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sabato 26 settembre 2015

Blogger di passaggio... di nuovo con le Gilmore Girls!

E' passato un sacco di tempo dall'ultima volta che sono passata di qua, lo so.
E pure oggi, vi confesso, non è che abbia granché voglia di rimanerci a lungo.
Secondo me, quelli che dicono che i blog stiano morendo hanno ragione.
Se proprio hai qualcosa di pseudo-pubblico da condividere, passi dai social, pure da whatsapp volendo, ma così facendo, ti resta poco tempo per scribacchiare altre fregnacce.

Perché, ammettiamolo, del narcisismo generalizzato del naledi contemporaneo ce ne facciamo poco.
Soprattutto se la vita ti chiama a compiti più gravosi (o semplicemente più interessanti).

Tutta questa barbosa premessa mi serviva per mettere le mani avanti.

E per introdurvi un video che ho guardato in più puntate durante i mesi passati.
Si tratta della reunion del cast dello show (come lo chiamano loro) Gilmore Girls.
Posso assicurare chi non l'ha mai visto che si è perso qualcosa di unico e irripetibile.

E' un telefilm per post-adolescenti, datato, ma tra gli aspetti che più mi hanno colpito del video è stato vedere nel folto pubblico in sala tanti ragazzini.
E io che credevo di essere una nostalgica patetica (lo sono comunque).

Sembra infatti che sia possibile scegliere le Gilmore su Netflix, la streaming tv che sta per sbarcare in Italia. Ed è, dal mio punto di vista, davvero sorprendente constatare che ci siano così tanti giovani appassionati di un telefilm in cui, almeno durante la prima serie, i cellulari erano ancora (più o meno) dei citofoni (in Italia, non da loro) e google quasi una start-up.

I dialoghi veloci e fitti, di più, la qualità dei medesimi in termini di ironia e brillantezza, evidentemente, piacciono pure ai millennials.
Tra loro, insomma, non va solo il Trono di spade, super celebrato di questi tempi.

Questa cosa, sapete, mi dà speranza nel futuro. E nei ggggiovani.
Un giorno, chissà, lo vedranno anche i miei nipoti.
Anche se, vi dirò, sarei più contenta se mi facessero fare loro altre scoperte commoventi, intelligenti e intellettivamente stimolanti come è successo a me quando ho scovato questo telefilm, in una noiosa giornata d'autunno, diversi anni dopo la fine dello show.

Nel caricarlo qui, ho appena riletto la data in cui la reunion è andata on air: un giorno prima dell'anniversario di mia madre. C'è un punto in cui gli attori (Lauren Graham, Alexis Bledel e Kelly Bishop in particolare) si asciugano le lacrime ricordando Ed Herrmann, il grandissimo (in tutti i sensi) Richard Gilmore.

Ricordo di aver parlato delle Gilmore anche a mia mamma, che, guardando il viso di Laurelai, l'aveva trovato simpatico. Le è bastato solo qualche frammento per capire perché mi piacesse così tanto.
Per comprendere quanto sollievo mi desse, guardarlo con trepidante partecipazione, in quei mesi così orrendi.

Il telefilm, sempre per chi non lo conoscesse, si basa tutto sul rapporto straordinario tra madre e figlia, quasi sorelle non solo per l'anagrafe, e su quello più complicato ma altrettanto magico, tra Laurelai e la madre, l'elegantissima Emily.

Il rapporto con la mia, è stato, per certi aspetti, più simile al secondo, ma per altri, nel tempo, stava sviluppandosi qualcos'altro che non ho fatto in tempo ad approfondire.
Spero, francamente, di averne, e tanto, per sviluppare un altro piano di comunicazione con mio padre. Così diverso e così uguale, per certi aspetti, al gigante Richard.

And now, enjoy the vision... and see you... God knows!


lunedì 5 gennaio 2015

Ciao, Joe, Ed e Pino. E grazie

Edward Hermann, alias il grandissimo Richard Gilmore e non solo

Occupata come sono stata ad affrontare il primo Natale senza la mia mamma, non ho avuto la forza né la voglia di dedicare qualche parola a due, da stanotte tre, personaggi pubblici che hanno influito sulla mia vita. I primi due su quella recente, l'ultimo in ordine di tempo sulla mia prima adolescenza.

