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giovedì 11 dicembre 2014

Il cuore spezzato e la telefilm-terapia

La grandissima Tyne Daly, alias Maxine Gray nel telefilm Judging Amy

Tornata a Fermo da poche ore, mi sembra di essere al confino dorato più del solito.
Ho lasciato mio padre in buona compagnia, per cui non dovrei (teoricamente) sentirmi in colpa.
Come già successo a maggio, però, ho accumulato diversi miei vestiti, biancheria compresa, nel mio angusto cassetto di ragazza e comincio a non sapere più con precisione di cos'altro avrò bisogno quando tornerò di nuovo a Chieti.
Lo dicevo alla mia cara amica Annalisa giusto qualche settimana fa, rubando la frase, a dirla tutta, a mia sorella.

Ho il cuore spezzato in due, un pezzo qui e un pezzo laggiù, con tutto quello che ciò comporta.
Ho i ricordi a metà, le prospettive di vita a metà e pure i sogni.

Riuscirò a comprare la casa a Porto San Giorgio? O devo comprarla a Chieti?
Continuerò a fare, con più profitto di adesso, il lavoro che ho cominciato a inseguire a 22 anni, o finirò per trovare qualcos'altro, qualunque cosa sia questo altro?
E dove lo troverò, se mai lo troverò?

Alla maggioranza di noi capitano periodi del genere: so benissimo di non essere particolarmente speciale.
I genitori invecchiano, anche noi invecchiamo e vi assicuro che ancora non riesco a credere di essere ogni giorno più vicina ai 44.

Sono costretta a vivere come una fanciulla e come tale sogno e mi lascio andare a questa strana paralisi degli affetti, pronta, questo sì, a scongelarmi al primo segnale di vita nuova che dovesse arrivare.

Lo faccio piagnucolando (ma poco poco) davanti alle ultime puntate del Giudice Amy, in cui la protagonista scopre di essere incinta a quasi 40 anni e discute con la madre di cosa debba fare.
Adoro le risposte che le dà quest'ultima, così coraggiose e aperte.

Mi piace quando la rimprovera dandole della viziata incasinata, anche perché Amy non se la prende e va avanti e se sbaglia, lo fa senza lagnarsi.

In quel telefilm ritrovo il rapporto che ho avuto per lungo tempo con mia madre, bruscamente interrotto con la scoperta della sua malattia.
Da allora ho cominciato a proteggerla, anche da me stessa e dal mio cuore diviso.

Perché spezzata lo ero anche prima che mia madre si ammalasse, incapace come sono stata per tutti questi anni di trovare davvero il mio posto nel mondo.

C'è, in questo esilio dorato, qualcosa che ha funzionato.
L'ingresso nella mia vita dei due quattrozampe, per esempio, e la palestra-balsamo per il mio corpo e il mio cervello tormentato.

Ci sono alcune persone importanti che non avrei mai incontrato se non fossi venuta qui e anche alcune situazioni che ho vissuto piuttosto stimolanti.

Il mio cuore, però, è rimasto spezzato. Incapace di ricomporsi da solo, bisognoso di consigli e di stritolamenti, forse, che la solitudine non ha favorito.

Non sono speciale, ma sì, però sono consapevole di essere piuttosto esigente, come i personaggi di Amy e di Maxine, e come prima di loro la mitica, favolosa, Lorelai Gilmore.

Negli ultimi anni di questo lungo, esistenziale, spaesamento, insomma, mi sono curata spesso così: guardando telefilm e immedesimandomi come una idiota nei miei favourite characters.

Avrei voluto parlare ancora a cuore aperto con mia madre, continuando a mostrarle la donna (incasinata ma vera) che sono diventata.

L'ho fatto al cimitero la scorsa settimana e per tutta risposta mi si è rotto il telefonino giusto mentre stavo uscendo da lì.
Ho perso la foto che avevo associato al suo numero, ma non quella che fa da sfondo pure sul nuovo apparecchio, identico al precedente.

Non ho capito bene se ho ricevuto un segno, come nel simpatico film Magic in the moonlight visto domenica scorsa, ma in ogni caso, nel rimemorizzare i numeri che per fortuna avevo ancora sull'altro telefono, sono stata indotta a un'ulteriore selezione tra l'utile e il superfluo.

Se messaggio c'era, era indirizzato verso la semplificazione.
E io ho semplificato, come faccio sempre quando sono più lucida.

