Visualizzazione post con etichetta compleanno. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta compleanno. Mostra tutti i post

lunedì 4 aprile 2016

Tanti auguri, cara mamma


Da quando lei non c'è più, l'aloe sul balcone dei miei non ha più messo fiori così rigogliosi. 
L'ultima volta che sono tornata, stava finendo di sfiorire un unico, solitario, braccio segaligno.

Ed è già tanto che la pianta sia riuscita a sopravvivere: l'estate scorsa era tutta marrone, rugosa come un pezzo di Grand Canyon. Invece si è ripresa. Misteri della botanica o di chissà cosa. 
Se ci fosse stata ancora, le avrei per esempio raccontato della bizzarra pianta spuntata così, senza ragione apparente, dietro al piccolo, resistente ciclamino, uno dei pochi che mi sta dando qualche soddisfazione. Com'è possibile?, mi sono detta guardando i boccioli di alcuni fiorellini gialli di questa pianta aliena ben più alta di tutte le mie creature vegetali. Come diavolo sarà finita nel mio vaso, come diavolo ha fatto ad annidarsi giusto dietro al ciclamino? 

Sì, gliel'avrei raccontato e immagino che le avrei pure mandato la foto che ho pubblicato ieri su Facebook anche via Skype. Oppure lei stessa mi avrebbe anticipato, scrivendo, non cliccando, "mi piace" sotto la stessa.

Oggi è un giorno malinconico, ma ancora una volta, come mi succede sempre più spesso man mano che si allontana il giorno in cui mia sorella ed io l'abbiamo vista andarsene via, non riesco a pubblicare le sue fotografie. Eppure ne ho di belle, di dolorosamente belle. Sarà per questo o sarà perché mi sembrerebbe di esporla ancora di più ai meccanismi dell'emozione social.

Bisognerebbe avere più pudore, più riservatezza. Sono sicura che lei sarebbe d'accordo, anche se, come una bambina, amava usare le faccine di Skype esattamente come faccio io.

Negli ultimi mesi l'ho sognata spesso: era viva, energica e ansiosa come lo è stata davvero, a tratti preoccupata per qualcosa, ma quasi mai malata. Non ho davvero idea di che cosa vogliano dire così tanti sogni su di lei e sul resto della mia famiglia. Spesso, infatti, ci sono anche mio padre e mia sorella, spesso siamo in case grandi, tipo quella che ormai non è più tra i beni comuni, della mia nonna materna. A volte sono presenti altri parenti non meglio specificati.
C'è casino come nelle riunioni vere che per fortuna facciamo ancora.

E c'è anche, ogni tanto, quella specie di morsa allo stomaco che mi prende quando siamo davvero tutti insieme, quel senso del tempo che fugge, quelle facce più smagrite o quei fisici un po' appesantiti, che sorridono e mangiano fingendo svagatezza.

A tratti ridiamo sinceramente, aiutati, forse, anche da un pochino di vino. Al commiato ci promettiamo di rivederci presto, ma già sappiamo che passerà parecchio tempo e che la volta successiva dovremo fare comunque un piccolo sforzo iniziale per ritrovare quel calore che ci fa star male a pensarci quando siamo lontani.

La famiglia è un'esperienza troppo simile e insieme diversa per ciascuno di noi. Qualcuno recide i legami per tempo, ma chissà se poi di notte sogna cose ben più complicate di quelle che capitano a me.

Oggi ho letto il vangelo del giorno, in onore suo. Mia zia (sua sorella) prende a me e mia sorella il messalino, che ha cadenza bimensile. Me lo sono portato anche a Venezia (in fondo negli alberghi ti lasciavano una Bibbia, almeno nei film sembra che succeda ancora così), ma lì non l'ho neanche tolto dalla valigia.
Oggi, invece, l'ho aperto: Luca racconta di quando l'Angelo avvisa Maria che avrà un figlio da un uomo chiamato Giuseppe, pure se quest'ultimo non la sfiora nemmeno. Il massimo del legame con l'Altissimo, il mistero della vita incarnato in questa donna così speciale.