Sto parlando di Joe Cocker, scomparso alla Vigilia di Natale, di Edward Hermann, scomparso alla vigilia del nuovo anno, e di Pino Daniele, che se n'è andato giusto alla vigilia della Befana.
Sull'ultimo proprio in questo momento si stanno versando molte lacrime, alcune di coccodrillo come sempre capita in circostanze simili, per cui mi limito per il momento solo a rilanciare nuovamente il pezzo di Massimo Del Papa, sentitamente sobrio come solo un asso della parola come lui sa fare quando vuole.

Su Joe Cocker rilancio di nuovo il mio provetto cognato, ma aggiungo giusto che alla vibrante voce di Sheffield ho in passato dedicato più di un post. Giusto la scorsa estate, dopo aver ricevuto dal Bipede il suo ultimo live, mi ero detta che mi sarebbe assai piaciuto vederlo dal vivo. Non ho fatto in tempo, ma da un altro punto di vista ho fatto in tempo: a conoscerlo e apprezzarlo come era giusto fare. Te ne sei andato anche tu troppo presto, Joe. Non dovevi proprio farci questa, accidenti. Non appena avrò la forza, riascolterò l'album Fire it up, che ho ancora nella mia scassata pennetta-radio, accanto alle poche cose nuove che vi ho inserito (Cristina Donà, intendo: l'ultimo e Tregua, il primo).

Della perdita di Edward Hermann, invece, sono sicura che sono in pochi a dolersi, almeno in Italia, o per lo meno tra la maggioranza di quelli che non hanno seguito la saga delle Gilmore.
Richard, il nonno di Rory e il padre di Lorelai, è sopravvissuto, durante le sette stagioni, a due diversi brutti colpi, il secondo più grave del primo. Alto un metro e novantacinque, 71 anni compiuti lo scorso 21 luglio (un giorno dopo il mio compleanno), questo mega attore nato a Washington DC ti dava l'idea della solidità fisica ed emotiva.
Non avevo idea che se lo stesse mangiando a brandelli un tumore al cervello. A porre fine alla sua agonia, hanno infatti pensato i familiari (l'amatissima seconda moglie in particolare, rimasta incinta di Ed nel 1981, durante le riprese di un film, quando l'attore era ancora legato alla prima moglie), che hanno dato l'ok al distacco da tutti i macchinari.

Della sua scomparsa ho saputo tornando in treno il primo dell'anno, dallo smartphone di mio marito. Inebetita dall'assenza di sonno, sono rimasta senza parole e senza lacrime, come mi è successo anche stamattina, quando, compulsando il mio lento accricco telefonico, ho scoperto dell'ennesima scomparsa.

Associo Pino Daniele a mia sorella Linda e ai suoi anni inquieti di adolescente. La guardavo con ammirazione (cosa che sotto sotto faccio anche adesso), perché la trovavo sofisticata nei suoi gusti, nell'abbigliamento innanzitutto, ma anche in quelli musicali.
Grazie a Linda ho conosciuto Vai mo' e Nero a metà, in particolare, e sempre grazie a lei ho scoperto di amare assai i ritmi latino-brasiliani (anni dopo ha avuto il periodo Caetano Veloso e Gilberto Gil) e in generale di non riuscire a vivere senza una qualche colonna sonora.

Nel tempo ho naturalmente sviluppato un gusto autonomo, ma quel che accade a 13-14-15 anni ti resta attaccato alle vene più di un'infezione.
Dedico ai miei anni verdi (e a quelli di molti di voi, passati, presenti e futuri) una delle canzoni di Pino che ho amato di più:



Aggiungo giusto una postilla: voi che ci avete fatto sognare, piangere, ridere e pensare non siete vissuti invano. Fortunate le persone che vi hanno incontrato.

Grazie.

giovedì 27 marzo 2014

Gilmore Girls, bye... see you soon!


 
 
 
Ebbene, il giorno dell'addio (o arrivederci, chissà) alle Gilmore Girls è arrivato.
Chi l'avrebbe mai detto che la serie sarebbe finita di mercoledì, senza alcun preavviso?
Sul settimanale del Corriere della Sera che uso prevalentemente per tenere sotto controllo i programmi tv, mica c'era scritto? Anzi, lassù risulta che Una mamma per amica, il titolo improvvidamente scelto in Italia al posto dell'originale, vada avanti almeno fino a oggi, ultimo giorno della loro programmazione settimanale.
Come sono ingenua, certe volte.
 
