mercoledì 4 gennaio 2012

Sulla maternità

Il tipo in primo piano è un artista: si chiama Maurizio Governatori. L'opera sullo sfondo ha suscitato la mia curiosità prima di tutto perché ha sostituito un'installazione con due oche vere che mi aveva lasciato alquanto perplessa; in secondo luogo, per il soggetto raffigurato.
Si tratta di una maternità "negra", ritratta, probabilmente, dal vivo in uno dei frequenti viaggi che sembra faccia l'autore. Da quel che ho capito, Governatori è più all'estero che in patria, il che gli fa onore, considerato l'attaccamento dei locali alla loro terra d'origine. Un attaccamento giustificato dalla bellezza delle colline marchigiane, tuttavia un po' soffocante se privato dell'umano desiderio di allargare i propri orizzonti.
Forse, qualcosa del genere succederà anche ai conterranei della Madonna nera dipinta dal nostro: indirettamente lo conferma Loretta Emiri nel suo libro "Quando le amazzoni diventano nonne", in cui, con molta originalità, l'autrice accosta la propria storia familiare, rurale e povera, con gli usi degli Indios Yanomami, con cui ha vissuto per anni.
Loretta è una piccola donna dallo sguardo lungo: solo una persona dotata di queste caratteristiche poteva compiere un'operazione così azzardata, e cioè sfatare il mito del buon selvaggio e insieme farci rivivere i tempi semplici, ma estremanente duri, dell'Italia della prima metà del Novecento.
La maternità, ai tempi, poteva essere atroce, quando era conseguenza di rapporti ferini, per nulla desiderati, soprattutto dalle donne.
Non so, non posso dirlo, se quella donna nera sia felice o meno della sua pancia esibita e dei suoi meravigliosi seni già prossimi all'allattamento, ma so con certezza che non tutte le donne vorrebbero trovarsi in quella condizione, sotto lo sguardo indiscreto di estranei che ne soppesano le forme.
Loretta Emiri scrive di non aver voluto figli per scelta: dovrò chiederle perché e se la sua decisione abbia a che fare con la brutalità biologica cui è condannata la madre, costretta per mesi a stare alle regole stabilite dalla creatura generata.
Una coppia che mi è molto cara non ha voluto figli per non accelerare, mi ha detto, l'esaurimento delle risorse terrestri. Di avviso simile sono tutti quelli che ritengono la procreazione un bisogno primitivo, l'opposto di una società evoluta, che invece dovrebbe mirare a prendersi cura di tutte le creature, non solo dei cuccioli d'uomo. E in effetti, non è un caso se nei paesi più civilizzati i figli siano diventati sempre di meno.
A volerlo, sono state innanzitutto le donne: per questo, poi, ci sono blogger fintamente provocatori che scrivono che sarebbe meglio che queste ultime non studiassero.
A ben guardare, è proprio così: più c'è cultura, più ci si tiene lontane dalla maternità.
Forse, finito di posare, quella bellissima futura madre nera avrà chiesto all'artista di parlarle dell'Italia, di illustrarle le abitudini di un popolo così lontano, incalzandolo con domande sempre più dettagliate.
Le donne sono curiose, quasi tutte, e quando hanno la possibilità di ragionare con la propria testa, difficilmente si lasciano imporre un destino.
Fare la madre, probabilmente, non è il mio: mi dispiace se deluderò familiari e amici, ma comincio a pensare che sia così.
Sono troppo vecchia e il mio corpo sta scegliendo per me. Prima, ho voluto conoscere, viaggiare, studiare e amare in libertà. Non posso farci niente se ho avuto le possibilità economiche per scegliere chi diventare.
E chi sono? Chi sarei? Una donna abbastanza serena, abbastanza realizzata, sempre desiderosa di scoprire cose nuove, pronta a sperimentare nuovi cambiamenti, nonostante la precarietà e il peso di un futuro sempre meno limpido.
Psicologicamente, oggi sarei pronta a fare la mamma. Avrei voglia di raccontare quel che so (e quello che non so) a mio figlio o mia figlia (o a tutti e due: geneticamente sarei predisposta a generare gemelli!), ma non me la sento di forzare la natura, non lo trovo giusto. Questo sì che sarebbe egoistico e tremendamente occidentale.
Così leggo di altre maternità, di amiche e di donne lontane (Gabriela Wiener ha scritto un bellissimo racconto sul parto naturale nel numero speciale delle Storie di Internazionale), commuovendomi ai loro aneddoti e partecipando alla loro fatica.
Se potessi, darei una mano a tutte le mamme, cullerei i loro piccoli e mi divertirei a giocare con loro. Sono capace di stare con i bambini, me ne sono accorta con i miei nipoti e, anni prima, con il primogenito di una mia amica ormai lontana.
La vita, però, è bizzarra, il destino ancora di più.
Intanto, il sangue rosso, quello che richiede una vera e propria iniziazione tra le donne yanomami, scorre e se ne va, ancora un'altra volta, chissà per quanto tempo ancora.
Quando è comparso la prima volta, con un certo anticipo rispetto alle mie coetanee, sono stata dal dottore: nessuna iniziazione, dunque, ma solida, razionalizzante, medicalizzazione.
E così che va la vita tra le donne acculturate nate nel benessere. Una condizione che sta via via esaurendosi, già, e chissà che non sia proprio l'istinto materno a tenermi alla larga dalla miseria cui potrei condannare i miei figli qualora li generassi.
Se non doveste arrivare, come comincio a credere, sappiate che vi avrei voluto bene. Un bene ancestrale e primitivo, un bene che nessun libro, nessuna storia saprebbe mai narrare.

4 commenti:

  1. proprio poco fa (siamo a coatesa, dove la nostra "figlia" noelle non è tornata e probabilmente non tornerà essendo uscita dal cerchio dell'apparire) discutevamo di figli ... degli altri. noi crediamo di fare il bene della umanità futura non gravandola del nostro patrimonio genetico. sulla terra siamo arrivati a 7 miliardi, a scapito soprattutto degli animali (quando vedo le famigliole che beate guardano il loro pargolo che si ingozza di oogeneizzati, penso a tutti i vitelli che - per loro - vengono abbattuti nei mattatoi). e la terra sta per essere consumato del nostro estremismo generativo.
    questa è la nostra esperienza, il nostro vissuto e la nostra analisi culturale in tema di maternità (e del mio eventuale contributo maschile)
    contraccettivi e preservativi sono stati più rivoluzionari della rivoluzione russa, cinese e cubana
    è un punto di vista legittimo, checchè ne dicano i cattolici che compatiscono (con spirito per nulla caritatevole) chi di figli proprio non vuole averne.

    mi è piaciuto questo tuo acting out ispirato da un esploratore del mondo e delle immagini
    saluti (tristi) per l'assenza di noelle, la luminosa noelle che ha voluto eclissare nel buio la sua luminosa e corta presenza
    paolo
    e luciana, qui di fronte a me, con la gatta luna che si scalda vicino alla stufa

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  2. mi dispiace molto per questa assenza. ma io confido che torni (Noelle si è solo eclissata, ma sappiamo tutti che c'è) e faccio il tifo per la vostra bella famiglia, così vera.
    Vi abbraccio con affetto

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  3. me gusta el trabajo de Governatori muy interesante

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  4. Grazie del commento in spagnolo, caro anonimo!
    sì, il lavoro di Governatori è molto interessante...
    buona giornata, buenas dia? si dice così?
    hasta suerte :-)

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