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venerdì 4 maggio 2012
Il futuro dei giornali e della pulizia dei vetri
Tutto considerato, una loro utilità i giornali ce l'hanno.
Non compro pesce fresco, ma ancora usa dire che sono ottimi per incartarlo. Di certo sono anche assai buoni per sgrassare i vetri. Una perfetta massaia lo sa, e anche se non lo sono (ancora per poco), ogni tanto pure io mi dedico alle pulizie approfondite e la scorta dei quotidiani mi fa molto comodo.
Quel che mi più preoccupa (oltre al reddito incerto), però, è che tra un po' di giornali ce ne saranno sempre di meno.
Ne ho avuto la certezza ieri, quando ho ascoltato/visto l'incontro tenutosi lo scorso 29 aprile a Perugia al Festival di giornalismo. Meraviglie dello streaming, veramente: grazie ai nuovi mezzi, mi è sembrato per un'ora e mezza di essere lì tra gli astanti, a sentire chiacchiere e considerazioni da giornalisti di vecchia e giovane formazione. Chi vuole, lo trova qui:
Sinceramente: tutti i torti Francesco Merlo non li ha quando sostiene che sulla Rete ci sono molti "bloger" (chi ha trascritto il suo intervento si è stolidamente fissato sulla pronuncia adottata da una delle più importanti firme de La Repubblica. E vabbè) che con il mestiere non hanno molto a che fare. Certo, magari definirli tutti (o comunque molti) torvi e pronti solo a far le pulci ai titoli, seduti comodi alle proprie scrivanie, è una semplificazione un po' fastidiosa, considerato che qualcosa di molto simile fanno molti colleghi del medesimo Merlo, che - vi assicuro - abbondano ancora nelle redazioni più "embedded".
Ad ogni modo, Merlo & co (perché di certo non è il solo ad aver criticato i blogger), forse, si lasciano andare a giudizi vagamente velenosi perché sono consapevoli di essere - chi più chi meno - dinosauri insidiati ogni giorno sempre di più da ragazzini che considerano anche i blog roba per vecchi e che di certo non hanno quasi mai letto un loro pezzo sul cartaceo (sempre ammesso che siano riusciti a sciropparselo tutto, una volta che l'abbiano scovato sul Web).
Anche per me che, a occhio, ho una quindicina d'anni meno di Merlo e Cresto Dina, i due "vecchi" invitati al dibattito sopra linkato, è faticoso seguire le news online e non solo perché mi serve la carta per pulire i vetri (o da mettere sotto il lavandino della cucina).
Sono altrettanto convinta che nel giro di pochissimi anni - forse anche meno - i dinosauri saranno costretti a una radicale rivoluzione copernicana delle proprie redazioni (Cresto Dina ricorda che da loro l'online è ancora all'ultimo di una palazzina di sei piani e che per accedervi bisogna pure passare da un altro ingresso. Veramente incredibile).
L'aspetto. Sperando - onestamente - di poterne ancora fruire anch'io (nel frattempo rubo un ipad in un applestore. Ma forse facevo meglio a non dirlo. Ora mi mandano la finanza).
Sempre ammesso che abbia ancora la forza di perseverare in una professione ogni giorno più fluida e, in certi casi, più approssimativa, in cui non si sa bene che cosa conti per esercitarla al meglio, se una buona penna, il fiuto per le notizie e/o la massima padronanza di vari mezzi audiovisivi, per postare in tempo reale... che cosa? E' proprio qui sta il punto: che cosa sarà "notiziabile" un domani? Le intercettazioni rubate qui e là dal collaboratore del giornale di Scalfari, Francesco Cocco, in alto tra i relatori del dibattito di Perugia, oppure l'infografica che tanto fa impazzire il direttore de Linkiesta, Jacopo Tondelli, quello con gli occhialini?
E come potrò io dalla provincia, ammesso che continui ad abitarci, dare il mio contributo?
Mi faccio tutte queste domande e le condivido su questo spazio perché oggi ho concluso il ciclo di quattro lezioni ad alcuni ragazzi che frequentano il terzo anno di una scuola tecnico-industriale e che per scelta (più che altro per avere crediti formativi, credo!) si sono sciroppati otto ore con la sottoscritta.
L'anno scorso non mi avevano chiamato, dopo cinque edizioni di fila, con mio grande rammarico. Perché, al di là del denaro che comunque mi daranno, "insegnare" ai ragazzi su materie come queste mi fa ricordare con quanta passione io abbia scelto, ormai più di dieci anni fa, di sostenere l'esame d'accesso all'ex Ifg di Milano.
Negli anni, la mia situazione lavorativa è cambiata più volte, di pari passo con i mutamenti socio-economici dell'Italia e del mio settore. Che cosa potevo raccontare quest'anno?, mi sono detta nel preparami agli incontri con loro. Che cosa potevo tenere dei miei vecchi appunti e che cosa cestinare?
Conoscendo quanto poco si scriva nelle scuole, ho mantenuto le esercitazioni sulle brevi e sulla titolazione. E tuttavia ho dovuto introdurre delle modifiche anche sulla parte "hardware" del mio laboratorio, perché sempre di più le news vanno lanciate anche su altri mezzi e con altri formati.
Insomma: mi sono resa conto che il mestiere sta cambiando e moltissimo. E che forse, ma lo dico piano, per le nuove generazioni si apriranno nuovi spazi oggi non del tutto immaginabili.
Resta però altrettanto vero quel che ha detto Edward J. Murrow, anchorman della Cbs cui George Clooney ha dedicato il bellissimo Good Night and good luck che dietro la tv (e oggi diremmo smartphone, tablet etc etc) ci sono le persone e le idee, libere e indipendenti, da veicolare con chiarezza, competenza e onestà intellettuale, altrimenti tutti questi mezzi non sarebbero altro che ammassi di fili elettrici e di bit.
E se c'è qualcosa di cui sono ancora fieramente consapevole è della grande responsabilità etica di chi usa le parole per vivere. Ecco: questo non è cambiato né dovrà cambiare.
Parola di giornalista-bloger per niente torva nonostante l'incerto destino.
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