martedì 20 marzo 2012

Come nasce una rubrica



Buongiorno a voi,
ci presentiamo. Siamo quelli che al mattino si svegliano tra le otto e un quarto e le nove (lui pure prima, ma aspetta lei per mettere sul fuoco la moka da tre tazze), che ascoltano un po' di radio (lei) e di tv (lui) per riprendere consapevolezza che sì, è proprio questo il tempo in cui vivono, che passano un'oretta tra pulizia delle lettiere e della cucina e la stesura (eventuale) del bucato, prima di. Prima di cominciare un'altra, più o meno, identica giornata. Improduttiva? Forse. Per la Confindustria sicuramente; per un monaco Zen fin troppo attiva, probabilmente. Chi è svelto a magnà è svelto a lavurà, hanno insegnato a lui, nato e diventato adolescente nel Nord; Chi tè lu celle in mane e ni li spiume, na ripasse cchiù che la furtune, hanno spiegato a lei, negli anni dell'infanzia e dell'adolescenza trascorsi in una piccola città del Sud.
La furtune o il laùro non convivono abitualmente, nella panoramica abitazione nido d'amore, d'affetto, di risa e di malinconie, con i suddetti lui e lei.
Non che non abbiano mai laurato o che non provino, tutti i giorni, a guardarsi intorno per capire come (e quando. Già, quando?) cambiare la loro situazione.
Lui e lei hanno percorsi scolastici e professionali completamente diversi, ma comune è la sensazione di non essere granché utili al mercato del lavoro attuale, per sforati limiti d'età, per mancanza di sgravi fiscali, per lontananza dalle città più creative e per paranoie varie, che finiscono per aggrovigliare ancora di più la loro già complicata situazione.
Però si alzano presto e si mettono davanti al pc: lui è aggiornatissimo sull'attualità. Volendo, potrebbe tenerla lui Prima Pagina. Lei, invece, comincia guardando la posta elettronica, Facebook e i suoi blog, sperando in qualche inedita novità. Non ce n'è quasi mai, ma quelle poche volte che le capita si illumina come una bambina cui abbiano regalato una bambola nuova.
Dopodiché si fanno le undici, undici e mezzo e, teoricamente, sarebbe il momento per cominciare a fare sul serio. Che cosa? Mandare curricula, sondare nuovi contatti, rinverdire i vecchi, etc etc.
Regolarmente, invece, accade un'altra cosa. Lui si veste ed esce: di solito va a trovare l'anziana madre.
Lei, in base ai giorni della settimana, a volte si infila le scarpe da tennis (sotto la vecchia tuta da casa: ne ha diversi esempi) e va a buttare la spazzatura differenziata oppure il giornale o compie tutte e due le azioni.
In altri casi, si limita a rifare il letto, dà un'occhiata fuori o controlla in che stato sono le sue sopracciglia e pelurie varie.
S'arriva presto a ora di pranzo: lui e lei si alternano ai fornelli. Poi caffè, lavaggio piatti, telefilm (lei), tg o film minori (lui) sull'altro apparecchio.
Al pomeriggio: idem, tutti e due al pc.
Lei posta elettronica, Facebook, blog, lui notizie, video musicali e altro (compreso il monitoraggio email, in genere poco fruttuoso).
Finalmente arrivano le sette meno un quarto, se sono lunedì o giovedì  (il martedì, per fortuna, un'ora prima) e lei può andare in palestra, un luogo che più di una volta le ha salvato la giornata.
Lui, invece, resta a casa o va a trovare l'anziana madre, oppure riesce a fare entrambe le cose. Spesso si ferma al supermercato e fa un po' di spesa, senza mai dimenticare i gatti. Ultimamente ha introdotto i vini in cartoccio: pare costino meno. Lei ha storto un po' la bocca, ma poi li ha sorseggiati senza risentirne (salvo ulcera futura).
E finalmente arriva il sabato, ma ancora meglio il venerdì sera, leopardianamente il più leggero della settimana per chi, tutto sommato, non è che si sia consumato granché, almeno non secondo l'imprinting della prima infanzia.
Il sabato, verso sera, è già più cupo, la domenica, tutto sommato, è meno brutta di quando anticipava il ritorno alla routine. Anche se, a dirla tutta, delle abitudini ormai consolidate e degli impegni più o meno fissi ce li hanno anche i qui presenti coniugi Sfaccendati, il nome prescelto per la nascente rubrica su Madamatap, probabile anticipazione di una versione cartacea di certo più breve su un piccolo ma grande giornale fatto da altrettanti industriosi sfaccendati.
Perché farla nascere? Per raccontare con un tono il più possibile non lamentoso (detesto i piagnistei e i piagnoni) il sistema-paese visto dagli occhi di un lui e e una lei appartenenti alla generazione dei cosiddetti "TQ", acronimo banalotto per trenta/quarantenni, a un certo punto espulsi (non per colpa loro) dal posto fisso, peraltro in anni in cui non si parlava ancora di spread, ma si faceva sì che contasse sempre di più.
A chi potrebbe interessare? A tutti coloro che, a ondate, provano atroci sensi di colpa perché non si sentono "dinamici e resilienti" e si affibbiano perciò la responsabilità se il mercato non se li fila più.
Come l'alimenterò? Spezzettando in piccoli flash i momenti salienti della giornata degli Sfaccendati, soffermandomi più su lui o su lei, a seconda degli avvenimenti che, credetemi, capitano comunque anche a chi sta sulla riva a guardare il fiume macina-rifiuti del presente. Sperando di non finirci dentro. Una speranza alimentata proprio dall'uso di queste piccole zavorre in forma di parola.
Vi aspetto.

2 commenti:

  1. sarà molto interessante leggere la rubrica sfaccendati. potrà magari essermi d'aiuto e ispirazione per il senso di colpa e disagio che io stessa che sfaccendata non sono provo nei confronti dei rari momenti in cui dispongo di tempo libero da qualche dovere o incombenza pratica.
    Secondo me questo senso di colpa è radicato nell'inconscio collettivo ma ha anche una connotazione familiar-regionale.
    aspetto con trepidazione la rubrica degli sfaccendati.
    saluti
    pp

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  2. In verità, caro Pp, sfaccendati non sono neanche i protagonisti di questa rubrica ed è proprio questo il punto. Non ci si libera facilmente del senso di colpa (familiar-regionale, ma anche sociale) anche quando si è perfettamente consapevoli che la stasi, il guado prodotti dall'assenza di un lavoro subordinato tradizionale non dipende dal proprio personale patrimonio genetico bensì da cause più generali.
    E comunque, sì, spero proprio che la rubrica, il più possibile non lagnosa, aiuti anche altri, con vita più inquadrata (beato lei) a sorridere delle proprie frustrazioni.
    Saluti vivissimi e a rileggerla

    MADAMATAP

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