Mi hanno scattato questa fotografia a fine gennaio. Nemmeno un anno fa.
Preparatevi a una storia triste, di quelle che scrivevo tanto tempo fa. O forse anche adesso, ormai non lo so più, visto che scrivo così poco.
La foto che vedete sopra, dicevamo, mi è stata scattata a fine gennaio e fino a metà dicembre di questo lunghissimo 2019, o poco più forse, resterà sul sito di Radio Max, l'azienda austriaca del gruppo Rewe, che ha la sede a Vienna, per la quale ho deciso di lasciare l'Italia nemmeno due, di anni fa.
Lavoravo, lavorerò fino al 15 dicembre (quindi 14, visto che qui le domeniche sono sacre) per Penny FM, la radio di Penny Market. Per chi lo conosce, è una delle tante catene di discount che che affollano il mondo della grande distribuzione. Quello che non sapevo è che la proprietà è tedesca, con altri supermercati di fascia superiore (Billa, Merkur, e altri che da noi non ci sono).
Per problemi interni al mercato italiano, dicono, sono stati costretti a privarsi di tre persone dello staff. Io ero quella che era arrivata da meno tempo. Con me ci sono due giovani, assunti quattro e tre anni fa, circa.
Non sto adesso a ripercorrere gli aspetti poco chiari, oltre che particolarmente spiacevoli, di tutta la vicenda (mi riservo di farlo in un altro momento).
Scrivo questo post a beneficio di tutti gli amici che mi hanno appoggiato nella scelta di fare le valigie e venire via a quest'età ragguardevole, facendomi raggiungere qualche tempo dopo da marito e gatti, non potendo assolutamente sopportare di stare senza la mia famiglia, né un giorno né un mese in più.
La parte buona della storia sono proprio loro, marito e gatti. I secondi hanno mostrato una davvero invidiabile capacità di adattamento alla casa, forse perché ricorda, nella struttura circolare, la vecchia abitazione di Fermo, quella che chiamavo la torre.
Il primo ha mostrato di essere l'uomo che intuivo sarebbe diventato quasi venti anni fa, quando l'ho visto la prima volta.
Ci ho messo del tempo per capirlo nella maniera scomoda e profonda che ci vuole per certe cose, ma se sono ancora in piedi, per quanto malconcia, in questi lunghi mesi così pesanti, è solo merito suo.
Quando mi hanno scattato quella foto, non mi avevano ancora raggiunta.
Avevo avuto l'influenza e per raggiungere la radio (pur vicinissima a casa), mi sono praticamente trascinata sfidando un vento secco e gelato che non ho più sentito per tutto l'inverno.
Per fortuna c'era una truccatrice, anche se, personalmente, le sopracciglia ridisegnate con la matita mi fanno piuttosto orrore. Per il resto, ricordo con piacere l'oretta di restauro, e lo shooting successivo, da sola e in compagnia.
Certo, il sorriso è forzato, come gli altri che compaiono sugli scatti di gruppo che qui non vi mostro.
Oggi posso dirlo: tutto il mio rapporto di lavoro è stato un grande sforzo, di adattamento, diplomazia, pazienza.
Gli sforzi proseguivano anche fuori, durante la spesa, dal medico, negli uffici pubblici.
Come direbbe Paolo Conte, parlo male il tedesco, scusa pardon.
Non che sia stato facile nemmeno con l'inglese imparaticcio che ho io, di certo, ma pure loro non scherzano. Ma adesso lasciamo perdere chi sa le cose e chi non le sa, al lavoro e fuori.
Volevo solo rendere l'idea dello sforzo, degli sforzi, che si fanno quando sei in una terra straniera, non in vacanza.
A fine gennaio ero distrutta dalla fatica di dover reggere tutti questi pesi. Mi sentivo le gambe pesantissime, e non solo quelle.
Adesso che succederà? Non ne ho idea.
Certo, so che cosa devo fare praticamente e burocraticamente (agli sforzi ci si abitua, quel tanto che basta per non sbroccare).
Al momento prenderò la disoccupazione qui e mi darò, ci daremo, anzi, il tempo per riorganizzarci.
E quindi?
Scrivo solo per un motivo.
Scrivo per avvisare voi amici cari, del fatto che avrò bisogno di voi.
Però vi prego sin da ora di una cosa: non parlatemi di porte che si chiudono e portoni che si aprono e non datemi consigli a meno che non abbiate un'offerta di lavoro precisa da segnalarmi. In quel caso, la esaminerò con attenzione maggiore di come ho fatto con quella che mi ha portato qui a Vienna. Sì che lo farò e, nel caso si riveli un'offerta davvero imperdibile, ve ne sarò immensamente grata.
Per il resto, aspettatemi, solo questo.
Aspettate con me di vedermi riemergere, da qualche parte. Forse anche sulla costa adriatica, chi può dirlo.
Ai miei parenti adorati a cui girerò questo scritto: vogliatemi bene come sempre e non preoccupatevi, non troppo per lo meno, per me.
In tutta coscienza ci ho provato, e forse, lo dico sotto voce, qualcosa in me è cambiata.
Forse qualcuno degli sforzi fatti è servito.
Si volta pagina, capita spesso nella vita.
Grazie del bene che mi volete.
E che dio, budda, manitù etc etc ce la mandi buona. A voi e a me.