Sarà anche questa una delle ragioni per cui ho amato moltissimo questo serial tv, il più bello che abbia mai visto, almeno a mia memoria storica.
Adesso che sono costretta a dirgli (per lo meno) arrivederci, ne comprendo fino in fondo le ragioni.
 
Sono riuscita a immedesimarmi un po' in tutti i personaggi principali.
Per certi aspetti, sono stata davvero come Rory Gilmore, la girl più giovane, bravissima a scuola, destinata, quasi per dna, a una carriera luminosa.
Anche se poi, nella mia realtà personale, credo di somigliare di più al ritratto, non proprio lusinghiero, che fa di lei quello str... di Mitchum Huntzerberger...
 
Per altri aspetti, per fortuna, mi sono sentita molto simile alla grandissima Lorelai, la girl più grande, la giovane madre dotata di uno spirito indipendente oltre che di una carica vitale davvero straordinaria. Ho adorato ogni battuta che hanno fatto pronunciare a questo irripetibile personaggio e mi sono convinta che anche l'attrice che l'ha intepretato, la 47enne Lauren Graham, sia un po' come la sua Lorelai.
 
Una tale naturalezza di recitazione è evidente, però, anche in Luke Danes, alias Scott Patterson, il proprietario della tavola calda che, fortunatamente, tornerà a stare con la Gilmore senior, come s'intuisce dal finale aperto, che sinceramente ho trovato bellissimo.
Certo, non potevo immedesimarmi anche in Luke, ma ho trovato qualcuno che gli somiglia molto proprio nella mia vita privata...
 
E vi dirò che ho amato molto anche i nonni Gilmore, persino la rigida, ma a tratti meravigliosamente umana, nonna Emily, interpretata da Kelly Bishop, un'attrice dotata di una voce profonda da diva del passato davvero notevole (ascoltatela in lingua originale e capirete di cosa parlo).
Nonno Richard, poi, è talmente simpatico: è il perfetto padre di Lorelai, sembra anzi proprio che abbia passato alla figlia tutta la sua ironia un po' blasé.
 
Su Paris Geller mi sono già soffermata, quindi non voglio ripetermi.
Ma insomma: anche nella parte che meno mi è piaciuta del telefilm, ossia le puntate incentrate sull'improbabile matrimonio tra Lorelai e Christopher (comunque un discreto figliolo, se vogliamo limitarci al solo aspetto estetico), ho sempre trovato nel complesso credibile la storia e mi sono emozionata e a volte anche commossa, come mai avrei immaginato prima di guardarlo.
 
E così so che mi mancherà assai l'appuntamento quotidiano con le Gilmore, anche se non escludo di procurarmi i dvd che ne hanno ricavato, soprattutto perché sono in lingua originale e in italiano: almeno farò esercizio in una maniera sicuramente piacevole.
 
Vi lascio con la scena (penso stra-nota per tutti i fan) della cosiddetta serenata che Lorelai dedica a Luke.






Subito dopo ne dedico io una alle ragazze Gilmore, tratta da un film cult (è una sorpresa: non vi anticipo nulla), uno di quelli che sicuramente i due personaggi patite di cinema avrebbero amato assai.
Grazie della compagnia, ragazze Gilmore. Lunga vita (letteraria e reale) a voi.


 
  
 

mercoledì 19 marzo 2014

Gena Rowlands, la donna speciale che vorrei essere




Anche se la tecnologia va avanti, non riesco a liberarmi dei vhs. Soprattutto di quelli che non ho ancora visto, convinta, come mi capita con i libri, che lo farò, un giorno o l'altro.
Tra i film in pellicola rimasti sull'apposito dispenser a colonna (un accricco che fa pensare un po' a un'alabarda. Utile ma non molto bello, devo dirlo), c'è anche La sera della prima, con Gena Rowlands. Ricordo di aver comprato la videocassetta attratta dalla trama. Una specie, se non vado errata (ossia, fino a visione effettuata, chissà quando), di Viale del tramonto aggiornato agli anni Settanta.

