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venerdì 2 maggio 2014

La formazione continua per i giornalisti e i piani per il futuro. Da tappabuchi


Stiamo cercando casa da comprare. Ne avevamo vista una che andava bene. Forse non benissimo, ma comunque abbastanza da suscitare la nostra attenzione.
E' incredibile come l'essere umano si attacchi anche al minimo segnale di novità pur di scuotersi dalla routine. Perché anche chi non ha un lavoro fisso (in questo momento tout court un lavoro come me) finisce per cedere alle abitudini. Le medesime, da un certo momento in poi, si trasformano, per l'appunto, in tran tran, in "day-to-day-grind", come si dice in inglese.

Ebbene, quella casa sembra che non sarà nostra. Poteva succedere, certo, quindi non vale la pena farne un dramma. Ci proverò.
Oggi, poi, ne abbiamo vista un'altra, quasi per ripicca di aver perso la prima, ma questa, no, non ci è piaciuta affatto.
Tra i piani mentali di questi ultimi quindici giorni in cui mi immaginavo già in procinto di traslocare nella nostra casa, la prima vera nella quale, forse, mi sarei sentita al mio posto, c'era anche quello di cambiare totalmente vita.

Dovendo risparmiare ogni singolo centesimo dall'acquisto ahimè saltato all'eternità, non mi sarei di certo più potuta permettere di fingere di fare la giornalista. Stavo già sognando futuri lavoretti di poche ore come, che so, stiratrice a domicilio, dog o cat-sitter, o qualsiasi altra micra-mansione che mi avrebbe permesso di sentirmi un po' meno in colpa di come mi senta attualmente.

Pazienza. Anche in questo caso non è che tutti stiano aspettando di ingaggiarmi come tappa-buchi (so piantare chiodi e riparare rubinetti, a proposito), ma una riflessione sull'inevitabile necessità di procacciarmi qualche euro per il pane (o la pizza surgelata) che tanto si consuma nella nostra torre in affitto mi pareva opportuna.

Vorrà dire che, nell'attesa del grande e probabile iper-downshifting (non chiedetemi che cosa significa), continuerò a studiare, darò il benedetto esame d'inglese e cercherò di ultimare alcuni progetti più in linea con il mio percorso scolastico e professionale.

C'è però un fatto che mi sta qui, proprio sotto la bocca dello stomaco.
Da quest'anno tutti i giornalisti hanno l'obbligo della formazione professionale. Nei mesi scorsi ho tentato di capire quali fossero i corsi che danno i crediti formativi e finora sono arrivata alla conclusione che siano pochi e... quasi tutti a pagamento.

Il che mi pone un ulteriore problema di coscienza: se già non guadagno un euro (dall'inizio dell'anno non ho ancora emesso una fattura), come mi pago i corsi?
Ed ecco che poco fa leggo un post scritto da una collega, Marina Morpurgo, sicuramente molto più addentro di me nelle cose del mio mestiere, che mi ha assai illuminato.

Preferisco copiarlo e incollarlo qui di seguito:

"Si è aperto un dibattito che la dice lunga sulle condizioni schizofreniche in cui si lavora in questo paese.
Come saprete, la professione di giornalista è ormai in via di estinzione, disoccupazione alle stelle, compensi oltraggiosi, la deontologia professionale considerata un inutile orpello. E se hai più di 50 anni puoi pure spararti, oppure se sei ottimista spuntare le tacche sul muro, in attesa...
della pensione (se non muori prima).

Adesso lo Stato chiede agli iscritti agli ordini professionali la formazione continua, che sarei lietissima di fare anche a 56 anni, se servisse a qualcosa e non fosse una presa per il culo, come lo sarebbe il costringermi a fare corsi per mestieri non più esistenti come il menestrello o la cardatrice di lana.

Di fronte alla assoluta incapacità di tutela della professione manifestata in tutti questi anni, a questo punto ho chiesto di essere gentilmente lasciata morire in pace (posso anche firmare un impegno giurato a non scrivere più articoli, non mi costerebbe nulla), per non aggiungere danno alla beffa.

Come molti colleghi ho cambiato mestiere perché nessuno vuole dei vecchi rigidi rompicoglioni che hanno mille scrupoli deontologici e la singolare pretesa di farsi pagare.

Mi dicono che si saranno sanzioni disciplinari nei confronti di chi non accumulerà 60 crediti in tre anni. Allo stato attuale ci sono corsi di deontologia on line gratuiti da 10 crediti (mi vien da ridere, scusate: imparate la deontologia e poi mettetela da parte), e poi corsi a pagamento. Non ho alcuna intenzione di perdere un mucchio di tempo e di pagare per corsi che non mi serviranno a un cacchio se non ad accrescere la mia frustrazione. Se volete che io segua un corso, insegnatemi a fare le torte o a ricamare, e non insegnatemi cose che la maggior parte dei disoccupati sa fare benissimo – o che è in grado di imparare sul campo, se solo la si fa lavorare.

A questo punto trovo più giusto affrontare le sanzioni disciplinari. Vista la ferocia inaudita con cui sono stati sanzionati colleghi colpevoli di violazioni gravissime, in effetti sono anche curiosa di vedere cosa succede."
 
Rispetto a quanto scrive lei sui 50enni, beh, posso solo aggiungere che lo stesso, tragico ragionamento vale per noi quarantenni, quelli che Monti, non più di un anno fa, ha bollato come la generazione perduta, neanche fossimo tutti Hemingway e Fitzgerald.
 
Beh, io so di essere perduta, in particolare al lavoro che sognavo da quando avevo 22 anni di sicuro, ma in fondo mi dico: il mondo è grande, l'Italia un buco di Paese.
Vediamo come se la caverà di qui a dieci anni. Vediamo chi la saprà raccontare meglio, se i formati continuamente o quelli come l'ironica collega di cui sopra o anche io, ma sì, che un giorno saprò tutto di appretti per colletti e di tubi per la doccia.
 
Che c'entra la foto che ho scelto?
Da qualche settimana ho preso a leggere La storia infinita di Michael Ende, un libro che fu regalato a mia sorella nell'Ottantatré.
L'ho recuperato da casa dei miei genitori con il preciso intento di farmi trasportare lontano, come il protagonista del romanzo, da un sacco di cose.
 
Non sempre riesco a concentrarmi, anche perché, lo confesso, non ho mai amato particolarmente il Fantasy. Eppure è sempre meglio rifugiarsi nelle pagine un po' ingiallite dagli anni, ripescando tra le medesime pure un foglio a quadretti con su vergati alcuni miei antichi esercizi di trigonometria, piuttosto che cedere allo sconforto.
 
No, ora basta.
Perduta sì, ma non nell'orgoglio.
E ora spengo e vado a leggere di Atreiu. E speriamo che riesca a salvare l'Infanta imperatrice.
 
Notte serena, amici.