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domenica 12 febbraio 2012

Sorrisi di una mezza mattina siberiana



E adesso quel cumulo è ancora più alto: per dare l'idea delle proporzioni, l'ho fotografato di nuovo con la gattina che guarda verso l'alto per tentare di scrutare verso l'orizzonte, decisamente inaccessibile a una creaturina (teppa, ma pur sempre piccola) come lei. Però non ho ancora scaricato la foto, quindi ne ho riciclata una vecchia, si fa per dire, visto in che condizioni siamo a distanza di dieci giorni dalla prima bufera.
Giuliano il Muratore ci è salito sopra, passando dal nostro davanzale, per liberare la grondaia paurosamente appesantita dal ghiaccio. Il risultato qual è stato? Che il cumulo sottostante più quello di una trentina di centimetri buoni creato dall'ultimo blizzard (mortacci all'inglese) hanno prodotto un ammasso bianco alto praticamente come me. Vabbè, ci vuole poco, però non è molto simpatico dover prendere il panchetto poggiapiedi, che utilizzo per scaricare meglio il peso delle gambe quando sto al computer, per guardare lontano assieme alla mia gatta.
Ma qui volevo parlare della nevicata del '56, che io ben ricordo.
E come no? Me l'ha chiesto Giuliano il Muratore se ai tempi ero bambina.
Lo stesso che lo scorso maggio mi aveva domandato, vedendomi con lo zainone sulle spalle, se per caso stessi andando a "lu campu", forse per una gita con i lupetti. In quell'occasione, infatti, mi aveva chiamato "signorina", come fa praticamente sempre quando mi trova in casa da sola. Se invece c'è mio marito, allora, forse, si ricorda che devo avere una certa età. Giuliano il Muratore ha un senso del tempo piuttosto elastico.
D'altra parte, doveva trovare pure un appiglio per ritirare fuori la nevicata epocale, precedente all'attuale, almeno nei ricordi dei più anziani. Qualcun altro, invece, ha parlato di quella dell'85 e di quella del 2005 un gruppo ancora più sparuto, composto, per la precisione, dal tabaccaio precedente inquilino del nostro attuale appartamento, un ragazzotto tanto buono ma tanto, tanto, triste e dal nostro proprietario, un uomo un fermano. Quest'ultimo si è soffermato anche sulla qualità dei fiocchi della nevicata che ha inaugurato i miei anni in terra marchigiana, molto più grossi di quelli attuali, quindi capaci di fare volume assai più in fretta. In effetti, non avevo mai visto fiocchi così fini e così insidiosi. Quelli del 2005, invece, onestamente non li ricordo, ma gli credo sulla parola.
Però, lo confesso, queste chiacchiere meteorologiche mi annoiano mortalmente.
Succede un po' come con le foto o con il giornalismo: ti si parano davanti una serie di esperti da fare impressione. Ma dove avranno imparato così tanti segreti sulla luce più giusta o sulla vera fonte di una notizia?
Ma come faranno a dare un'opinione proprio su tutto con tanta sicurezza?
Beati loro, ma veramente. Chi è sicuro di sé, normalmente, vive meglio.
Per quanto ne so io, non ho ancora chiaro quando (e se!) ne usciremo: ora ha ripreso nuovamente a nevicare.
Certo, debolmente, ma quanta incertezza dà sentirsi del tutto in balìa della natura.
Un mio amico di Facebook dice che la neve ci ha imposto ritmi più lenti, che avvicinano le persone. La frase non è sua, ma di una sua amica, in vena di romanticherie. Considerazioni del genere da gente abituata a usare l'auto pure per fare cinque metri mi danno veramente noia, ma in questo caso non conosco bene il tipo né la sua amica, quindi gliele lascio passare.
Per me, che non esco abitualmente da casa per andare a lavorare da qualche altra parte, non è che sia molto cambiato il mio modo di vedere gli altri o la vita. Però riconosco che ci si sente un po' più sollevati, un po' meno in colpa di non poter fare di più.
Quando tutto questo sarà finito (perché un giorno dovrà succedere. Tutto arriva), torneranno i vuoti e l'irrequietezza congenita (ho rubato la parola alla mia amica scrittrice Loretta e al Chatwin cui avevano paragonato tre suoi racconti).
Perciò conviene godersi questo momento ancora un po'. Come diceva Greta Garbo in Ninotchka: "La rivoluzione arriverà, ma non subito, per favore".
Meglio sorridere.
Di noi, innanzitutto, e di quel che sarà.

domenica 5 febbraio 2012

La neve e la stupidità dell'uomo

A essere romantica è romantica. Però, francamente, adesso basta.
E invece pare di no.
Sembra che domani riprenderà a nevicare. E va bene, impareremo a conviverci.
D'altra parte, non ho molto lavoro, e quello che ho lo svolgo già normalmente da casa. Il frigo è pieno e di maglioni ne ho abbastanza. Ho rincollato i doposci, posseggo anche parecchi cappelli e paia di guanti.
Insomma, non mi lamento.
Sì, la mia vita è abbastanza monotona (di certo non per via del posto fisso), ma poi ci pensa il mio carattere a smuoverla un po'.
Non mi arrendo facilmente, ma davanti alla stupidità, la piccineria e la cattiveria, a volte, vacillo.
Hanno rubato il telo che copriva la vespa di mio marito. Ieri mattina, contenti di mettere finalmente piede fuori per la prima passeggiata sotto la neve, abbiamo fatto l'antipatica scoperta.
Perché l'hanno fatto? Ovvio: per scivolarci sopra. Abitiamo su una strada in discesa, bella lunga, cosa può esserci di meglio di un telo impermeabile? Peccato che costasse quasi cento euro e che la nostra situazione economica non riluca come l'oro. In verità, anche se fossimo stati Rockfeller, lo sconcerto per l'indebita sottrazione non sarebbe stato minore.
Io, noi, non prenderemmo mai qualcosa di qualcun altro oltretutto per un motivo così futile.
E non si può essere sicuri che si sia trattato di qualche sciocco ragazzino, dal momento che, durante la notte (hanno continuato a scivolare fino all'alba, impedendoci di dormire. Non mi pare che nessuno si sia rotto una gamba. Ma tutto può ancora succedere. Mi seccherebbe solo essere acusticamente ferita dalle sirene di un'ambulanza), abbiamo sentito mature voci bestemmiare per via di improvvide cadute (o scivolate troppo rapide) sul ghiaccio.
Insomma, ci hanno rovinato l'atmosfera siberiana, così carica di poesia.
Che fatica tenersi su.
Corro a controllare la carne in forno, che è meglio. Magari con una cenetta decente dimentichiamo lo sgradevole episodio.
Ve l'ho detto che sono una che non si arrende, no?