Di una cosa, però, sono sicura: quando lo guarderò, adorerò l'interpretazione di questa grande attrice americana, classe 1930, oltre che tout court donna di gran classe.
Se potessi scegliere, vorrei essere più o meno come lei.

Ieri sera, per dire, ho visto il primo film in cui debuttava alla regia suo figlio Nick, Una donna molto speciale, ma, poco fa, leggendo la biografia di Gena, ho scoperto che l'attrice ha lavorato in prevalenza con il marito John, celebrato (ma a me sconosciuto: perdonate la mia ignoranza) regista statunitense.

Trovo interessante che una donna, all'apparenza così fiera e indipendente, abbia costruito in fondo i suoi successi più grandi grazie ai legami familiari.
Certo, l'ha diretta (oltre che voluta fortemente) anche Woody Allen e nella scheda che ho compulsato di Mymovies si precisa che sia riuscita comunque a mantenersi autonoma da consorte e figliolo.

Però. A volte ho l'impressione che siano proprio le donne "speciali", come il personaggio di Mildred che ho conosciuto ieri sera, ad aver maggiormente bisogno di un focolare domestico in qualche modo sicuro.
Senza un posto al quale fare ritorno, senza affetti significativi, forse sarebbero costrette a dire addio a tutta la loro conclamata forza.

O forse sono solo in giorni più fragili, chi lo sa.
In tutti i modi, ho trovato commovente e molto plausibile il finale di questo piccolo film. Non ve lo racconto nei dettagli, casomai voleste guardarlo, un giorno.

Posso solo aggiungere che ha amplificato l'effetto, già abbastanza potente, che aveva prodotto su di me il finale della puntata di ieri sera delle Gilmore Girls, oggi in replica a ora di pranzo.

Quando ci si sente bloccati, non va mai bene.
Bisogna cambiare, anche di pochissimo.
Perché se non lo facciamo per tempo, poi sarà troppo tardi.

Sembra che la Rowlands abbia dato la sua voce al personaggio della nonna di Marjane Satrapi in Persepolis, il film di animazione ricavato dall'omonimo fumetto da me molto amato.
Anche in questo caso si trattava di una donna forte e, come tale, di una che ha creduto molto nei valori della famiglia.

Anche io ci credo. Almeno, credo nei legami importanti, nel sostegno reciproco, nella forza che vicendevolmente ci si passa al momento del bisogno.
E sì, lo ammetto: senza punti fermi non ce la potrei mai fare.
Anche se la forza e l'indipendenza, per me sono ancora punti di arrivo.

Senza sfide non si vivrebbe, d'altra parte.
Ne ho ancora una bella grossa da sostenere.
Allora, basta piagnistei (ammessi solo quelli di pochi minuti, in bagno, o al limite, senza testimoni) e avanti.
Non c'è altra scelta.
Almeno, io so di non averla.
Grazie, idealmente, Gena.
Godetevi il video sopra, adesso.
Che donna!


martedì 3 dicembre 2013

Paris Geller e gli altri personaggi di Una mamma per amica... w le repliche!


L'attrice Liza Weil interpreta Paris Geller in "Una mamma per amica", alias The Gilmore Girls, il telefilm andato in onda a partire dal 2000 per sette stagioni e ritrasmesso in questo periodo su La5.
Come già ho scritto nel precedente post, sono diventata una fan sfegatata di Lorelai, la giovane mamma di Rory, diminutivo del nome prescelto per la stirpe delle Gilmore da generazioni e generazioni.
Devo però aggiungere che l'altro personaggio che adoro particolarmente, è proprio quello di Paris.

La compagna di classe di Rory è davvero antipatica per la maggior parte degli anni scolastici che le due ragazze trascorrono insieme. Man mano che le puntate vanno avanti, però, si capisce che dietro al suo caratteraccio e la sua parlantina saccente si nasconde una solitudine non così rara nelle buone famiglie di tutto il mondo.
Paris passa la maggior parte del suo tempo con la tata messicana e le figlie di quest'ultima: anche il giorno del diploma, per dire, i suoi genitori non compaiono, impegnati chissà dietro a quale business improcrastinabile.

