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venerdì 9 agosto 2013

Il corpo e la grande tristezza



Febbraio porta la pioggia, ma a volte succede anche ad agosto: benefica pioggia che ristora corpi accaldati e stanchi.
Non riflettevo sul corpo da tempo, poi un giorno la nonna si aggrava e la rivedo in ospedale, incosciente, ma poi chissà se fino in fondo.
Le ho accarezzato la testa, la fronte era fresca e la pelle liscia al tatto, nonostante l'età. E dire che da giovani le rughe degli anziani ci fanno quasi paura.
L'inizio della "Grande bellezza" sembrava perciò promettente. Jep che da ragazzo amava l'odore delle case dei vecchi era seducente o comunque lasciava spazio a una qualche forma di identificazione, indispensabile per amare un film.
Era solo un'illusione. Anzi. Una vera e propria sola. Niente da dire sulla recitazione di Toni Servillo, ma quando vedo una tale abilità nell'incarnare personaggi squallidi o genericamente negativi, mi domando sempre se non ci sia anche una parte di verità, se, insomma, un po' squallido e negativo non sia anche l'attore fuori dal set. Certo che un po' lo sarà: siamo esseri umani, mica tanto belli.
Ma la mia non è una recensione: non ho la presunzione del regista, un anno più di me, molto (molto) bravo con la macchina da presa, con i tecnicismi del cinema, intendo, ma secondo me più superficiale dell'acqua che ricorre così spesso durante tutto il film.
Di bello c'era solo la confezione, il design, la fuffa di cui parla lo stesso Jep quando tenta di intervistare l'attrice che dava le testate.
Tutto voluto? L'irritazione che mi ha suscitato il film era uno degli effetti che Paolo Sorrentino voleva produrre sul pubblico? Buon per lui e per gli incassi che è riuscito a collezionare. Di sicuro il film potrebbe piacere anche all'estero, pieno com'è di cliché sulla Roma ancora una volta decadente e morbida come Bologna nella canzone di Guccini.
E insomma: l'estremo sacrificio in nome del "non puoi non andare a vedere la Grande Bellezza, tu che sei una intellettuale (???) di sinistra" è compiuto.
Che cosa ne ho ottenuto? Una grande tristezza. Ma veramente grande.
Accresciuta da altri avvenimenti personali che mettono molta nostalgia, quella di cui parla il personaggio di Carlo Verdone. La nostalgia è uno dei pochi sentimenti autentici in circolazione.
Colpisce un certo numero di persone, per fortuna, non tutti (e meno male) intellettuali di sinistra e non solo i romani ricchi e insoddisfatti.
Ciao, nonna. Meno male che ho fatto in tempo a rivederti.
Per fortuna al tuo funerale non ci sarà Jep Gambardella, anche se un po' di teatro sarà inevitabile.
A te che eri nata a febbraio dedico la canzone che sentirai sopra.
Conoscendoti, diresti (con le colorite parole tue) che è una palla.
Forse hai ragione, ma più di così, la tua nipote con i capelli radi come Giancarlo, non sa fare.