giovedì 12 aprile 2012

Impiegati-Stakanov o emuli di Kafka?


Leggevo giusto stamattina che i dipendenti del Comune in cui abito sono dei gran lavoratori: la scoperta è stata resa possibile dal provvedimento anti-assenteismo voluto dall'ex ministro Brunetta, mio simile (per una questione di centimetri, non per altro).
Buon per noi semplici cittadini, verrebbe da dire a caldo. A freddo, però, ci si accorge che l'organico del suddetto Municipio andrebbe rafforzato di almeno un centinaio di persone, dal momento che gli attuali assunti sono costretti a fare spesso straordinari.
Ora, non posso essere sicura che sia vero: non c'è nessun impiegato che ammetterebbe mai di non aver nulla da fare, ma d'altro canto, se l'articolo si basava su dati certi, è altrettanto probabile che qualche carenza ci sia davvero. Il sindaco, in tutti i casi, ha già detto che di prendere qualcun altro non se ne parla. E pazienza.
Però una riorganizzazioncina la riterrei opportuna, onde evitare demenzialità come quella documentata dall'immagine in alto.
Si tratta del dettaglio di una lettera speditaci dal Comune che sarebbe piaciuto a Stakanov, con la quale ci si informava come saldare il debito per le tarsu (il balzello sulla spazzatura) mai versato da quando abitiamo dove abitiamo.
Nulla da discutere su questo: The Sfaccendatis' pagano tutto fino all'ultimo centesimo. Anzi, sono stati loro stessi ad autodenunciarsi al suddetto iper-indaffarato municipio quando hanno ricevuto l'avviso di pagamento.
Però, mi domando, perché spedire testi così? Perché illuderci che avremmo potuto rateizzare il debito?
Siamo certi, in altri termini, che l'impiegato autore di cotanto prodotto letterario lavori bene?
Oddio, magari proprio perché è pieno fino al collo di incombenze, non ha avuto il tempo di sistemare il pro-forma che si spedisce in casi del genere. Però qualcosa, detto apertis verbis, mi fa dubitare del contrario, non foss'altro perché ho visto in faccia gli addetti all'ufficio tributi.
Ma Lombroso non aveva sempre ragione, suvvia, e d'altra parte anche Franz Kafka faceva l'impiegato durante il giorno ed è probabile che al lavoro avesse una faccia poco allegra (e non molto sveglia).
In tutti i modi, alla scadenza mancano ancora due settimane. Dopodiché, mi voglio augurare che la faccenda si chiuda qui. Se non dovesse essere, una letterina la scriverò io (tanto sono Sfaccendata) per pregare il Comune di verificare che le ore trascorse sul posto di lavoro dai propri dipendenti coincidano veramente con efficienza. Brunetta o non Brunetta, casse municipali piene o vuote, la crescita (e la ripresa) passa anche da queste piccole cose.

2 commenti:

  1. questo è il "pubblico" intoccabile. quello che nessuno si decide a tagliare. Potrei portare migliaia di esempi in proposito. Basta moltiplicarli per il resto della penisola e traete voi le conclusioni. Mi venissero a parlare di tutela del posto e art. 18 in questi casi. sai i vaffanculo che gli tiro dietro! chiunque sia.

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  2. ho tralasciato volutamente di sottolineare i refusi della riga anteposta alla "rateizzazione" del debito.
    Tullio De Mauro ha scritto: “Chi non si fa capire è un maleducato, se parla in privato e da privato. E’ qualcosa di peggio se è un giornalista, un insegnante, un dipendente pubblico, un eletto dal popolo. Chi è al servizio di un pubblico ha il dovere costituzionale di farsi capire”.
    e con questo ho detto tutto.

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I commenti sono moderati: vi ringrazio per la pazienza e per l'affetto. Vostra Madamatap