A un certo punto, la goffaggine e la rusticità che la caratterizzano fanno breccia nel cuore di Rory, che, si sa, è buona oltre che bellissima. Poi è intelligente quanto la sua futura amica biondina e altrettanto in difficoltà con una parte del mondo adulto. Anche Rory, infatti, è in fondo cresciuta da sola, sostenuta, questo sì, da una mamma straordinariamente simpatica ed equilibrata come Lorelai, ma pur sempre senza il padre Christopher, il quale si fa vivo con lei soltanto quando sta per diventare maggiorenne.

E insomma, i due cervelli della Chilton cominciano a studiare insieme, realizzano il giornale e le presentazioni scolastiche, ma soprattutto trovano di avere molte più affinità di quanto non sembrava all'inizio. La frattura tra loro, causata da una comune compagna invidiosa e arrivista, dura poco, per la precisione fino al giorno in cui Paris svela a Rory di aver fatto l'amore con il fidanzato e al contempo di non essere stata ammessa ad Harvard, la celebre università a stelle e strisce che era stata frequentata da tutta la sua famiglia. Arruffata e disperata, si presenta a scuola in condizioni assolutamente inadatte a sostenere la diretta tv che era stata organizzata dal liceo proprio per il commiato finale degli studenti prima del grande salto nel mondo accademico.

Il tutto potrebbe sembrare quasi tragico, se non fosse per il tono sempre vagamente scanzonato che mantiene il telefilm anche nei dialoghi più drammatici. A consolare la biondina del disastro che combina durante le riprese televisive, ci pensa proprio la Gilmore giovane dagli occhioni blu, mentre la mamma-amica aspetta con tenera discrezione fuori dall'aula di riportarle entrambe a casa.

Il giorno del diploma le due ragazze si salutano ricordandosi di essersi odiate per quasi tutti gli anni passati insieme. Dal modo in cui si abbracciano si capisce che è tutto alle spalle, proprio come le lezioni scolastiche e quei corridoi austeri della scuola che ormai non fanno più paura.

Se l'avessi visto in anni diversi, voglio dire proprio quando avevo l'età che interpretano le due attrici, che nella vita vera si portano quattro anni (Liza è del '77, Alexis Bledel, Rory, dell'81), probabilmente avrei affrontato con uno spirito un po' più leggero i momenti no che ho vissuto anch'io, come loro.
Non importa. Sono sopravvissuta alla grande, direi, e forse, chi lo sa, è bene guardarlo adesso che sono ben più vecchia di quanto non sia la protagonista Lorelai, l'attrice Lauren Graham, all'epoca 34enne.

Da quest'ultima, infatti, posso ancora imparare molto su come si affrontano i problemi sul lavoro, per esempio brindando con champagne, come fa lei quando le comunicano che l'albergo che dirige deve chiudere battenti del tutto per via dei danni causati dall'incendio che l'ha semi-distrutto, oppure quando ride come una matta dopo l'ennesima frizione con la madre Emily (un altro personaggio che adoro).

Sì, credo proprio di essere diventata una addicted delle Gilmore Girls.
Peccato però che non capisca una parola quando parlano in inglese: spero di riuscirvi, un giorno.
Soprattutto, spero che il telefilm duri il più a lungo possibile...
W le repliche!
:-)

