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martedì 24 settembre 2013

Malati di Alzheimer e familiari, da Como a Cantù per non essere mai soli



Il 21 settembre è diventata da anni nel mondo la Giornata dell'Alzheimer. Si tratta di una data che, benché non sia più la blogger a tempo pieno di un sito internet aziendale che parla di anziani & disabili, le due categorie di cittadini in genere ancora troppo bistrattate, non posso più scordare. Finché la memoria mi assisterà, naturalmente. Scrivo queste parole con un filo di ironia, ma ben consapevole di stare parlando di una malattia di estrema crudeltà. Se infatti si limitasse a rubarti pezzo dopo pezzo il tuo passato, è probabile che più di qualcuno ne sarebbe addirittura contento. Purtroppo, però, dopo un certo stadio, non si è più in grado nemmeno di allacciarsi un bottone e si diventa come foglie al vento. Potete immaginare perciò lo strazio per i familiari che, oltre alla pena mista a volte a rabbia che provano per il congiunto malato, spesso non sanno bene come devono comportarsi.
Per fortuna, però, in questo strano Paese pieno di problemi, ogni tanto spunta qualche angelo, capace non solo di confortare, ma anche di offrire aiuto pratico a chi si ritrova all'improvviso in pesti così serie. E' successo per esempio a Como, dove per ben 35 anni, un gruppo di generosi pionieri oggi ultrasettantenni ha rivoluzionato il concetto stesso di volontariato, dando vita al Centro donatori del tempo, purtroppo in chiusura. Prima di rattristarvi con me per la fine di un'esperienza inevitabilmente irripetibile come lo è la vita di ognuno di noi, vi dico subito che c'è stato un passaggio di testimone. Da ottobre, informa l'ultima newsletter diffusa dal Centro comasco, "l’organizzazione  sarà gestita dalla Cooperativa Sociale Progetto Sociale di Cantù che si è impegnata a proseguire il cammino da noi tracciato". Un cammino, precisa la lettera elettronica (ma come sono demodè), intrapreso nel 1992 relativamente al sostegno ai "malati di Alzheimer ed ai loro familiari". Perché invece la sottoscritta ha parlato di attività lunga 35 anni? Semplice: perché il Centro esiste da prima del 1992 e si occupava di bambini disabili fisici e psichici. A dirmelo, era stata in un'intervista per il già citato sito aziendale Carla Bignami, socia fondatrice di questa straordinaria realtà cittadina.
Proprio Carla in persona, anzi, mi ha avvisata dell'addio alla "sua" creatura in concomitanza con la ricorrenza mondiale.
So che cosa significa chiudere un cerchio: anche ammesso che ci si metta in attesa del prossimo che si aprirà (ed è auspicabile che sia così: altrimenti che senso avrebbe la vita?), c'è sempre una fase di lutto, o quanto meno di disorientamento, che richiede il sostegno degli amici.
Sono sicura che quest'ultimo non mancherà a Carla e ai suoi collaboratori, ma è sempre bene non dare nulla per scontato. Del resto, il Centro donatori del tempo ha fatto proprio questo con i familiari e i malati: non li ha lasciati soli mai, dando comunque un po' di normalità a un'anormalità che si fa quotidiana, ogni volta che veniamo colpiti da una malattia.
Raccolgo in definitiva il messaggio sottinteso nella mail che mi ha mandato questa straordinaria signora conosciuta ahimè solo per telefono: noi del Centro non abbandoniamo i malati e i loro familiari, ma passiamo semplicemente il testimone. Al posto loro, infatti, come già detto arriva la sopra citata cooperativa di Cantù, che riattiverà il Filo diretto, ossia il servizio telefonico di consulenza psicologica ai familiari dei malati, al numero di cellulare 348-6771698, e le altre attività che hanno reso celebre il Centro comasco: sto parlando del "Caffè del Lunedì," allo Yacht Club della città dal 2001, e dei "Venerdì insieme", nella sede dell'associazione culturale Giosuè Carducci. 
Che altro aggiungere?
Solo in bocca al lupo a tutti, vecchi e nuovi donatori di speranza morale e materiale.
A Carla dico in più grazie per un sacco di cose, non ultimo per avermi ricordato che nella vita si può sempre aprire un nuovo capitolo. Lei, per dire, a 43 anni si è dedicata anima e corpo a un progetto davvero enorme come il Centro. Io, che oggi ne uno di meno di lei allora, non posso che fare altrettanto. Basta tenere gli occhi (oltre che il cuore e il cervello) sempre in movimento.
E qualcosa accadrà.