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lunedì 11 aprile 2016

Da Fermo a Fermo... ad maiora!

Foto scattata nel 2011 a Fermo, in via Mazzini, poco prima della statua di San Savino

La didascalia, stavolta, riassume più o meno tutto.
Stamattina sono tornata proprio nella via dove ho vissuto per sei anni. L'anno prima ero sempre a Fermo, ma in un'altra, fondamentale, casa.
Durante i sette anni passati sul Colle del Girfalco, come sapete, mi è successo un po' di tutto.
Credo di averlo già scritto, ma è bene ripeterlo: credo di essermi trasformata in una donna adulta proprio durante questi cruciali, a tratti dolorosissimi, sette anni.

Vado molto cauta con la novità che mi ha portato di nuovo alla base del punto più alto della cittadina marchigiana. Per ora mi limito a osservare che sembra davvero l'inizio di una fase nuova.
Detto in altri termini, forse davvero era necessario che lasciassi la collina per potermici riavvicinare con un altro spirito

Comunque andrà a finire, oggi, dopo tanto tempo, ho risentito il gusto di un mestiere che credo mi abbia scelto, non il contrario, manco fosse una vocazione mistica. 

Certe volte penso sul serio che sia tutto scritto e che conviene rilassarsi e lasciare che il giorno X si avvicini senza inutili resistenze. In altri casi, credo ancora di più che bisogna volere fortemente il cambiamento e concentrarsi per non farci cogliere impreparati.

Sono tutte sciocchezze, ma sì. 
Dirò di più tra qualche tempo. E il tempo lo farà con me.

Oggi è meglio godersi il pomeriggio assolato, il primo con un cielo blu che ti spingerebbe a strapparti i vestiti e buttarsi a mare (ma la brezza lo sconsiglia, diciamo dai quaranta in su).
Rubando il motto all'altro blog, posso concludere solo in questo modo: ad maiora!


lunedì 28 aprile 2014

#Fermoattivo e la magia di vivere il presente



E poi, quando meno te l'aspetti, ricevi doni inaspettati.
Ho scattato la foto che vedete sopra da un balcone di una vera casa fermana.
In che cosa si sostanzia quest'ultima, vi starete chiedendo.
Tentando una non facile sintesi, direi che nelle case dei veri nativi di questo luogo aleggia una mistura di antico e di moderno tutta speciale.

Solcando la moquette verde che ricopriva pure le scale, si accedeva in ambienti arredati nei modi più disparati. Ho intravisto poltrone marroni di pelle, sedie e letti inizio Novecento e poi stanze stile b&b anni Duemila. Non ho potuto memorizzarli bene, data la velocità della nostra invasione, ma oltre all'imbarazzo di trovarmi a casa d'altri senza essere stata invitata, provavo anche altre sensazioni.

L'estraneità di cui vi ho parlato un paio di post fa è ancora tutta lì, ma devo ammettere che essere accolti in quella maniera, percepire l'orgoglio delle radici di chi ti mostra il proprio luogo del cuore e sentirsi pure proporre un caffè per cercare di farti restare ancora un po' è stato molto bello.

Ringrazio perciò intimamente gli organizzatori di #Fermoattivo, la tre giorni di passeggiate artistiche per il centro storico della cittadina marchigiana, e, se c'è qualcuno lassù che mi ascolta, grazie a lui/lei/neutro anche per il sole che ha generosamente protetto le persone che hanno esposto en plein air le proprie opere e quelle che si sono soffermate a guardarle, incuriosite anche dai cortili, le piazze e altri angoli finalmente animati di vita.

Su Minime Storie proporrò a breve una cronaca più dettagliata (ho scattato abbastanza foto da ricavarne una galleria, un'attività che mi piace tanto tanto), ma qui volevo solo aggiungere che per una volta ho vissuto pienamente il posto in cui abito ed è stato importante. Per molti motivi.

E anche se adesso sembra di nuovo novembre, non importa.
Ho vissuto e ho condiviso la pienezza del presente con altre persone.
La magia è ancora possibile.

sabato 15 febbraio 2014

Chi espone e chi dispone, ovvero Il segreto del tempo


Troppe cose da fare, alcune belle, alcune meno.
La foto che vedete sopra è stata scattata a Ostra Vetere, poco prima che ci buttassimo ad allestire per la seconda volta la mostra già portata a Intanto, lo spazio collettivo degli artisti che si è tenuto durante il periodo natalizio a Fermo per la quarta edizione.
Non sto parlando con il plurale maiestatis, bensì della mia amica Maria Loreta Pagnani, che a Ostra Vetere abita.
 
Non ho tempo di scendere nei dettagli, ma vi dico solo che alla fine dei tre giorni (due e mezzo, va) di Festa della Merla, scenario della nostra esposizione, quel manifesto che qui vedete arrotolato non c'era più.
 