Mia mamma era nata proprio oggi. O forse ieri, come mi ha raccontato molte volte. Pare che l'avessero registrata con un giorno di ritardo, infatti. Un bi-compleanno poteva capitare solo a lei, profondamente legata al cielo e alla vita. 

La verità è che non ho ancora accettato di non poterla vedere mai più, anche se sono certa che possa sentirmi. E guidarmi ancora. La pensa così anche zia Zita, una persona straordinaria, che ieri ha compiuto 81 anni, la più simile a lei, sotto certi aspetti, almeno. 

Se è davvero così, buon compleanno, cara mamma. 
Magari quella pianta me l'hai portata tu. Mi piacciono i fiori gialli, forse lo sai. 

Grazie di tutto. Ora e sempre.

mercoledì 22 luglio 2015

Un compleanno indimenticabile

C'è sempre una prima volta per tutte le cose.
L'influenza estiva non me l'ero mai beccata, nemmeno, penso, da bambina: all'alba dei miei vierundvierzig (Katzen)... zac!
Lo dico piano, per timore di scatenare di nuovo l'ira divina, ma mi pare che la febbre sia passata.
Andrò avanti con l'antibiotico che mi ha prescritto il mio medico ("nooooo, non è gastrolesivo", pensavo alle sue parole mentre mi veniva da rimettere pure l'acqua. Mortacci). E insomma, cerco di farla breve: così è la vita.

Mentre imboccavo la discesina che dal parcheggione squallido porta all'ingresso dell'altrettanto anonimo ospedale clinicizzato di Chieti, pensavo che questo è il terzo anno di seguito che bazzichiamo quel posto. Va fatto, lo so, ma non è una gran consolazione saperlo.

Sono spesso intenerita da mio padre, così scarsamente dotato di manualità, ma al contempo, complici stanchezza e stress, mi è pesato in certi momenti anche solo mettergli le goccine nell'occhio.
Già da prima di partire per Chieti, per tentare di alleggerire il senso di pesantezza che in seguito, nel pieno dell'esplosione del virus, mi si è concentrato sul collo manco fossi stata la versione femminile di Atlante, prendevo un po' in giro con mio marito il povero papà facendogli il verso quando attacca sulle "esigenze dell'ammalato".

Però devo dirlo: è triste.
Nel giro di un anno è diventato vedovo e, per l'appunto, ammalato.
Non sarebbe semplice per nessuno (io, poi, sarei insopportabile), solo che, analogamente, nessuno ti può salvare.

Oltretutto, noi figlie siamo lontane ed è oggettivamente impegnativo mollare tutto e correre da lui.
Ammalarmi a Chieti, insomma, con lui con l'occhio mezzo cieco per via dei residui di cataratta, quindi impossibilitato a fare alcunché (anche per via delle sue abitudini: mio padre non fa nulla senza la macchina), è stato un incubo.

Mi dispiace molto.
Fortuna che a ora di pranzo del mio compleanno sono riuscita almeno a mangiare qualcosa. Persino un gelatino. E poi, come dice il saggio Bipede, i compleanni sono roba da bambini (resterò sempre una bambina sotto quest'aspetto, non ci posso fare niente).

Adesso, pezzetto dopo pezzetto, mi devo rimettere in piedi.
Stanotte sono stata a lungo seduta sul davanzale del nostro bagnetto ad assaporare il vento della notte e a seguire i lavori di pulizia del viale dove fanno il mercatino. Sarebbe stato meglio dormire, ovviamente, ma che ci si può fare? A un certo punto ho visto schiarire il rettangolo di cielo sopra la palazzina più bassa tra quelle che stanno dirimpetto alla mia e mi è quasi venuto da sorridere. Perché ho pensato ai cornetti della pasticceria in fondo al viale che pulivano, buonissimi.
Però mi sembra ancora un po' prematuro, considerato l'intestino sderenato.

Credo che passerò buona parte della giornata a dormire, spero profondamente e serenamente.

Voi che siete in forma, vi prego, godetevela pure per me.

Auf wiedersehen e buon ascolto: