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domenica 27 maggio 2012

Politicanti e teste pensanti, incompatibilità a prova di meches

Susanna Camusso da giovane


No, in effetti non mi assomiglia per niente, però il gioco con mia madre, che si svolge quasi tutto via sms, sulle presunte analogie tra la leader della Cgil e la sottoscritta è molto divertente.
Qui, per dire, le differenze tra noi sono ancora più palesi, innanzitutto perché io non ho una capigliatura così folta, e poi perché lei è chiaramente castana, mentre io, alla sua età di allora (nella foto sopra mi pare sui trent'anni, ma chi può dirlo), ero stra-bionda. 
E allora come si origina lo sciocco scambio di messaggini con la mamma?
Per via delle meches più chiare che alla fine ho deciso di abolire: adesso il tono cenere (un tantino spento) della mia chioma volatile (ho i capelli più fini dei filini d'argento dell'albero di Natale) si è reimpossessato della mia testa, mentre la Susy nazionale non rinuncia al tocco di luce artificiale, forse per nascondere i capelli bianchi. Un problema che, per il momento, io non ho. Quando il biondastro naturale sarà sostituito dal grigiastro altrettanto fisiologico, beh, allora è facile che torneremo a essere di nuovo molto simili.
E chissà se allora deciderò di rassomigliarle ancora di più sotto un altro aspetto, che forse abbiamo davvero in comune. Per il momento, comunque, la pasionarietà che mi contraddistingue preferisce "restare nell'ombra". 
Con quest'ultima locuzione, sempre via sms, una forma di comunicazione che evidentemente prediligo (era ancora in corso l'offerta tim dell'autoricarica), ho liquidato un sindacalista marchigiano che voleva a tutti costi farmi candidare alle elezioni per il direttivo nazionale.
Pazza, penserà qualcuno. Ma no, assai saggia, come potrete capire tra un attimo.
Era una mattina qualunque, una delle solite in cui, mentre finisco di lavarmi, ascolto Pagina Tre e tutto Primo movimento, quando faccio particolarmente tardi. Ogni tanto, mentre sono seduta sul sacro trono, approfitto per accendere i cellulari, con l'illuso, malcelato desiderio di leggervi finalmente qualche novità interessante.
E in effetti quella volta una breaking news è arrivata davvero. Uso l'espressione cara al tgcom per sottolineare la natura ansiogena della suddetta. 
"Ciao, sono xxxx". Prima ancora di risentirne la voce, sapevo già con chi avrei avuto a che fare. Erano almeno un paio d'anni che non si faceva vivo, ma nella mia rubrica era rimasto il soprannome che ormai ho imparato ad affibbiare a tutti i miei contatti, soprattutto a quelli più molesti. No, il Seccatore... E che diavolo vuole? Perché gli ho risposto, direte voi (in piedi davanti alla tazza, con lo sciacquone non ancora schiacciato). Per una sola, pratica ragione: il mio bieco bisogno di denaro sonante, se possibile da guadagnare in fretta senza grossi sforzi. 
Nelle passate consultazioni elettorali ho fatto la scrutatrice, ma dovevo immaginare che un tipo come il Seccatore mai si sarebbe scomodato a telefonarmi solo per ingaggiarmi di nuovo per la bassa - e per questo da me molto ambita - manovalanza.
No, il Seccatore cercava di ben peggio. Lui voleva uno schiavo (anzi: una schiava, perché un po' di quote rosa ci stanno bene, e io, ha precisato, sono adulta, ma anche giovane e carina. E vabbè) da spedire alle riunioni, un pappagallo che ripetesse a memoria la lezioncina imbeccata da lui in persona.
L'errore, però, l'ho commesso io: ho esitato a dirgli immediatamente di no, grazie, cercati qualcun altro da manovrare, perché, in effetti, di starmene qua nell'ombra, circondata da giornalacci pieni di marchette o a compulsare (assai di rado, sono troppo deprimenti) siti web di cosiddetta informazione locale non sono molto felice. E infatti ho creato non a caso "Gli sfaccendati", con il non secondario intento di sputtanare almeno un po' il sistema di favoritismi e squallori vari che impediscono alle persone di buona volontà, soprattutto se dotate di qualche talento, di trovare la giusta valorizzazione. E in genere non parlo di me, come avrete visto.
Insomma, ho tentennato perché, per una volta, mi sono chiesta se non potessi davvero dare una mano anche ad altri in condizioni simili alle mie: da poco ne è capitata una a una giovane professionista molto capace, la cui unica colpa è di essere sempre gentile ed educata. Non appena mi darà l'autorizzazione, ne parlerò più diffusamente. In ogni caso, è vero che c'è bisogno di ricambio, di aria nuova, in tutte le istituzioni, sindacato dei giornalisti compreso.
Insomma: gli ho chiesto ventiquattr'ore di tempo per rifletterci su. Più passavano le ore, però, e più mi dicevo che una proposta da un personaggio così avrebbe comportato solo inutili grane. Nel frattempo, mi sono consultata con Sfaccendato man, scettico ma molto rispettoso di una mia eventuale risposta favorevole, e con un altro paio di persone fidate. Per una delle due, poteva essere una buona cosa se solo fossi riuscita ad arginare il Seccatore. L'altro, credo, si è rattristato alla prospettiva di passare due giorni e mezzo al seggio senza la mia compagnia. Perché, diciamolo, i votanti sono pochissimi e per il grosso del tempo ci si gira i pollici: il lavoro perfetto, insomma, soprattutto se affrontato con qualcuno d'interessante con cui chiacchierare. Un privilegio che, credo, avrei perso se mi fossi candidata: perché, immagino, non si può essere insieme aspiranti sindacalisti e volenterosi scrutatori. Probabilmente non lo saprò mai né è detto che possa a questo punto ottenere l'incarico di basso livello, ottimo per una persona che non vuole "uscire dal cono d'ombra", come mi ha esortato a fare il Seccatore, concludendo il suo tentativo di ingaggio con "I want you", manco fossimo in Ncis
Durante le ore di pensatoio, non potendo fare altrimenti, ho peraltro chiesto (rigorosamente via email) proprio allo Zio Sam di noialtri (che, a proposito di somiglianze, sembra un po' Maurizio Landini) dell'eventuale incompatibilità tra i due ruoli. Sapete come mi ha risposto? Chiedendomi di chiamarlo la sera stessa. Per fortuna, ho spento il cellulare durante l'ora di step. Mentre mi asciugavo i capelli in palestra, ho riacceso il dannato apparecchio ed eccolo là, con il suo stalking telefonico. Sì, perché ha riprovato per almeno altre due volte, costringendomi a spegnerlo definitivamente alle 22.40, molto prima del solito (ho saputo poi che ha provato a estorcere il mio fisso a un'amica e collega, che assai provvidamente s'è guardata bene dal darglielo. Ma guarda tu che insistenza).
Ed è stato così che sono riuscita a strappargli le ventiquattr'ore richieste, ma stavolta mi sono guardata bene dal riattivare il telefonino mentre facevo la toilette la mattina dopo.
Con molta piacevolezza, ho finito perciò di ascoltare Primo Movimento (c'era il concerto di Beethoven per violino e orchestra, l'unico con il sublime arco composto dal Maestro: non potevo proprio perderlo), dopodiché, prima di mettermi alla scrivania, ho riacceso.
Di seguito ho trovato: una chiamata da un numero sconosciuto, una dal Seccatore e un provvidenziale sms di un mio caro amico che ha avuto esperienze sindacali e proprio per questa ragione da me consultato il giorno prima come jolly per la decisione finale. Eccovene il testo, da me all'uopo conservato: "Rifiuta senza indugi, hai troppe cose tue da fare che richiedono tempo".
In genere, funziona così: quando c'è da decidere qualcosa, aspettiamo solo che qualcuno ci confermi in quello che pensiamo già. Così è stato anche in questo caso. Soltanto, avrei voluto comunicare le mie intenzioni al Seccatore di persona, senza inutili pressioni. Oltretutto, desideravo anche precisargli che se c'era da dare una mano operativa, non di facciata, io ero disponibile. 
Invece, con il suo comportamento, se la può scordare. 
La telefonata dal numero sconosciuto era di un suo pupillo, nonché nuovamente candidato alle consultazioni di fine giugno. Per lo meno lui è stato gentile e non ha insistito più di tanto ("non faccio il venditore: se hai deciso così pazienza", mi ha detto con molta tranquillità). Mi ha anzi ringraziato, cosa che non ha fatto il Seccatore, né prima né dopo. Qualche istante prima di parlare con il suo pupillo, gli avevo infatti già scritto un sms per comunicargli la mia scelta.
"Decisione presa: preferisco restare nell'ombra". 
Ammetto di averci messo un pizzico di sarcasmo, ma d'altra parte ho anche rinnovato il mio interesse per la consulta del lavoro autonomo. In cambio che cosa ne ho avuto? Un silenzio da far paura. Neanche un vaffanculo. Nada de nada. A riprova dell'assoluta falsità del suo "I want you" e di tutte le altre boiate con cui ha provato a convincermi.
Morale della storia? Politicanti e teste pensanti sono del tutto incompatibili.
Ed è per questo che, credo, alla fine non somiglierò mai alla Camusso, non me ne voglia la sindacalessa per eccellenza, meches o non meches sulle nostre chiome.
Preferisco vivere. Nella mia doratissima ombra. 
E voi?