Per la mia intelligente e sensibile compagna di viaggio (metaforico, ma in qualche modo anche reale: Maria Loreta è sempre in movimento, come me), il furto è stato un segno del destino, positivo. Per qualcuno che era con lei (al momento della sottrazione indebita io non c'ero già più), invece, semplicemente il manifesto rubato è servito a coprire qualche testa sguarnita d'ombrello.
 
Anche se fosse così, fa niente: il segreto del tempo si esplica anche così.
C'è chi espone e chi dispone. Anche degli oggetti altrui.
Detto ciò, vi lascio.
 
Mia mamma mi parla mentre scrivo e io non so sicura di che cosa sto digitando.
Fa parte anche questo, però, del segreto del tempo.
Se volete sapere di che cosa sto parlando, andate su Minime Storie.
E capirete.
Forse.

venerdì 18 ottobre 2013

Dall'incidente al Festival del Selfpublishing di Senigallia... che salto!


Ho usato per un po' la foto che vedete sopra come mio profilo di Facebook.
Sulla t-shirt, è evidente, compare la copertina del mio libro, e l'ho ricevuta in dono per l'anniversario di matrimonio. Di lì a qualche giorno avrei infatti partecipato al mercatino estivo del giovedì di Fermo, un evento che anima le belle serate estive di questo angolo delle Marche da oltre trentun anni. Perché la ripubblico in questo contesto? Per raccontare insieme due differenti fatti.
Il primo è personalissimo e riguarda proprio l'autore del molto gradito regalo, ossia mio marito.
Ieri è stato sbalzato via dalla sua vespa rossa, che adesso staziona tutta accartocciata nel garage del padre di mia cognata (o qualcuno a lui molto vicino), mentre il Bipede (mio marito), per fortuna, è di là sul divano a riposarsi. I medici del pronto soccorso che l'hanno trattenuto (direi sequestrato, visto il numero di ore che abbiamo passato in ospedale) per accertare le sue condizioni, gli hanno prescritto relax e antidolorifici in caso di bisogno. Conoscendolo, sapevo già che non ne prenderà uno, ma intanto io ho fatto scorta di farmaci che onestamente spero finiscano per scadere quasi del tutto intonsi, come i molti che ho buttato (nell'apposito contenitore) giusto la scorsa settimana.
Tant'è: sempre meglio poter raccontare cose del genere con un po' di ironia che tacere per sempre.
Vado al secondo motivo.
Domani e dopodomani (ossia il 19 e il 20 ottobre) arriva finalmente a Senigallia il primo festival internazionale del SelfPublishing, dedicato principalmente a chi si autopubblica e-book, ma anche agli incoscienti come me che hanno scelto la strada del cartaceo.
Come già precisato più volte anche su Minime Storie, a mio modestissimo avviso, un libro fotografico va stampato, ma spero di scoprire in questi due giorni strade alternative economicamente (in tutti i sensi: pure quello green) praticabili.
A leggere il programma ufficiale, il Festival sembra molto stimolante e lo immagino affollato di gente curiosa e interessante. Tra gli appuntamenti che mi hanno colpito di più, ci sono i dibattiti con Antonio Tombolini, il fondatore di Narcissus, l'editrice della piattaforma di ebook più utilizzata in Italia, ossia Simplicissimus, previsti all'apertura e alla chiusura del festival. Poi mi aspetto utili dritte da Cristiana Giacometti, che alle 17.45 di domani parlerà di come trasformare il proprio libro in audiolibro. In più vorrei tentare di carpire qualche informazione preziosa dai grossi big dell'editoria che si confronteranno con i selfpublisher più agguerriti, nel dibattito previsto sempre domani alle 18. Infine vorrei godermi qualche momento più rilassante con Matteo Caccia e il suo programma trasportato da Radio24 a Senigallia e anche con Alessandro Bergonzoni, che non rivedo dal vivo da tempo immemorabile. Prevedo di riparlare del Festival anche al ritorno dalla bella cittadina di mare della provincia di Ancona, ma prima di chiudere questo post, sarà opportuno che aggiunga un ultimo dettaglio.
Domenica mattina alle 11.30 prenderò parte anch'io all'evento: chi vorrà sapere qualcosa di più di Che gatti e di me, mi troverà a quell'ora allo spazio chiamato dagli organizzatori Pickwick Club. Anche a me, ovviamente, hanno dato solo un quarto d'ora per dare le 5 W sul mio libro, ossia perché-dove-cosa-chi-quando (e la sesta how-come!) ho deciso di buttarmi nell'autoproduzione.
Confesso di essere un pochino emozionata, ma in fondo neanche troppo.
Mi spiace, questo sì, che il Bipede, al quale ho rubato una frase per usarla come prologo di Che gatti, non possa essere presente.
Prometto comunque di impegnarmi come cerco di fare sempre per trarre il massimo da questa esperienza.
Ringrazio da adesso gli organizzatori dell'Ispf e del contemporaneo concorso Storie da biblioteca al quale dovrei partecipare solo per la sezione fotografia. Temo di non essere più nello spirito, anche se deciderò domani il da farsi.
Fatemi, fateci anzi, l'in bocca al lupo.
Mentre scrivevo, il Bipede si è messo a letto: vicino a lui si è piazzato il gatto caffellatte.
Quando si dice pet-therapy...

lunedì 24 giugno 2013

Che gatti, il mio libro!


