lunedì 19 novembre 2012

Andare avanti, oltre le nuvole basse


Il paesaggio dietro la calza a rete (in verità si tratta di una zanzariera ormai fatta a brandelli dalla gatta Bice, che non so perché non abbiamo ancora rimosso) è solo un pezzetto di quanto ammiriamo dalla solita torre fermana. Ho scelto questo scatto per non riproporre il consueto (stupendo) tappeto di colline che ammiro tutti i giorni, tolti quelli di nebbia o nuvole basse, comunque si voglia chiamare la cappa che avvolge non di rado Fermo durante la brutta stagione. Vi dirò che certe mattine immerse nel bianco lattiginoso non sono affatto male, anche se, di certo, il cuore si allarga di più quando "calienta el sol".
E comunque, il presente post è un tappabuchi tra il precedente non proprio allegro e i prossimi che temo non saranno tanto più frizzanti.
Ho riflettuto nei giorni scorsi, aiutata in questo dalla scrittura autobiografica e da una vera amica.
Curiosamente, mi scopro sempre di più affine alle persone di vari anni più di me di quanto non mi senta ai miei coetanei. E dire che per molti aspetti sono assai infantile. Infatti amo molto stare anche con i bambini. Chissà che dietro la mancanza (diciamo meglio: debolezza) delle amicizie nella fascia d'età cui appartengo non si celi anche un mio non confessato desiderio di mantenere un certo distacco dalla realtà.
Potrebbe essere.
D'altronde, il presente fa schifo e chi lo nega un po' m'infastidisce.
Con ciò non voglio denigrare l'importanza del sentimento della speranza: solo continuando a nutrirlo, si attivano virtuosi meccanismi anti-depressivi.
Sto soltanto dicendo che con i coetanei mi viene più naturale fingere perché leggo nei loro occhi l'identica disperazione che traspare dai miei, ma mentre io non ho paura di tirarla fuori, anche per riderne su subito dopo, il grosso delle persone (tra i trenta e i quaranta, anno più anno meno) che conosco preferisce appiccicarsi in faccia sorrisetti di circostanza, per smorzare una rabbia che forse temono di non saper governare.
Beh, io invece penso che arrabbiarsi ogni tanto faccia bene, per evitare d'impazzire di frustrazioni indotte.
Poi, certo, non bisogna fare due palle così agli altri (perché sennò poi è logico che scappano), ma perserverare in un percorso di auto-consapevolezza sui propri bisogni/aspettative, quello sì.
Detto ciò, sto per ingoiare l'ennesimo, indigesto, rospo relazionale (chiamiamolo così), dimostrando a me stessa (ma chi lo sa) di non essere la polemica adolescente del liceo.
Me lo disse una volta la prof di greco, commentando non so quale mia uscita. In analoga circostanza lo ribadì anche la prof d'italiano, chiamandomi "pungente".
E d'altra parte sono nata sotto il segno (veramente di m.) del cancro: qualche pizzicata ogni tanto non riesco proprio a trattenerla.
Per fortuna, ho l'ascendente leone, un segno forte e combattivo (a pensarci bene è un mix davvero micidiale: sono una grandissima scassapalle pure astrologicamente parlando).
Sia come sia, bisogna andare avanti. Non c'è scelta.
E domani la cappa sparirà. E se non fosse, sognerò di essere a bordo di un aereo, lontano lontano, molto lontano (citazione contiana, manco a dirlo), da qui.

giovedì 15 novembre 2012

Confusione, il mio karma

Sto contando fino a dieci, per non dire o fare parole e cose di cui potrei pentirmi.
E d'altra parte, i periodi o sono completamente di cacca o non lo sono affatto.
Per fortuna ieri sera abbiamo visto un vecchio film con Tyron Power che mi ha fatto molto riflettere (purtroppo non ne conosco il titolo, ma ho intenzione di cercarlo a breve. Magari ci scriverò anche su, se lo  trovo).
Sono una persona inquieta e lo resterò per tutta la vita. Il che, ovviamente, comporterà sempre questo leggero (leggero?) scarto tra i miei sogni e la realtà, ma non mi cambierei con nessun altro, nessun'altra, per cui è bene che accetti la confusione che alberga nella mia testa piatta (giuro: è piatta, perfetta per trasportare giare) una volta per tutte.
E' proprio questa mia caratteristica, infatti, che mi ha fatto scappare da Milano svariati anni fa ed è sempre lei la responsabile delle mie scelte lavorative successive. Di nulla di cui ho fatto mi sono pentita. Anzi: le persone confusionarie come me cercano di accumulare sempre nuove esperienze, perché solo così si sentono vive. In questo periodo, per esempio, ho ripreso a studiare l'inglese e, ovviamente, ne sono entusiasta. Non a caso, peraltro, ho scelto come password per entrare nel mio corso online, la frase "leavingitaly". La confusione mi spinge infatti a percepirmi di nuovo in attesa del prossimo cambiamento, stavolta verso una non ben precisata, destinazione straniera.
Su Facebook seguo il cammino di un tipo a occhio di una decina d'anni più di me, che sta viaggiando in Sudamerica: pubblica foto delle sue soste nei caffè e di paesaggi da favola. Soprattutto, si sente che è felice. Non lo conosco personalmente, ma sono veramente contenta per lui.
E insomma: è bene che continui in questo cammino di conoscenza interiore, accettando la mia integrale solitudine di essere umano qualunque. Un giorno potrei scoprirmi molto più capace di vederci chiaro di quanto non sappia fare adesso.
Oppure hanno ragione i Maya e il 21 dicembre finirà tutto: a che serve affannarsi, dunque?
E no, non voglio imbalsamare nessuna emozione, anche se è più che opportuno non farle trasparire con chi non potrà mai capire.
L'ultima (confusissima) frase è per introdurre questa bellissima canzone di Lucio Battisti, con cui mi accomiato, almeno per oggi.



