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mercoledì 24 ottobre 2012

Strategie anti-piagnisteo per la "choosy" che è in me



Comincio a pensare che il periodo saudade durerà ancora parecchio. Del resto, sono appena emigrata in Germania ed è logico che stia qui a rimpiagere o sole e o mare.
Come? Non lo sapevate? Mi trovo a Tubinga, in questo momento, nella città delle biciclette e della giovinezza.
Porca miseria che fatica svegliarsi, questa mattina. E per fortuna che c'è il sole e la gatta Bice giusto dietro di me, sulla solita scatola del tostapane.
No, non sono affatto partita, ma devo dire di essermi sentita un genio nell'usare una scusa del genere per tenere a bada il Seccatore.
Se ne parlo con tanta scioltezza, è perché ho l'assoluta certezza (che fa pure rima) che non verrà mai su questo spazio.
Però, in effetti, c'è stato un momento ieri in cui mi ero già vista con la valigia in mano, pronta a ricominciare da zero.
Nei giorni scorsi ho letto le biografie di vari fotogiornalisti di cui non avevo mai sentito parlare, che mi hanno dato la misura della mia piccolezza. D'altra parte, so benissimo di aver fatto altro e sempre con il massimo dell'impegno.
Però, in effetti, un po' "choosy" lo sono stata e lo sono tuttora, soprattutto verso certi ambienti ricchi solo di grettitudine, un neologismo che mi suona meglio del più corretto vocabolo grettezza.
Così ascolto musica brazileiro-capoverdiana come il brano di Lura sopra linkato.
Mi piace molto il sorriso di questa musicista nata nel 1975, sotto il segno del Leone. Glielo invidio parecchio, forse perché vorrei poter esibire il mio un po' più spesso.
Invecchiando, mi capita più facilmente di parlare di invidia. E pensare che io non l'ho mai provata, verso nessuno, neanche verso le nullità di successo.
Del resto, succede ai lamentosi cancerini come me di fare bilanci impietosi. Penso proprio che dovrò imparare a convivere con questo senso fiaccante di fallimento. Prima lo faccio e prima ne uscirò.
In qualche maniera. Germania o non Germania, nell'ombra o nella gloria.
E alla peggio, andrò a guardare il mare e a sentirne il rumore.
Facendo schiattare d'invidia i tubingani, o come diavolo si chiamano gli abitanti di quella città.