno è sicuro che un tipo così agli animali farebbe del bene. Quanto alle tribù, beh, non tarderà presto ad accorgersi che di selvaggi molto più pericolosi dei maoisti indiani il nostro bel paese è pieno. Farà meglio a tenersene alla larga, perché questi qua lo lascerebbero marcire al freddo delle Alpi.