domenica 11 novembre 2012

Un video amatoriale (issimo!) scaccia-pensieri

E meno male che ho steso i panni dentro: piove orrendamente, come credo in quasi tutta Italia.
La giornata uggiosa dovrebbe ispirare pensieri nefasti ed è ben per questo che reagisco linkando al mio primo video realizzato con la sony hd (faccio pubblicità, ebbene sì) dedicato al mercatino estivo di Fermo.
Una roba più amatoriale di così non potevo farla, ma tanto, in un mondo di dilettanti, perché mai dovrei essere la sola che si censura? E in ogni caso, lo ribadisco: è un video scaccia-pensieri, a suo modo, nelle sue evidenti imperfezioni, persino (pateticamente) poetico.
E poi Paolo è proprio telegenico: e non lo dico perché sono di parte (su facebook seguirebbe faccina sorridente).
Buona visione (e per i non fermani: buona occhiata sulla bellissima piazza del Popolo, cuore del centro storico della cittadina marchigiana, uno dei molti gioielli di questo povero e depresso Paese).





venerdì 9 novembre 2012

I giorni della chiarezza


Come cambia in fretta la vita. Aveva ragione mia nonna, quando parlava della strana velocità che prendono gli anni a partire da un certo momento. Eppure io mi sento più o meno identica a sempre, diciamo non troppo più matura della mia giovane compagna di palestra. Invece di certo lei mi darà la mia età, se non di più, chiedendosi anche come si faccia ad arrivare alla età adulta con quell’aria un po’ inconsapevole che metto su nelle chiacchiere tra un esercizio e l’altro.
Sia come sia, a un certo punto si è costretti – letteralmente – a svegliarsi e a guardarsi per bene.
Non mi va di essere annoverata come l’ennesima quarantenne ombelicale, perciò tralascio l’analisi impietosa che faccio quotidianamente su rughe e altre imperfezioni del mio corpo e punto dritta al problema vero.
Non sono felice. Qualcuno dirà: e chi lo è? Giusto: tutti accumuliamo frustrazioni e soprattutto chi ha il privilegio (e l’onere) di possedere un cervello, s’interrogherà sempre su ciò che non va, in noi e nella realtà che ci circonda.
Alcune frustrazioni, in effetti, sono indotte da un presente troppo opaco, a voler essere generosi.
Altre, invece, sono caratteriali.
Altre ancora, infine, scaturiscono dal caso, il destino, il fato, la sorte. Comunque vogliamo chiamare quel curioso concatenarsi di eventi che compone i nostri giorni.
Mi sto per l’appunto domandando se alcuni di questi ultimi accaduti di recente non fossero già scritti nel mio personale cammino. E se avessi potuto conoscerne il significato tentando di uscire da me stessa per guardarli dal di fuori?
Perché, ad esempio, ho letto giusto ad agosto un libro in cui si parlava di resilienza?
In ogni caso, adesso devo tirarla fuori con la grinta che qualcuno mi attribuisce.
Perché possa esercitarla pienamente, però, ho bisogno di avere intorno le persone giuste.
E ambienti favorevoli. Purtroppo su quest’ultimo fronte sono un po’ sprovvista, o forse lo sono pure sul primo, diciamo la verità.
Di chi la colpa? Chi può dirlo. Anche ammesso che ne abbia qualcuna anch’io (sono permalosa e ipersensibile), non posso recitare a vita.
Perciò stop alle ipocrisie.
D’ora in avanti sarò assolutamente me stessa. Tanto, la mia popolarità non è cresciuta di un’unghia in tutti questi anni di buonismo a buon mercato.
Potrò essere sgradevole, come so essere solo con chi mi conosce profondamente. Al contempo, so che lo sarò solo con chi mi ha ferito, mi ferisce con la sua indifferenza, noncuranza, e, a volte, proprio con la sua cattiveria.
D’altra parte, è difficile che la mia impetuosità non venga fuori, prima o poi.
Ho capito che è meglio mostrarla per tempo, perché potrebbe crescere in maniera disturbante, danneggiando innanzitutto me stessa e la mia vera – o presunta – capacità di resistere alla sofferenza.
Insomma: basta con l’autopunizione. Adesso è giunto il tempo della chiarezza.
Chi mi ama – lo so - mi seguirà.
Fanculo a tutti gli altri.