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venerdì 22 novembre 2013

Il valore dell'attenzione: un articolo di Alessandro Bignami

Non so se Carla Bignami, l'anima del Centro donatori del tempo di Como di cui ho parlato qualche tempo fa, mi ha mandato l'articolo che leggerete sotto per via del post precedente che le ho segnalato.
In ogni caso, la ringrazio dal più profondo del mio cuore, perché quel che vi è scritto rispecchia alla perfezione il mio pensiero e forse il mio stile di vita.
Bisogna concentrarsi sulle cose e averne cura: solo così riusciremo a liberare le forze più profonde che albergano dentro di noi. Precarietà o certezze a parte.
Ma lascio la parola ad Alessandro Bignami e al suo articolo, pubblicato sulla rivista Chimica Ambiente, nel numero5, uscito lo scorso settembre/ottobre. A tutti voi, buona lettura.


IL VALORE DELL’ATTENZIONE

 

UN TEMPO FORSE C’ERA LO SPAZIO PER PRENDERSELA CON PIU’ FILOSOFIA,

PER ESSERE MENO PRECISI E DUTTILI. OGGI QUESTO NON E’ PIU’ POSSIBILE, PER COLPA, O PER MERITO, DELLA CRISI.LA COMPRESSIONE DEI MARGINI E LE RISTRETTEZZE IN PERIODI DI SPENDING REVIEW COSTRINGONO A MOLTIPLICARE GLI SFORZI E AD ACCELERARE I TEMPI DI LAVORAZIONE, OLTRE CHE A OCCUPARSI SPESSO CONTEMPORANEAMENTE DI MANSIONI  DIVERSE  E  TALVOLTA NON PROPRIE. QUESTO PUO’ VALERE PER LA MAGGIOR PARTE DEGLI  IMPIEGHI, DALL’OPERATORE FINANZIARIO AL MECCANICO SPECIALIZZATO O AL MANUNTENTORE DI GIARDINI.

LA CONCITAZIONE VIENE ANCHE DALLE NECESSITA’ DI OTTIMIZZARE LA PRODUZIONE, DATO CHE SPESSO DIMINUISCE IL PERSONALE MA NON LA MOLE DI LAVORO DA SMALTIRE, OLTRE CHE  DALLE NORMATIVE SEMPRE PIU’ SEVERE E COMPLICATE. IN QUESTO BAILAMME NON E’ DIFFICILE DISORIENTARSI E PERDERE LA PRESA SUL SENSO DELLA PROPRIA STORIA PROFESSIONALE. E’ UN PROCESSO D’ALTRONDE DIFFICLE  DA INVERTIRE. CIO’ CHE SI PUO’ FARE, FORSE, E’ AUMENTARE L’ATTENZIONE E LA CURA VERSO IL PROPRIO LAVORO.PER I MONACI BUDDHISTI GIAPPONESI CONCENTRARSI SU CIO’ CHE SI STA COMPIENDO E’ UNA VIA PER LA REALIZZAZIONE INTERIORE.

DETTO QUESTO, FARE BENE LA PROPRIA ATTIVITA’ E VEDERNE LA BELLEZZA, E NON SOLO GLI OSTACOLI E I DISSAPORI QUOTIDIANI, PROBABILMENTE NON BASTA A SUPERARE I MOMENTI DI DIFFICOLTA’ ECONOMICA.

CERTO E’, PERO’, CHE QUESTO TIPO DI ATTENZIONE E’ UNA LINFA VITALE PER PROSEGUIRE CON FIDUCIA IL PROPRIO CAMMINO, SENZA CHE I PENSIERI BUI E LE PREOCCUPAZIONI PREVALGANO. UN PO’ COME STARE NELL’OCCHIO DEL CICLONE DOVE, AL CONTRARIO DI QUANTO ACCADE INTORNO, IL CIELO RESTA SERENO E NON C’E’ VENTO.

LA RICHIESTA DI MAGGIORE ATTENZIONE E IMPEGNO NEL PROPRIO LAVORO NON E’ QUINDI SOLO UNA STRESSANTE NECESSITA’ DELLA STAGIONE IN CUI BISOGNA FARE MEGLIO E IN MINOR TEMPO. L’ATTENZIONE CI CONSENTE INFATTI DI “GODERE DI CIO’ CHE SI FA”, ENTRANDO IN RELAZIONE PROFONDA CON LA REALTA’ IN CUI SI OPERA E LIBERANDO LE FORZE NASCOSTE CHE VIBRANO DENTRO SE’.