Alla gatta grigia piace farsi fare le coccole, soprattutto in una giornata come quella di oggi, piovosa e indolente. Ho scelto lo scatto recentissimo (cercavo di bere il caffè con lei addosso) per avvisare il mio piccolo pubblico che Che gatti è diventato un libro vero, disponibile per la vendita.
Trovate tutte le informazioni che lo riguardano su Youtube e su Minime Storie.
Per il resto (commenti, considerazioni e ORDINI!!!), sapete dove trovarmi...
Essendo un'autoproduzione, infatti, le copie vanno richieste all'autrice o nelle librerie in cui andrò a portarlo... a breve!
Grazie del sostegno, in qualunque forma verrà espresso.
W i mici. Sperando che non mi denuncino per violazione della privacy!
:-)

domenica 13 maggio 2012

Ad maiora!



Quasi alla fine del mio lavoro di foto-racconto sulla zona del centro storico di Fermo in cui vivo (ebbene sì: abito a Fermo, nelle Marche, per gli sparuti lettori che non l'avessero ancora capito), ho incontrato Luigi, uno dei protagonisti dei miei scatti. Accanto a lui, poco distante, c'era la scarpa che vedete in alto, dallo spazzino del duomo raccolta e piazzata lì come un'installazione (a proposito: ma si scrive iNstallazione o istallazione senza N?). Gliene ho chiesto lumi, spiegandogli che come biglietto da visita e immagine di apertura dell'altro mio blog (Minime Storie) avevo scelto quelle scarpe bianche, probabilmente da sposa, abbandonate a cinquanta centimetri circa dalla vespa di mio marito. Luigi mi ha risposto che gli capita molto spesso di fare bizzarri ritrovamenti quando attacca a lavorare intorno alle sette del mattino. Non ha voluto essere più preciso, però mi ha lasciato immaginare quel che la madre di una mia compagna di liceo aveva indicato come "cosacce".
Personalmente, voglio augurarmi solo che non siano cose turpi o peggio violente. Per il resto, basta che non facciano troppo casino, dal momento che le finestre della nostra camera da letto danno proprio sulla zona del parco cittadino notturnamente molto frequentato.
Se però sto scrivendo di quest'episodio, è per un motivo più che preciso: ieri mattina ho saputo che il mio lavoro dal titolo omonimo al mio blog è stato selezionato per la mostra e il libro sui workshop ideati e condotti dal fotografo Giovanni Marrozzini. La presentazione ufficiale è prevista il prossimo 16 giugno a Bibbiena (ho da poco controllato dove si trovi... sapevo in Toscana, naturalmente, ma ignoravo in quale parte della bella regione in cui ho fatto l'università) al Centro italiano della fotografia d'autore.
Al di là di ogni considerazione un pizzico cinica sui denari che dovremo sborsare per accaparrarci la pubblicazione, per me è una grande soddisfazione. Sì, lo è. Per come è nata l'idea, per il periodo difficile in cui ho ripreso a fare le foto e per tutta la creatività che ha finalmente ripreso a circolare nelle mie vene e che mi sta permettendo di affrontare con uno spirito, meglio, una grinta diversa la precarietà del presente.
La bella notizia è peraltro giunta a pochi giorni di distanza da una piccola svolta che ha coinvolto anche mio marito. Sulle sue vicende, però, preferisco mantenere il riserbo conoscendo la sua ritrosia.
Ho insomma l'impressione che l'incertezza possa portare anche opportunità impreviste e che davvero crisi significhi anche cambiamento, non solo arresto.
Staremo a vedere che accadrà a entrambi, però sono sicura che indietro non si possa più tornare e che il bello debba ancora arrivare.
Potrebbe essere un'illusione? Uno scettico o un pragmatico potrebbe pensarlo: ma siccome non si vive di sola concretezza, mi attaccherò sempre ai significati nascosti di tutti gli eventi che dovessero capitarci.
Perché, nonostante tutto, la vita è un dono da custodire fino all'ultimo respiro.
In conclusione, ripetendo il motto che scrivo spesso (troppo spesso) sull'altro blog: ad maiora!