Però la confusione non è una buona consigliera e neanche le spaccature del cuore.

Che cosa faresti tu, mamma?
Da dove devo ripartire con la mia vita?

Per quanto possibile, cercherò di non escludere mio padre dai cambiamenti che verranno. Tenterò di non proteggerlo oltre il necessario, come ho fatto oggi ripartendo.

Tu me l'avresti consigliato, su questo sono sicura.

giovedì 27 marzo 2014

Gilmore Girls, bye... see you soon!


 
 
 
Ebbene, il giorno dell'addio (o arrivederci, chissà) alle Gilmore Girls è arrivato.
Chi l'avrebbe mai detto che la serie sarebbe finita di mercoledì, senza alcun preavviso?
Sul settimanale del Corriere della Sera che uso prevalentemente per tenere sotto controllo i programmi tv, mica c'era scritto? Anzi, lassù risulta che Una mamma per amica, il titolo improvvidamente scelto in Italia al posto dell'originale, vada avanti almeno fino a oggi, ultimo giorno della loro programmazione settimanale.
Come sono ingenua, certe volte.
 
Sarà anche questa una delle ragioni per cui ho amato moltissimo questo serial tv, il più bello che abbia mai visto, almeno a mia memoria storica.
Adesso che sono costretta a dirgli (per lo meno) arrivederci, ne comprendo fino in fondo le ragioni.
 
Sono riuscita a immedesimarmi un po' in tutti i personaggi principali.
Per certi aspetti, sono stata davvero come Rory Gilmore, la girl più giovane, bravissima a scuola, destinata, quasi per dna, a una carriera luminosa.
Anche se poi, nella mia realtà personale, credo di somigliare di più al ritratto, non proprio lusinghiero, che fa di lei quello str... di Mitchum Huntzerberger...
 
Per altri aspetti, per fortuna, mi sono sentita molto simile alla grandissima Lorelai, la girl più grande, la giovane madre dotata di uno spirito indipendente oltre che di una carica vitale davvero straordinaria. Ho adorato ogni battuta che hanno fatto pronunciare a questo irripetibile personaggio e mi sono convinta che anche l'attrice che l'ha intepretato, la 47enne Lauren Graham, sia un po' come la sua Lorelai.
 
Una tale naturalezza di recitazione è evidente, però, anche in Luke Danes, alias Scott Patterson, il proprietario della tavola calda che, fortunatamente, tornerà a stare con la Gilmore senior, come s'intuisce dal finale aperto, che sinceramente ho trovato bellissimo.
Certo, non potevo immedesimarmi anche in Luke, ma ho trovato qualcuno che gli somiglia molto proprio nella mia vita privata...
 
E vi dirò che ho amato molto anche i nonni Gilmore, persino la rigida, ma a tratti meravigliosamente umana, nonna Emily, interpretata da Kelly Bishop, un'attrice dotata di una voce profonda da diva del passato davvero notevole (ascoltatela in lingua originale e capirete di cosa parlo).
Nonno Richard, poi, è talmente simpatico: è il perfetto padre di Lorelai, sembra anzi proprio che abbia passato alla figlia tutta la sua ironia un po' blasé.
 
Su Paris Geller mi sono già soffermata, quindi non voglio ripetermi.
Ma insomma: anche nella parte che meno mi è piaciuta del telefilm, ossia le puntate incentrate sull'improbabile matrimonio tra Lorelai e Christopher (comunque un discreto figliolo, se vogliamo limitarci al solo aspetto estetico), ho sempre trovato nel complesso credibile la storia e mi sono emozionata e a volte anche commossa, come mai avrei immaginato prima di guardarlo.
 
E così so che mi mancherà assai l'appuntamento quotidiano con le Gilmore, anche se non escludo di procurarmi i dvd che ne hanno ricavato, soprattutto perché sono in lingua originale e in italiano: almeno farò esercizio in una maniera sicuramente piacevole.
 
Vi lascio con la scena (penso stra-nota per tutti i fan) della cosiddetta serenata che Lorelai dedica a Luke.






Subito dopo ne dedico io una alle ragazze Gilmore, tratta da un film cult (è una sorpresa: non vi anticipo nulla), uno di quelli che sicuramente i due personaggi patite di cinema avrebbero amato assai.
Grazie della compagnia, ragazze Gilmore. Lunga vita (letteraria e reale) a voi.


 
  
 

martedì 3 dicembre 2013

Paris Geller e gli altri personaggi di Una mamma per amica... w le repliche!


