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mercoledì 6 giugno 2012

Coming out



E no, che avete capito?
Almeno fino a prova contraria, non ho cambiato preferenze talamiche. E' solo che ho deciso di non nascondermi più, almeno non del tutto. Perché, come sostiene giustamente mia madre, è pur vero che le parole mascherano, assai più di quanto possa sembrare persino a me stessa.
In ogni caso, credo che sia giusto metterci almeno il nome (per la faccia, beh, accontentatevi del disegnaccio nuovo scelto come intestazione e della fotografia di me treenne) soprattutto perché ogni tanto parlerò di cose serie. Perché il non-lavoro, pur se affrontato con scioltezza non pedante, è pur sempre faccenda che fa rabbrividire. In alcuni casi, a dire il vero, fa proprio morire e anche se non ho intenzione di unirmi alle giaculatorie neomelodiche sullo Stato assente e il governo ladro, è pur vero che bisogna avere rispetto di chi soffre per i continui respingimenti oltre i confini delle assunzioni. Un problema che, come ho già avuto modo di dire nel primo post della rubrica "Gli Sfaccendati", non riguarda solo i giovani e i giovanissimi, ma ahimè anche molti quarantenni e cinquantenni. Di qui la mia decisione di non parlare solo dei coniugi Sfaccendati per eccellenza, bensì anche degli altri.
Nelle storie di cui verrò a conoscenza userò naturalmente sempre il mio tipico tono di leggera ironia (beh, certe volte scivolo nel sarcasmo, lo riconosco) verso un Paese tanto bello quanto fragile, in tutti i sensi.
Però di ogni parola che scriverò mi prenderò tutta la responsabilità, per rispetto verso il mestiere che malamente - e raramente - ancora esercito e soprattutto per un senso civico radicato come una quercia secolare. Su quest'ultimo aspetto, peraltro, non ho alcun merito particolare, dal momento che mi è stato insufflato nel sangue direttamente alla nascita. E se non ci credete, beh, provate a seguirmi e ve ne accorgerete.
Alla prossima.