giovedì 10 ottobre 2013

Le Gilmore Girls e il proprio ruolo nella vita



Tredici anni fa conducevo una vita totalmente differente. Diciamo che non avevo molto tempo di guardare telefilm, mentre andavo più spesso al cinema. L'età, e non solo quella, modifica molto le nostre abitudini e anche tralasciando possibili (nonché facili) battute sul rincoglionimento prodotto dallo scorrere del tempo, è pur vero che la tv campa sulle repliche di ogni sorta di serial tv. L'ultima scoperta in ordine di tempo è New tricks su Giallo, ma ne ho viste solo due di puntate, quindi non mi sento ancora pronta per parlarne.
La penultima, invece, è stata davvero una benedizione dal cielo, visto che va in onda giusto quando ci sarebbero gli ansiogeni e/o noiosi tg serali (e in replica il giorno dopo nell'analoga fascia oraria a pranzo). Sto parlando di "Una mamma per amica", la retorica traduzione italiana di Gilmore girls, trasmesso negli Usa dal 2000 al 2007, un telefilm insieme lieve e intelligente, incentrato sul rapporto tra una giovanissima madre e la figlia sedicenne e altri caratteristici personaggi che animano il paese immaginario del Connecticut in cui è stato ambientato.
Il bar di Luke e le case in legno così tipiche della grande provincia americana della East Coast, in verità, sono tutte finte, ma poco importa che la loro cittadina tanto bellina non esista, dal momento che non c'è un attimo del telefilm in cui non sembri tutto perfettamente credibile.
Adoro gli scambi tra Lorelai, la madre di Rory, e la nonna di quest'ultima, l'attrice Kelly Bishop, che fa di tutto per mostrarsi fredda e formale, persino acida, con la figlia, alla quale non può perdonare di essere rimasta incinta a sedici anni, tradendo ogni aspettativa della sua famiglia upper class.
E mi piace assai il rapporto tra le due protagoniste, così unite nonostante gli errori della prima (così brava a lasciare i fidanzati... lasciamo stare) e l'ansia da secchioncella della seconda (che alla lontana potrebbe riportarmi al mio passato. Anche se io non mi sentivo così sicura come lei).
E insomma: mi piace assai partecipare alle loro vite ipotetiche e immaginarmi che un giorno i loro sogni diventeranno realtà. Ho leggiucchiato qualcosa sulle serie successive a quella che La5 sta mandando in questo momento, ma non ho voluto indagare troppo per non perdere il gusto di scoprire che succederà giorno dopo giorno (dubito che mi tornerà voglia di guardare i tg mentre ceno/pranzo).
Non ho tuttavia potuto fare a meno di scoprire che il telefilm non ha avuto il finale che si aspettavano i suoi creatori, una donna e suo marito, per via di problemi tra loro e la tv americana che lo trasmetteva. Del resto, nella vita l'happy end hollywoodiano non esiste, e anche senza rattristarci al pensiero della fine che aspetta noi tutti prima o poi, è più facile che si viva costantemente nel "to be continued".
Piuttosto, mi piacerebbe sapere che cosa combinano tutti gli attori delle Ragazze Gilmore, dal momento che, anno più anno meno, si tratta di miei coetanei. Non so perché, ma ci tengo alle sorti della mia generazione, anche quando le rintraccio in gente che dubito che incontrerò mai personalmente.
Sarà perché, quando vedo una recitazione di buon livello, quando scorgo facce interessanti al di là dei personaggi interpretati, mi viene naturale tifare per loro. Per esempio, mi fa molta simpatia Peppino Mazzotta, l'attore che interpreta Fazio nel Commissario Montalbano, classe 1971. Per me è un grandissimo interprete e ho idea che sia forte anche nella vita privata.
Il problema dei telefilm di successo è però evidente: il personaggio che si è incarnato ti resta appiccicato e rischi di non riuscire più a staccartelo di dosso. Di qui la mia curiosità su che cosa facciano tutti questi bravissimi attori della mia generazione al di fuori del set.
Del resto, a pensarci bene, è una curiosità tipica di chi non si accontenta di ciò che va in scena, del cono di luce sulla ribalta. C'è sempre un lato B da scrutare, anche se potrebbe non piacerci sapere che cosa riporta.
Farsi domande è dunque inevitabile, soprattutto se si ha tempo e voglia di approfondire.
Dovrebbe essere la norma, anche (di più!) quando pensiamo a persone che conosciamo realmente, ma come diceva la signorina Novak in Scrivimi fermo posta, la "gente gratta raramente la superficie" ed è così probabile che si conosca molto poco l'uno dell'altro, figuriamoci di ciò che si dice dei personaggi dello spettacolo.
Alla fine, insomma, preferisco non andare troppo oltre e sperare che almeno loro, così lontani dal mio mondo, non abbiano troppe ambasce e possano semplicemente continuare a recitare.
Incontrarli televisivamente è stato bello. Già solo il fatto di aver regalato sorrisi, sogni e qualche lacrimuccia consolatoria dovrebbe riempirli d'orgoglio. Speriamo se ne ricordino, anche quando saranno, saremo, vecchi. Loro hanno avuto uno scopo nella vita. Ed è una fortuna che non capita a tutti.