L'attrice Liza Weil interpreta Paris Geller in "Una mamma per amica", alias The Gilmore Girls, il telefilm andato in onda a partire dal 2000 per sette stagioni e ritrasmesso in questo periodo su La5.
Come già ho scritto nel precedente post, sono diventata una fan sfegatata di Lorelai, la giovane mamma di Rory, diminutivo del nome prescelto per la stirpe delle Gilmore da generazioni e generazioni.
Devo però aggiungere che l'altro personaggio che adoro particolarmente, è proprio quello di Paris.

La compagna di classe di Rory è davvero antipatica per la maggior parte degli anni scolastici che le due ragazze trascorrono insieme. Man mano che le puntate vanno avanti, però, si capisce che dietro al suo caratteraccio e la sua parlantina saccente si nasconde una solitudine non così rara nelle buone famiglie di tutto il mondo.
Paris passa la maggior parte del suo tempo con la tata messicana e le figlie di quest'ultima: anche il giorno del diploma, per dire, i suoi genitori non compaiono, impegnati chissà dietro a quale business improcrastinabile.

A un certo punto, la goffaggine e la rusticità che la caratterizzano fanno breccia nel cuore di Rory, che, si sa, è buona oltre che bellissima. Poi è intelligente quanto la sua futura amica biondina e altrettanto in difficoltà con una parte del mondo adulto. Anche Rory, infatti, è in fondo cresciuta da sola, sostenuta, questo sì, da una mamma straordinariamente simpatica ed equilibrata come Lorelai, ma pur sempre senza il padre Christopher, il quale si fa vivo con lei soltanto quando sta per diventare maggiorenne.

E insomma, i due cervelli della Chilton cominciano a studiare insieme, realizzano il giornale e le presentazioni scolastiche, ma soprattutto trovano di avere molte più affinità di quanto non sembrava all'inizio. La frattura tra loro, causata da una comune compagna invidiosa e arrivista, dura poco, per la precisione fino al giorno in cui Paris svela a Rory di aver fatto l'amore con il fidanzato e al contempo di non essere stata ammessa ad Harvard, la celebre università a stelle e strisce che era stata frequentata da tutta la sua famiglia. Arruffata e disperata, si presenta a scuola in condizioni assolutamente inadatte a sostenere la diretta tv che era stata organizzata dal liceo proprio per il commiato finale degli studenti prima del grande salto nel mondo accademico.

Il tutto potrebbe sembrare quasi tragico, se non fosse per il tono sempre vagamente scanzonato che mantiene il telefilm anche nei dialoghi più drammatici. A consolare la biondina del disastro che combina durante le riprese televisive, ci pensa proprio la Gilmore giovane dagli occhioni blu, mentre la mamma-amica aspetta con tenera discrezione fuori dall'aula di riportarle entrambe a casa.

Il giorno del diploma le due ragazze si salutano ricordandosi di essersi odiate per quasi tutti gli anni passati insieme. Dal modo in cui si abbracciano si capisce che è tutto alle spalle, proprio come le lezioni scolastiche e quei corridoi austeri della scuola che ormai non fanno più paura.

Se l'avessi visto in anni diversi, voglio dire proprio quando avevo l'età che interpretano le due attrici, che nella vita vera si portano quattro anni (Liza è del '77, Alexis Bledel, Rory, dell'81), probabilmente avrei affrontato con uno spirito un po' più leggero i momenti no che ho vissuto anch'io, come loro.
Non importa. Sono sopravvissuta alla grande, direi, e forse, chi lo sa, è bene guardarlo adesso che sono ben più vecchia di quanto non sia la protagonista Lorelai, l'attrice Lauren Graham, all'epoca 34enne.

Da quest'ultima, infatti, posso ancora imparare molto su come si affrontano i problemi sul lavoro, per esempio brindando con champagne, come fa lei quando le comunicano che l'albergo che dirige deve chiudere battenti del tutto per via dei danni causati dall'incendio che l'ha semi-distrutto, oppure quando ride come una matta dopo l'ennesima frizione con la madre Emily (un altro personaggio che adoro).

Sì, credo proprio di essere diventata una addicted delle Gilmore Girls.
Peccato però che non capisca una parola quando parlano in inglese: spero di riuscirvi, un giorno.
Soprattutto, spero che il telefilm duri il più a lungo possibile...
W le repliche!
:-)