 

                                                                                                      ALESSANDRO BIGNAMI

martedì 24 settembre 2013

Malati di Alzheimer e familiari, da Como a Cantù per non essere mai soli



Il 21 settembre è diventata da anni nel mondo la Giornata dell'Alzheimer. Si tratta di una data che, benché non sia più la blogger a tempo pieno di un sito internet aziendale che parla di anziani & disabili, le due categorie di cittadini in genere ancora troppo bistrattate, non posso più scordare. Finché la memoria mi assisterà, naturalmente. Scrivo queste parole con un filo di ironia, ma ben consapevole di stare parlando di una malattia di estrema crudeltà. Se infatti si limitasse a rubarti pezzo dopo pezzo il tuo passato, è probabile che più di qualcuno ne sarebbe addirittura contento. Purtroppo, però, dopo un certo stadio, non si è più in grado nemmeno di allacciarsi un bottone e si diventa come foglie al vento. Potete immaginare perciò lo strazio per i familiari che, oltre alla pena mista a volte a rabbia che provano per il congiunto malato, spesso non sanno bene come devono comportarsi.
Per fortuna, però, in questo strano Paese pieno di problemi, ogni tanto spunta qualche angelo, capace non solo di confortare, ma anche di offrire aiuto pratico a chi si ritrova all'improvviso in pesti così serie. E' successo per esempio a Como, dove per ben 35 anni, un gruppo di generosi pionieri oggi ultrasettantenni ha rivoluzionato il concetto stesso di volontariato, dando vita al Centro donatori del tempo, purtroppo in chiusura. Prima di rattristarvi con me per la fine di un'esperienza inevitabilmente irripetibile come lo è la vita di ognuno di noi, vi dico subito che c'è stato un passaggio di testimone. Da ottobre, informa l'ultima newsletter diffusa dal Centro comasco, "l’organizzazione  sarà gestita dalla Cooperativa Sociale Progetto Sociale di Cantù che si è impegnata a proseguire il cammino da noi tracciato". Un cammino, precisa la lettera elettronica (ma come sono demodè), intrapreso nel 1992 relativamente al sostegno ai "malati di Alzheimer ed ai loro familiari". Perché invece la sottoscritta ha parlato di attività lunga 35 anni? Semplice: perché il Centro esiste da prima del 1992 e si occupava di bambini disabili fisici e psichici. A dirmelo, era stata in un'intervista per il già citato sito aziendale Carla Bignami, socia fondatrice di questa straordinaria realtà cittadina.
Proprio Carla in persona, anzi, mi ha avvisata dell'addio alla "sua" creatura in concomitanza con la ricorrenza mondiale.
So che cosa significa chiudere un cerchio: anche ammesso che ci si metta in attesa del prossimo che si aprirà (ed è auspicabile che sia così: altrimenti che senso avrebbe la vita?), c'è sempre una fase di lutto, o quanto meno di disorientamento, che richiede il sostegno degli amici.
Sono sicura che quest'ultimo non mancherà a Carla e ai suoi collaboratori, ma è sempre bene non dare nulla per scontato. Del resto, il Centro donatori del tempo ha fatto proprio questo con i familiari e i malati: non li ha lasciati soli mai, dando comunque un po' di normalità a un'anormalità che si fa quotidiana, ogni volta che veniamo colpiti da una malattia.
Raccolgo in definitiva il messaggio sottinteso nella mail che mi ha mandato questa straordinaria signora conosciuta ahimè solo per telefono: noi del Centro non abbandoniamo i malati e i loro familiari, ma passiamo semplicemente il testimone. Al posto loro, infatti, come già detto arriva la sopra citata cooperativa di Cantù, che riattiverà il Filo diretto, ossia il servizio telefonico di consulenza psicologica ai familiari dei malati, al numero di cellulare 348-6771698, e le altre attività che hanno reso celebre il Centro comasco: sto parlando del "Caffè del Lunedì," allo Yacht Club della città dal 2001, e dei "Venerdì insieme", nella sede dell'associazione culturale Giosuè Carducci. 
Che altro aggiungere?
Solo in bocca al lupo a tutti, vecchi e nuovi donatori di speranza morale e materiale.
A Carla dico in più grazie per un sacco di cose, non ultimo per avermi ricordato che nella vita si può sempre aprire un nuovo capitolo. Lei, per dire, a 43 anni si è dedicata anima e corpo a un progetto davvero enorme come il Centro. Io, che oggi ne uno di meno di lei allora, non posso che fare altrettanto. Basta tenere gli occhi (oltre che il cuore e il cervello) sempre in movimento.
E qualcosa accadrà.